Quella di Dibba che torna dal Guatemala. Quella di Renzi che oscura il Pd.  Quella di Draghi che tra poco è libero...

Non è certo un periodo di luci e molte ombre incombono sulla Repubblica gialloverde anche se non tutte sono nefaste. Alcune non lo sono a 370 gradi, come direbbe la ministra del Sud Barbara Lezzi. Altre potrebbero essere falsi negativi o falsi positivi, dipende da che parte si sta. L’elenco è in ordine crescente e non ci sarebbe bisogno di precisarlo dati i nomi e gli abissi di carature che intercorrono tra essi. Ma in questi tempi di «sciacalli», copyright del gattopardino a sua insaputa Luigi Di Maio. non si sa mai come possano andare le cose.

Un tempo c’era il governo ombra dell’opposizione - l’aveva formato Walter Veltroni al tempo capo del Pd - sulla scia del molto elegante shadow cabinet britannico con tanto di leader e ministri, con il compito di controllare come un’ombra il lavoro dell’amministrazione vittoriosa e di proporre soluzioni alternative. Peccato che di quel periodo al momento siano rimaste le ombre tout court.

Tra le ombre in carica spicca come nessuna quella del ministro Danilo Toninelli. Sguardo da polipo stralunato racconta chi ha provato a parlare con lui di temi tecnici, visitor calato in un ministero ciclopico, Infrastrutture e Trasporti, accademico del passo falso e delle gaffe, Toninelli grava in modo sempre più imbarazzante sulla retorica governativa trionfante del «stiamocambiando-il-Paese». Tra le varie opzioni più semplice cambiare lui. Dopo i No Tav, i No Toni .

Sulla leadership grillina si staglia l’ombra di Alessandro Di Battista alla fine dell’esilio volontario in America Latina. Dopo aver sommerso i social con fondamentali filmati sulla sovranità non solo del popolo ma anche del mais sudamericano, sull’imperdibile questione dell’avanzata dei templi evangelici in Guatemala, e sul suo volontariato più da zappatore che da zapatista in una comunità guatemalteca, il subcomandante Dibba dirà adios per tornare a Natale in patria.

L’annuncio ha provocato tripudi di indigeni esausti per le continue sub riprese del sub Dibba in giro da mesi con baby Dibba e moglie, una vera santa. Non si odono invece scoppi di tric e trac nei cerchi della nuova casta grillina soprannominata la “pizza magica” (per l’origine campana di Di Maio e del rivale e aspirante leader Roberto Fico). Non si sa se il sub grillino entusiasta porterà la revolución all’interno dei notabili Cinque Stelle già assai nervosetti o se rimpolperà la perdita di consenso del Movimento. Vista l’esperienza nei Trasporti acquisita nel grand tour con pullman, treni e piroghe potrebbe prendere il posto dell’amico Toninelli.

L’opposizione è l’ombra di se stessa. Impossibile pensare di riunirla in un armonico progetto comune, è ormai inimmaginabile credere che i rancori possano arretrare di fronte ai dolori del Paese. Tutti a ripetere che bisognerebbe fare, bisognerebbe recuperare, ma in realtà le energie sono concentrate nelle trattative del potere che fu. Si torna compagni e solidali solo quando si profila l’ombra di Matteo Renzi. È l’ombra che incute terrore e ricompatta perché nonostante tutto fa ancora notizia. Ha energie, è giovane, può imparare, non è mai troppo tardi, dai suoi errori e in Parlamento e in quel che resta del Partito democratico controlla truppe e pacchetti di voti. Ombre rosse? Mica tanto, al massimo ombre rosé.

Nel gioco delle ombre del mondo dell’economia europea che determina i nostri destini e tiene a freno le fantasie gialloverdi c’è l’ombra assai stressante del commissario europeo agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici, il marchese De Sade dei nostri conti, una personcina adorabile come a volte possono essere i parigini, che ci contesta quello che proprio lui è riuscito a far ottenere alla Francia quando era ministro.

Ma l’ombra maxima è quella di Mario Draghi che negli ultimi tempi si è stagliata in modo insolitamente politico sul suo Paese, sull’importanza del patto di stabilità e sui danni che il governo ha provocato all’Italia con i suoi proclami. È presidente della Bce ancora per un anno. Ma sono in molti a aspettare la sua uscita dall’ombra dell’Eurotower di Francoforte.