Precarietà e conflitti esistenziali ispirano i nuovi film di Giovanni Veronesi (“Non è un paese per giovani”) e Andrea Molaioli (“Slam - tutto per una ragazza”). Che non aggiungono nulla di inedito al racconto di una generazione

È una stagione che ha visto un buon numero di “film medi d’autore” di ispirazione giovanilista, per lo più girati da registi tra i 50 e i 65 anni, con protagonisti tra la maturità e la fine dell’università, romani e piccolo-medio borghesi. Ma, come confermano i due titoli appena usciti, raramente viene davvero fuori qualcosa delle nuove generazioni, né si scoprono personaggi significativi o qualche faccia nuova: i ragazzi di questi film sono quasi sempre scialbi, e le loro vicende strumentali a meccanismi narrativi logori.

Si poteva pensare che il film di Veronesi "Non è un Paese per giovani", nato da un programma radiofonico dello stesso regista, raccontasse l’esodo delle nuove generazioni verso l’estero. Ma lo spunto si esaurisce nei titoli di testa, e il resto è la cronaca di due italiani in cerca di fortuna a Cuba, più o meno un nuovo episodio di “Italians” (girato da Veronesi nel 2009), e in fondo non molto distante dagli italiani all’estero dei vecchi film di Sordi. Che i personaggi abbiano 20 o 50 anni, che siano a Cuba o a Londra, che la vicenda si svolga oggi o nel 1990 in fondo conta poco: tutto scorre tra conflitti esistenziali un po’ posticci, e la voce narrante ogni tanto tira le conclusioni mentre si alza il dolly. Per fortuna, a un certo punto compare Nino Frassica e fa il suo numero, esilarante come sempre.



Più ambizioso “Slam”, tratto piuttosto fedelmente da un romanzo di Nick Hornby, che per la verità non sembra offrire grandi spunti. Storia di un appassionato di skater che poco prima degli esami di maturità scopre di aspettare un figlio: del resto, anche la madre del ragazzo, e la nonna, erano rimaste incinte alla stessa età.

10124La prima parte è una risaputa storiella giovanilista, con tutte le scene tipiche: il montaggio a salti durante i cambi d’abito, i montage musicali a scandire l’idillio. Poi, a un certo punto, una svolta fantastica: il protagonista viene catapultato qualche mese avanti nel tempo, dopo la nascita del bambino; poi torna indietro, e poi avanti. Gli andirivieni temporali si fanno ripetitivi, con sei finali negli ultimi dieci minuti, e il risultato è un pasticcio.