Il ddl Falanga arriva all'ultima votazione alla Camera. Una legge che tutela l'"abusivismo di necessità", salvando gli edifici non a norma dalla demolizione
Che sia un mezzo condono non lo dicono soltanto gli ambientalisti. Ormai lo ammette anche l’autore della quasi-legge, l’ineffabile Ciro Falanga da Torre Annunziata: ?
«Si dice che la mia legge è un condono mascherato, e un po’ ?lo è» , ha detto en passant l’avvocato-senatore di Torre Annunziata, già Popolo della Libertà, cosentiniano, ora verdiniano di Ala, parlando al quotidiano Il Mattino.
Il suo ddl che rivede i criteri di priorità per abbattere le case abusive ha ballato per tutta la legislatura, immerso in un mare di dubbi e ambivalenze. Giunto al rush finale alla Camera (quarto passaggio) molto attenuato ma non stravolto, il provvedimento accantona ?il criterio temporale in favore ?di quel principio che il governatore campano del Partito democratico Vincenzo De Luca definirebbe «del povero cristo» e l’aspirante governatore siciliano del Movimento 5 Stelle Gianluca Cancelleri chiamerebbe «abusivismo di necessità». Vale ?a dire: l
e abitazioni stabilmente abitate, o comunque terminate, vanno a finire in fondo alla lista, si demoliscono dopo.Il dettaglio non è di poco conto, visto che al momento le ruspe si muovono soltanto nel dieci per cento dei casi in cui ci sia una ordinanza definitiva del tribunale (dati del dossier realizzato da Legambiente).
Significa in pratica che in fondo alla lista non ci si arriverà mai. Neanche coi dieci milioni che la nuova legge stanzierebbe ogni anno (d’altra parte, solo per demolire gli alloggi abusivi della cittadina casertana di Casal di Principe ce ne vorrebbero circa duecentodieci, ha calcolato lo stesso comune).