Mille set da Gomorra alla Ferrante: così Napoli diventa Hollywood 

Spot e serial televisivi. Fantascienza e commedie. La città è tutta una ripresa. Così rilancia la sua immagine nel mondo. Mentre il turismo scopre le zone meno note: il centro direzionale di Kenzo Tange, le “stazioni d’arte”, il porto

Esterno giorno. Nello slargo con l'obelisco di San Gennaro le note di "Tu vuo' fa' l'americano" si confondono con il trambusto del mercato e le voci di decine di fan in attesa di Emilia Clarke, attrice britannica della serie "Il trono di spade" e ora protagonista del nuovo spot di un profumo di Dolce&Gabbana.

A dieci anni dalle riprese del suo “Gomorra”, Matteo Garrone si muove con la camera a mano tra le comparse in costume, sul blindatissimo set in piazza cardinale Sisto Riario Sforza. Nel frattempo, tra i casermoni scrostati di Scampia, nella stessa mattina piena di sole Francesca Comencini gira un episodio della terza stagione della serie tv ispirata al bestseller di Roberto Saviano. E nella storica roccaforte del clan dei Casalesi un altro regista, Bruno Oliviero, è impegnato nel lungometraggio “Nato a Casal di Principe”, tratto dall’omonimo libro (Minimum Fax) di Amedeo Letizia e Paola Zanuttini. La storia di Paolo Letizia, fratello di Amedeo, rapito nel 1989 in circostanze misteriose e mai tornato a casa.
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BEST SELLER E CAST INTERNAZIONALI

Ogni giorno Napoli è un set a cielo aperto tra uno spot e una serie televisiva, un documentario e una commedia, un film d’autore e una grande produzione internazionale. In principio fu “Un posto al sole”, la più longeva soap opera italiana, quasi cinquemila puntate in oltre vent’anni, poi la serie televisiva “Gomorra” - prodotta da Sky e Cattleya in collaborazione con Beta Film - ha preso il sopravvento. Le riprese della terza stagione termineranno a giugno (in onda su Sky Atlantic in autunno), coinvolgendo 100 attori e 160 location in tutta la Campania.

Da qualche tempo però l’atmosfera è cambiata e i ciak si moltiplicano nei quattro angoli della città, ribaltando l’immagine senza scampo di una terra soffocata dalla camorra. E così Joaquin Phoenix ha prestato il volto a Gesù per il kolossal “Mary Magdalene”, girato nel colonnato di piazza del Plebiscito trasformato nel tempio di Gerusalemme; Rupert Everett, in veste di attore e regista, si è innamorato di Napoli, dove ha realizzato “The happy prince”, film dedicato alla vita di Oscar Wilde con cast internazionale (Colin Firth, Emily Watson). E ora è in preparazione la serie tratta dal bestseller mondiale di Elena Ferrante, “L’amica geniale” con la regia di Saverio Costanzo, prodotta da Fandango e Wildside con partner stranieri e Rai Fiction. La scrittrice dall’identità misteriosa contribuirà alla sceneggiatura, mentre le riprese inizieranno a fine estate, nei luoghi più significativi della saga: dal Rione Luzzatti, periferia est, alla chiesa della Sacra Famiglia.

Una, cento, mille Napoli. Quella borghese dei conflitti familiari nel nuovo film di Gianni Amelio, “La tenerezza” (al cinema dal 24 aprile) con Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno e Micaela Ramazzotti; quella intrigante di “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek (primi ciak da maggio), che dal 23 aprile curerà la regia de “La Traviata” di Giuseppe Verdi al teatro San Carlo.

GOMORRA E "ANTI-GOMORRA"

Attraversa la città l’onda nuova del cinema partenopeo, e svela al pubblico zone meno conosciute che diventano mete turistiche: i grattacieli del Centro direzionale orientale disegnato dall’architetto giapponese Kenzo Tange (nel film opera prima “I peggiori” di Vincenzo Alfieri, con lo stesso Alfieri e Lino Guanciale, nelle sale dal 18 maggio) e l’aeroporto di Capodichino, le “stazioni dell’arte” della metropolitana e il porto, il cimitero inglese e l’Ospedale degli Incurabili. Ma anche il Vomero e Posillipo. Perché Los Angeles sarà pure Los Angeles ma anche “Napollywood” ha le sue colline. Sulla sommità di quella di Pizzofalcone si trova il commissariato della serie tratta dai best seller di Maurizio de Giovanni, un successo su Rai1: “I bastardi di Pizzofalcone”, regia di Carlo Carlei, protagonisti Alessandro Gassmann e Carolina Crescentini. La fiction “anti-gomorra”, così come l’hanno ribattezzata - non necessariamente un complimento - si trova agli antipodi della serie tv ispirata al romanzo di Saviano: raffinati edifici ottocenteschi, panorami sul Golfo, delitti ordinari e, soprattutto, niente criminalità organizzata.
I Bastardi di Pizzo Falcone

«Per le riprese abbiamo scelto zone e quartieri di straordinaria bellezza, poco rappresentati: Chiaia, Posillipo, Sanità. Abbiamo bussato ai portoni e ci hanno aperto con grande disponibilità», dice Massimo Martino, uno dei produttori, che aggiunge: «La vera novità riguarda le maestranze. Oggi a Napoli lavorano professionisti di alto livello: direttori della fotografia, scenografi, costumisti. La città è autosufficiente al 70-80 per cento, 10 anni fa sarebbe stato impensabile».

PARLA SCIANÈL
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Eppure il cinema a Napoli c’è sempre stato - basti pensare a Totò, che nei prossimi mesi verrà celebrato a 50 anni dalla scomparsa - anche se l’attuale scena partenopea resta molto distante da quella, ad esempio, degli anni Novanta. «Erano i tempi di Martone, Capuano, Incerti, De Lillo. Autori con un immaginario personalissimo, nei film raccontavano il loro mondo e i loro sogni», dice a cena in un ristorante sul lungomare Cristina Donadio, la spietata boss “Scianèl” nella serie “Gomorra”, attrice diretta spesso da Pappi Corsicato. «Oggi è diverso: Napoli diventa protagonista, ognuno vuole narrarla a modo suo: c’è la Napoli di Castel Volturno, quella di “Gomorra” e quella di “Made in Sud”, quella delle periferie e quella del Vomero. I registi hanno voglia di raccontare questa contraddittoria, meravigliosa, insopportabile città», prosegue l’attrice, tra i protagonisti insieme a Pina Turco e Massimiliano Gallo de “La parrucchiera”, deliziosa commedia tra “Bollywood” e Pedro Almodóvar, canzoni di Tony Tammaro, Foja ed Emiliana Cantone, diretta da Stefano Incerti (al cinema dal 6 aprile).
"La parrucchiera"

Nel film Donadio indossa i panni e i capelli rosso fuoco di Patrizia, parrucchiera titolare insieme al marito Lello del negozio in cui lavora anche Rosa (Pina Turco), bellissima ragazza dei quartieri spagnoli. Per promuovere il film, la produzione ha affittato un camper che fino al 9 aprile sarà on the road: a bordo attrici, attori e parrucchieri faranno a chi ne avrà voglia un “taglio contro la crisi” .

Tra il mare e il Vesuvio si respira un’aria nuova, circolano storie originali raccontate con maestria. È il caso di “Indivisibili” di Edoardo De Angelis, 38enne regista napoletano tra i più brillanti della sua generazione (“Mozzarella Stories”, “Vieni a vivere a Napoli”): protagoniste Dasy e Viola, gemelle siamesi diciottenni, cantanti neomelodiche nella Castel Volturno di oggi, tra amore e sfruttamento.«A Napoli tutto assume un significato simbolico: la dimensione conflittuale, l’integrazione e disintegrazione delle etnie. E in un chilometro quadrato ritrovi il mondo intero», dice il regista del film, sei statuette ai David di Donatello 2017: «È il frutto delle innumerevoli dominazioni che questa città ha conosciuto. Nasce da qui l’idiosincrasia nei confronti del potere, che si manifesta sotto forma di anarchia sociale e culturale».
"Indivisibili"

DA SCAMPIA A PIZZOFALCONE, SU E GIÙ PER LE COLLINE

Su un punto concordano registi, attori, sceneggiatori e produttori: negli ultimi anni nel capoluogo campano è stato fatto molto, ma adesso bisogna dare continuità, formare le maestranze, lasciar sedimentare il fermento. Dopo sette anni di black out, la Regione Campania ha destinato un fondo di 4 milioni di euro al sostegno di progetti cinematografici, televisivi e web. Una boccata d’ossigeno, dopo l’approvazione della legge “Cinema Campania” da parte del Consiglio regionale, lo scorso ottobre, che finalmente riconosce la funzione e i compiti della Film Commission Regione Campania. A partire dal 2005 la Fcrc ha aiutato più di 600 troupe italiane e internazionali, tra film, fiction, documentari, programmi tv: da “Benvenuti al Sud”diretto da Luca Miniero a “Il divo” di Paolo Sorrentino e ora “Falchi” di Toni D’Angelo, con Fortunato Cerlino e Michele Riondino nel ruolo di due poliziotti della sezione speciale della squadra mobile di Napoli. «Finalmente possiamo programmare la nostra attività, che non è mai venuta meno perfino quando non avevamo un soldo», riflette Valerio Caprara, storico e critico cinematografico, presidente della fondazione Film Commission.

«Il brand Napoli è sulla cresta dell’onda, anche per le polemiche sull’immagine della città», aggiunge Caprara alludendo alla querelle infinita tra “Gomorra” e “anti-Gomorra” che conquista le prime pagine. «È una polemica sterile e provinciale. Napoli è una città stracolma di contraddizioni, dove generosità e allegria convivono con la criminalità: la fiction è obbligata a riappropriarsi di tutti i lati di questo prisma. È vergognoso prendersela con “Gomorra” perché danneggerebbe l’immagine della città, ma è ridicolo attaccare “I bastardi di Pizzofalcone” perché sciorina stupende case o dipinge i napoletani con uno sguardo affabile».

Di questa realtà complessa Maurizio Braucci ha scelto di raccontare il lato oscuro. Scrittore, co-sceneggiatore di “Gomorra” di Garrone e di “Nato a Casal di Principe” di Oliviero, in lavorazione in queste settimane, Braucci è anche direttore artistico di “Arrevuoto”, progetto di teatro e pedagogia attivo tra le periferie e il centro, che porta in scena tanti ragazzi di rioni difficili come Montesanto, dove Braucci è cresciuto e continua ad abitare. «Voglio restare qui per dare una mano. Napoli è madre di mille storie, luogo di contraddizioni e di vita, giovinezza e disoccupazione, povertà ed esclusione», dice Braucci, che chiama in causa il ruolo pedagogico della tv. «Non ce l’ho con le serie “Gomorra” e “I bastardi di Pizzofalcone”, ben vengano se portano lavoro. Certo, la televisione potrebbe fare di più: Vittorio De Seta diceva che è un mezzo straordinariamente educativo diventato diseducativo».

EFFETTI SPECIALI ALL'OMBRA DEL VESUVIO


In questa “nouvelle vague” napoletana, infine, non manca neppure la fantascienza, anche se in chiave comica. Il gruppo di videomaker The Jackal ha realizzato il film “Addio fottuti musi verdi” diretto da Francesco Ebbasta, che uscirà in autunno: protagonista Ciro, grafico pubblicitario in cerca di lavoro che dopo averle provate tutte decide di mandare il suo curriculum agli alieni. Ciak sul Lungomare, Santa Lucia e sopra i tetti, come è naturale considerato il soggetto.
"Addio fottuti musi verdi"

In piazza del Gesù Nuovo, invece, nel palazzo settecentesco dove fu girato “L’oro di Napoli”, si trovano gli studi di Mad Entertainment, factory di documentari, musica e cinema di animazione che sforna titoli di qualità come il pluripremiato “L’arte della felicità” diretto da Alessandro Rak, adesso al lavoro (con Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone) su un nuovo ambizioso progetto: “Gatta Cenerentola”, dalla favola che ha ispirato l’opera di Roberto De Simone, nelle sale dopo l’estate. «Per teatro, cinema e musica la Campania è un mercato a sé, fa grandi numeri con storie e beniamini di questa terra», riflette Luciano Stella, produttore di Mad insieme a Maria Carolina Terzi: «Qui c’è un pubblico molto attento e selettivo, che allena i talenti. Non a caso a Napoli nascono Pino Daniele, Alessandro Siani, Massimo Troisi, Mario Martone,Totò».

Agli studi Mad il produttore Rosario Rinaldo ha commissionato un breve inserto di animazione per “Sirene - Una storia d’amore con le pinne”, la prima serie tv “romantic-fantasy”, per usare il neologismo coniato dallo scrittore che l’ha creata, Ivan Cotroneo, napoletano come il produttore e come il regista, Davide Marengo. Una commedia sentimentale con sirene e tritoni protagonisti, ambientata nella città partenopea, in onda in autunno su Rai1. «Non c’è nostalgia in “Sirene”, ma uno sguardo rivolto al futuro, anche dal punto di vista produttivo. Napoli si presta: è la città più avanzata del mondo perché la più vicina all’apocalisse».

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