La politica che una volta, come diceva Eugenio Scalfari, come i mitili ripuliva le acque della nostra democrazia dai bacilli peggiori, oggi è scomparsa ed è diventata essa stessa un fattore batterico. Per questo da una parte torna l'estrema destra e dall'altro emergono i Supplenti di Stato

Immergendosi sotto il mare della Repubblica, nel liquido che dovrebbe amalgamare legalità, socialità e ideale politico per nutrire l’ecosistema Stato, ci sentiamo invece mancare l’ossigeno democratico. E, come sgorgasse da una faglia infetta, respiriamo un virus che credevamo estinto: la destra estrema. Con i suoi sintomi peggiori: razzismo, xenofobia, violenza (verbale e fisica), tenute militaresche, simboli di guerra esibiti come totem.

Occupa, questa “Nazitalia”, con lo Stivale che forma il macabro simbolo di morte che credevamo sepolto a metà del Novecento con i suoi orrori, gli spazi lasciati liberi da una borghesia e da una classe dirigente che mostrano lacune e arretratezza, come già ci era capitato di osservare in altri periodi bui della storia d’Italia. Eugenio Scalfari, alcuni anni fa, formulò una teoria illuminante, che è più che mai attuale: la “teoria della cozza”.

Un’immagine che riferì la prima volta a Giulio Andreotti e, per estensione, alla Dc d’allora. Ricordano i mitili, o cozze che dir si vogliano, scriveva, che prosperano nutrendosi di acque reflue e rendendole depurate dai bacilli. Anni più tardi, Scalfari riprese la propria teoria, applicandola stavolta alla crisi del berlusconismo attorno a metà degli anni Duemila. Si prendeva atto che la barriera dei mitili non c’era più, non esisteva dunque più un depuratore delle acque reflue del paese, e questo aveva manomesso il sistema e declassato il ruolo della politica, mostrando una natura di B. incapace di governare. Rileggendo oggi la “teoria della cozza”, appare evidente il suo valore profetico.

In questo numero dell’Espresso, cerchiamo di analizzare il terzo stadio che ormai, nel silenzio del Paese, dilaga. La barriera dei mitili, la politica, non ha solo perso la funzione purificante, è ormai diventata essa stessa un fattore batterico. Chi la tocca sembra contaminarsi. Da una parte c’è la Grande Supplenza di Stato, singoli uomini ai vertici di alcune istituzioni della Repubblica che cercano di tenere buona la classe impazzita, di rimettere ordine fra alunni scatenati, che si sentono in uno stato di semilibertà. Dall’altra il ritorno al passato che è la conseguenza dell’avvelenamento delle faglie. Il depuratore delle acque reflue è definitivamente scassato. E si vede. L’appalto per rimetterlo in funzione non indica, per ora, biologi all’altezza. E rischia di avere tempi lunghi. Forse troppo.

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