Biografie. Fatti di cronaca. Storie portate alla luce da inchieste giornalistiche. Dal caso Snowden alla vicenda di Emanuela Orlandi, dai disastri ecologici alla vita di eroi del nostro tempo, la realtà torna a ispirare i film in uscita

Pura evasione: in tempi critici è il genere che vince al cinema. L’anno scorso, non a caso, al box office americano e italiano hanno trionfato supereroi dei fumetti, film d’animazione, fiabe per adulti, kolossal fantasy e, nel nostro Paese, commedie più o meno sgangherate.

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Ma a furia di fuggire dalla realtà, il pubblico sembra essersi stancato di farsi raccontare storie spesso di plastica. Dopo quella che i media americani hanno definito “la peggiore estate cinematografica degli ultimi anni”, con il 10 per cento in meno di biglietti venduti rispetto all’anno scorso, e vari incassi deludenti, da “Alice attraverso lo specchio” a “The Legend of Tarzan”, “Warcraft” e l’ultimo “Ice Age”, l’autunno offrirà un ritorno deciso alle storie vere. Che richiedono impegno, certo; e, magari senza happy ending, lasciano l’amaro in bocca. Ma offrono gli strumenti per analizzare la realtà, mescolando cronaca del mondo contemporaneo, biografie di eroi in carne e ossa, episodi storici meno noti ma attuali, vicende umane in grado di ispirare la parte migliore di noi.

SPIONAGGI E ALTRI DISASTRI
A volte la realtà supera la fantasia. È così nel caso di “Trafficanti”, in arrivo il 15 settembre: il tono da commedia nera e le interpretazioni sopra le righe dell’emergente Miles Teller e di Jonah Hill (già in “The Wolf of Wall Street”) si adattano all’incredibile storia americana di due ventenni, David Packouz ed Efraim Diveroli, che vinsero nel 2007 un appalto milionario del Pentagono per fornire armi agli alleati afghani contro i talebani sotto l’amministrazione Bush.

Gli Stati Uniti faranno una figura anche peggiore in “Snowden”, atteso per il primo dicembre, dove si racconta lo scandalo che nel 2013 ha travolto la National Security Agency, accusata dall’informatico ed ex agente Cia Edward Snowden di utilizzare un vasto programma di sorveglianza applicato, via voce e Internet, ai cittadini di tutto il mondo. Un film che ha visto la collaborazione dello stesso Snowden e che promette di riaccendere le polemiche sul caso ancora d’attualità. La pellicola esce dopo indicibili traversie finanziarie: rigettato da tutte le major americane, è stato prodotto con soldi europei.

Risale invece al 2010 il disastro della “Deepwater Horizon”, piattaforma petrolifera della British Petroleum in cui un incidente ha causato la più grande catastrofe ambientale della storia americana. L’omonimo film di Peter Berg, in arrivo il 3 novembre, non si concentra però sulle conseguenze dello sversamento in mare di 800mila metri cubi di greggio, ma sugli atti di eroismo a bordo della piattaforma in grado di limitare a 11 persone (su 126 a bordo) il numero delle vittime. Un film scritto a partire da un articolo del “New York Times” che, come nel caso del pezzo di “Rolling Stone” usato come spunto per “Trafficanti”, dimostra la forza delle ottime inchieste giornalistiche nell’ispirare il cinema.

Dalla cronaca recente, ma per una volta a lieto fine, viene anche “Lion”, che il 22 dicembre porterà al cinema la storia dell’indiano Saroo Brierley: adottato da una coppia australiana, dopo essersi perso bambino nella stazione di Calcutta, è riuscito a ritrovare da adulto la famiglia di origine grazie a Google Earth. Nel cast ci sono Dev Patel, Rooney Mara e Nicole Kidman.

VITE FUORI DAL COMUNE
Altre biografie, di persone comuni che con la forza di volontà o il talento si sono ritagliate un pezzettino di spazio nella Storia, sono in arrivo, a partire dal 3 novembre con “Bleed for This - Vivo per combattere”, con Miles Teller interprete dell’incredibile vicenda del pugile Vinny Pazienza, ex campione dei pesi superleggeri e leggeri che negli anni ’90, a causa di un incidente d’auto, ebbe una lesione spinale, con una prognosi di probabile paralisi. Con la testa bloccata da un corsetto d’acciaio fissato sul cranio per tenere fermo il collo, Pazienza contro il parere dei medici continuò ad allenarsi per tornare sul ring, in una di quelle avventure umane che sembrano perfette per il grande schermo.

Una settimana dopo arriverà invece al cinema “Genius”, tratto dal romanzo “Max Perkins. L’editor dei geni” di Andrew S. Berg (Elliot edizioni): il film indaga la relazione tra lo scrittore Thomas Wolfe, interpretato da Jude Law, e Max Perkins, incarnato da Colin Firth, ovvero l’editor americano più dotato e celebre di tutti i tempi (poteva permettersi di tagliare brani a scrittori del calibro di Francis Scott Fitzgerald ed Ernest Hemingway, le cui carriere contribuì a lanciare). Ispirazione letteraria che si ritrova nel documentario di Silvia Bizio, presentato a Venezia, e dedicato alla vita di Charles Bukowski.

Totalmente priva di talento era “Florence Foster Jenkins”, cui è dedicato l’omonimo biopic diretto da Stephen Frears, in uscita il 22 dicembre: l’ereditiera era talmente sicura di avere una bella voce che intraprese una carriera da soprano nella New York degli anni ’40, riuscendo a guadagnarsi la simpatia del pubblico nonostante sonore stonature degne della Corrida televisiva. Dopo aver convinto il pubblico con le proprie doti canore in “Mamma mia” e “Ricki and the Flash”, Meryl Streep stavolta stona per copione, con un’altra prova che dimostra la padronanza assoluta di ogni aspetto della recitazione.

Per gli amanti della musica, poi, sono in arrivo altre due biografie-evento, in forma di documentario: “The Beatles. Eight Days a Week”, in sala dal 15 al 21 settembre, è il racconto che Ron Howard ha ricostruito degli anni gloriosi dei tour della band di Liverpool utilizzando materiali di repertorio, alcuni rarissimi, usciti dagli archivi dei superstiti di quell’avventura che ha cambiato per sempre il pop; “Oasis”, nei cinema dal 7 al 9 novembre, invece, racconta la musica e il rapporto burrascoso dei fratelli Noel e Liam Gallagher, per la regia di Mat Whitecross e la produzione di James Gay-Rees, già vincitore dell’Oscar per il potentissimo documentario su Amy Winehouse.

Tra le biografie della prima parte di stagione spicca infine “Sully”, in arrivo il15 dicembre, per la regia di Clint Eastwood. L’autore sarà felice di smarcarsi dalle polemiche per il recente endorsement nei confronti di Donald Trump e la critica nei confronti del “politicamente corretto”, con il ritratto di un eroe americano dei nostri tempi: il pilota civile Chesley “Sully” Sullenberger il 15 gennaio 2009 salvò 155 persone a bordo del suo Airbus rimasto senza motori dopo aver colpito uno stormo di uccelli durante il decollo, atterrando sul fiume Hudson a New York. Un film interpretato da Tom Hanks che sembra anche una dichiarazione politica, nel sottolineare il basso profilo scelto dallo schivo Sullenberger dopo l’incidente, nei confronti di chi ha cercato di trasformarlo in una star dei media.

SEGRETI E BUGIE
Dagli eventi vicinissimi si passa a quelli lontanissimi in “Free State of Jones” (3 novembre), storia del contadino Newt Knight (lo interpreta Matthew McConaughey) che durante la Guerra civile americana guidò la rivolta di altri agricoltori e schiavi contro l’esercito confederato, che voleva arruolarli con la forza, e ottenne l’indipendenza della contea di Jones, in Mississippi, dalla Confederazione stessa. Il film racconta eventi ormai dimenticati, ma parla dell’oggi, delle divisioni tra bianchi e neri che dilaniano ancora il sud degli Stati Uniti, dato che Knight difese strenuamente gli schiavi e si sposò con una di loro.

Di eventi più recenti, con un’eco ancora fortissima nella storia del nostro Paese, tratta invece “La verità sta in cielo” (6 ottobre). La pellicola di Roberto Faenza, interpretata da Maya Sansa, Riccardo Scamarcio, Greta Scarano, cerca di ricostruire la vicenda della sparizione di Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno 1983 in territorio Vaticano, attraverso trent’anni di storia di Roma, compresi gli intrecci con i servizi, la banda della Magliana, le alte sfere ecclesiastiche, fino a Mafia Capitale. Un’aspirazione mossa da quella vibrante passione civile che spesso si incarna nel cinema, ma che è pericolosamente incline ad attirare polemiche. A partire da ricerche rigorose su atti giudiziari di un caso in cui, come dice Faenza, «tutto è così incredibilmente vero da sembrare impossibile».

Se la finzione va usata con cautela in storie del genere, può rivelarsi alleata preziosa nel raccontare la vita di un artista: è il caso di “Neruda”, in sala dal 13 ottobre, in cui il regista Pablo Larrain (che a Venezia porta la biografia di Jacqueline Kennedy) racconta l’impegno politico del poeta, la sua esuberanza erotica, ma soprattutto la fuga dall’arresto ordinato nel Cile autoritario di Videla, mettendogli alle calcagna un cocciutissimo sbirro (Gael Garcia Bernal), che ha tutti i tratti di un’invenzione letteraria.

L’arte e la poesia sono sempre un rifugio dalle brutture della quotidianità, suggerisce Larrain, e pare d’accordo Silvio Soldini nel suo “Il fiume ha sempre ragione” (8 settembre). Un film che documenta la creatività dell’artigiano Alberto Casiraghy, che stampa da sé preziosi libri di liriche e aforismi, e del minuscolo editore d’arte e restauratore Josef Weiss. Due vite che ricordano, spiega il regista, come «in un mondo sempre più veloce, violento e distratto, la semplicità, la cura e la pazienza dei gesti, si riveli uno straordinario inno alla bellezza».