Quasi otto milioni di euro stanziati per interventi “urgenti”, “indifferibili”, rubricati alla voce “emergenze”, e per questo destinatari in corsa di fondi. Che non sono stati poi spesi con la stessa fretta nel realizzare il lavori. È un nuovo capitolo della saga “emergenzialità”, schema ricorrente fra le nostre istituzioni, applicato questa volta ai beni culturali. La Corte dei Conti ha infatti segnalato i chiaroscuri di una serie di interventi voluti dall'allora ministro Massimo Bray nel 2013 e autorizzati da due decreti, il primo sempre di Bray (gennaio 2014), il secondo dell'attuale ministro Dario Franceschini (settembre 2014).
Già nella calma del Palazzo la Corte rintraccia la prima contraddizione: nonostante l'urgenza della legge, il primo atto concreto per stanziare le risorse arriva mesi dopo, il secondo a un anno. Quindi i criteri non evidenti per la scelta. E segue poi il dato più evidente: dei sedici cantieri da avviare in tutta fretta, nel primo gruppo c'è chi ha avuto ritardi di 315 giorni, chi ultimerà i lavori solo quest'anno. Mentre dal secondo, avviato a settembre del 2014, sui nove progetti previsti, cinque sono stati conclusi, gli altri quattro invece sono ancora in corso. In particolare, il restauro dell'area di “Terramare dell'età del bronzo” a Noceto (in provincia di Parma), per il quale sono stati stanziati 200mila euro, non è ancora iniziato, rallentato, scrivono, dalla «sottoscrizione del protocollo di intesa tra vari enti, visti i confinanziamenti regionali e di una fondazione bancaria».
«Per molti interventi», segnala la Corte: «va rilevato un lasso di tempo di circa un anno dal decreto di riparto delle risorse alla data di affidamento dei lavori». Fra quelli ancora in corso ci sono i restauri alla Cappella degli Scrovegni e Museo degli Eremitani di Padova, al Castello dell’imperatore di Prato, a Villa Manzoni di Lecco. Per quest'ultima i «lavori indifferibili e funzionali» come si leggeva nel prospetto, da 455mila euro, «erano necessari anche in vista di Expo 2015». «Certamente da lecchese mi aspettavo di più, ma so che Villa Manzoni è oggetto di un progetto di ristrutturazione, che sono certa ce la regalerà come era», scriveva una settimana fa un visitatore. «È evidente come la mancata conclusione delle attività previste per alcuni dei dieci interventi di cui al decreto interministeriale in esame si ponga in contrasto con le esigenze di indifferibilità e urgenza rappresentate dal legislatore», concludono i magistrati contabili. Notando anche, ancora una volta, come «la gestione delle risorse attraverso contabilità speciali» renda tra l'altro più complesse verifiche e controlli.