
Ma fra i criminali romani non c'è mai stato rispetto per i Casamonica, considerati spesso “straccioni”. Tanto per essere chiari, nell'inchiesta su “mafia Capitale”, in diverse occasioni il nome di Massimo Carminati è associato a quello degli “zingari”. Al Cecato, condannato per mafia, il 27 marzo 2014 viene chiesto un aiuto da parte di un avvocato per conto di una collega che aveva avuto attriti con alcuni esponenti del clan «gitano». Carminati, mentre è intercettato, si mostra disponibile a parlare con Luciano Casamonica, che dice di conoscere e con il quale è certo di trovare una soluzione. «Mi informo domani... io conosco bene Luciano... vado...», e poi aggiunge, enfatizzando il fatto di non stimare particolarmente il clan: «Li Casamonica... cento famiglie, uno più stronzo de n’altro».
Carminati il giorno dopo, probabilmente dopo aver parlato con Luciano, contatta l'avvocato al quale chiede notizie sull’incontro avvenuto tra l’avvocatessa e gli esponenti della famiglia rom. Il legale amico dell’ex Nar evidenzia come la vicenda sia andata a buon fine e come il problema sia rientrato.
I Casamonica, dunque, secondo Carminati «so' uno più stronzo dell'altro». Criminali contro criminali.
A Roma sono tanti i problemi amministrativi che giorno dopo giorno registriamo, e sono diversi i casi di corruzione che vengono individuati dagli investigatori, favoriti dalla cattiva burocrazia foraggiata da impiegati pubblici collusi. E nello stesso anno in cui alla Capitale è stata data la sveglia dai giudici della corte d'appello riconoscendo la mafia di Carminati e compagni, è arrivata oggi dalla sindaca Virginia Raggi la dimostrazione che un percorso concreto di legalità si può concretizzare. E lo ha fatto puntando il piccone contro le otto ville abusive dei Casamonica. Edifici su cui pendeva un'ordinanza definitiva di demolizione da cui in passato tutti si sono tenuti lontani. Un ordine inevaso e di conseguenza un segnale di potenza aggravato che è stato trasmesso sul territorio. E fino all'alba la forza del clan era evidente anche per la presenza di ville e abusi, incuranti dei provvedimenti, su un'area soggetta a vincolo archeologico, paesaggistico e ferroviario.
Le prime contestazioni di abusivismo da parte del Comune risalgono al 1997. E da allora nessuno ha avuto il coraggio di affrontare il clan. E dunque, chi ha lasciato ogni cosa al suo posto, ha di fatto contribuito ad accrescere la fama di impuniti e di potenti.
Il blitz di centinaia di agenti della polizia locale ha messo fine a questa impunità. E si deve dare atto al primo cittadino di Roma di un'azione forte, che mai in altre occasioni è stata fatta contro i clan, nemmeno in territori in cui le mafie sono presenti e invadono con i loro abusi edilizi interi quartieri. Il comandante dei vigili, Antonio Di Maggio, a conclusione del blitz ha detto una cosa che fa comprendere bene come i Casamonica erano tranquilli nel continuare a vivere in quelle case abusive, e a nessuno di loro passava per la mente la demolizione: «Pensavano che fosse una perquisizione. Qualcuno è rimasto di stucco. E noi abbiamo ricordato come loro stessi avessero già preso in notifica i provvedimenti».
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Ecco, sapevano di vivere nell'illegalità, sotto un tetto abusivo, con suppellettili e oggetti di valore ottenuti con soldi provenienti da affari sporchi, ma per il loro vivere quotidiano era normale. Ma normale non è. E l'azione di demolizione avviata dall'amministrazione, che si concluderà fra trenta giorni, rimette in gioco le regole, e il loro rispetto. La cui applicazione in una città normale non dovrebbe stupire.