«La scenografia è artigianato con un po’ di magia», diceva col suo abituale understatement Lele Luzzati (1921-2007), ?uno dei più originali, inventivi ?e personalissimi scenografi ?e costumisti della seconda metà del Novecento.
Fino al 24 settembre il museo di Genova che porta il suo nome, il severo bastione di Porta Siberia progettato a metà del ’500 da Galeazzo Alessi a difesa del porto antico, racchiude una mostra che è un’esplosione della fantasia colorata del maestro, “Donne, bambine, fate, regine”, una selezione di ciò che ha disegnato e costruito per e sul corpo femminile . Quel “sul” è da intendersi alla lettera, perché spesso Luzzati rifiniva e ricuciva i costumi sul corpo degli attori, non di rado svelandone anche il carattere, l’indole.
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Gli capitava di lavorare con registi come Franco Enriques che sotto debutto gli chiedevano a sorpresa costumi supplementari per una manciata di armigeri ?in più. Niente paura, Lele inventava con quel che trovava. Il resto, cioè tutto, lo metteva la sua fantasia geniale, pardon, artigianale avrebbe corretto ?con la sua abituale modestia. Costumi a volte fragili, difficili ?da conservare. Ma grazie alla fondazione Cerratelli di Pisa che conserva, cataloga e restaura costumi di scena ce ne saranno una trentina, perfetti.
I nomi delle signore disegnate ?o abbigliate? Parecchie Cenerentole in cerca d’autore, Alici nel paese delle meraviglie, Italiane in Algeri, Lea Lebowitz, Donne Serpente, Ester e Ruth, Belle Addormentate, Fate Turchine, sigaraie della Carmen, prostitute della Carriera ?di un libertino, Donna Elvira ?e persino un costume usignolo per Carla Fracci.