A sorpresa il presidente Bce è un idolo dei network anticasta. Di Maio e Salvini diranno basta alla coabitazione forzata

Cosa aspettarsi dal panorama politico e dintorni nel 2019, le solite botte da orbi o la resa dei conti? Malgrado l’ostinata resistenza del Paese a non risolvere mai fino in fondo i suoi problemi, l’anno che verrà non dovrebbe lasciare molte vie di fuga. Ma in questo campo la creatività italiana non va mai sottovalutata.

Al governo, al governo. Luigi Di Maio e Matteo Salvini leader rapaci del gialloverdismo, esponenti delle convergenze parallele del terzo millennio (rivedere il sommo Aldo Moro) - li avreste mai seduti allo stesso tavolo? No, ovvio - dovranno trovare un modus vivendi stabile alla loro convivenza forzata genere Sing Sing. Sono già numerose le crisi superate obtorto collo neanche fossero, scambiandosi le parti a seconda dei temi e dei momenti, Wile Coyote e il cuculide Beep Beep. Prima o poi l’imponderabile li metterà di fronte a una scelta. In tal caso Salvini al massimo rischia il ritorno a Arcore, mentre sulla testa di Luigino svolazza l’amabile avvoltoio delle Ande e di Vigna Clara (enclave del generone romano) Alessandro Di Battista.

Non solo canis latrans e cuculidi, l’anno che verrà segna anche il rimpatrio di animali fantastici, i mitici e favolosi Draghi. Il 31 ottobre Super Mario lascia la poltrona di presidente della Banca centrale europea. Ha sempre detto di non voler essere coinvolto nei giochi della politica. Accorto e lungimirante com’è, non l’avrà lasciato indifferente la sorte di un suo omonimo, Mario Monti, da salvatore della patria a aguzzino dei pensionati. In realtà c’è stato un percorso ben più confortante, quello di Carlo Azeglio Ciampi, prima presidente del Consiglio poi acclamato presidente della Repubblica. Nel frattempo Draghi che da sempre viaggia in treno in seconda classe, che non ha mai permesso che qualcuno gli portasse la borsa fin dal suo esordio da governatore della Banca d’Italia come il papa, primo pontefice ad andare in giro con la sua cartella sottobraccio, sta diventando un eroe del web. I network hanno scoperto da poco le sue abitudini anti-casta. E com’è noto, non si sa mai dove ti porta il social.

E nemmeno si sa cosa potrà accadere nelle prossime elezioni europee del 23 maggio che mai come questa volta hanno la valenza di un test nazionale. Sarà la resa dei conti tra i sostenitori dell’Unione e gli oppositori dell’Europa, tra i pro e gli anti euro (a parole). Non si potrà più fare il gioco gialloverde delle tre carte, trionfante a Roma con la coda tra le gambe a Bruxelles, come nel caso della manovra e con il tentativo di sforare il deficit oltre i parametri. I toni della campagna elettorale saranno civili, i candidati preparati e competenti, questa è una fake euronews, vale il contrario, meglio prepararsi.

A proposito di unione, quale partito viene subito in mente? Ma il Pd, che domanda. Il 3 marzo, Dio sia lodato, non se ne può più, è la data fissata per le primarie che designeranno il nuovo segretario. Fino quel giorno impazzeranno i sondaggi con i su e giù delle percentuali, mentre all’interno del Nazareno la faida non avrà nulla da invidiare a quella dei Borgia. Ci sono gli zingarettiani puri, i finti zingarettiani, i renziani dichiarati, i renziani camuffati, i martiniani anti zingarettiani, i giachettiani-renziani e i minnitiani imbufaliti. Quali sono le differenze tra le linee programmatiche dei candidati? Da una parte far sparire dalla circolazione Matteo Renzi, e dall’altra eleggere un segretario debole. Resa dei conti nella norma democratica.

Tra i personaggi che nel 2019 dovranno prendere una posizione meno loffia spicca il premier Giuseppe Conte. Da avvocato fa il suo mestiere quello di mediare tra due parti con interessi contrapposti. Questa volta però in ballo c’è anche lui visto il notevole fattore C che l’ha portato a Palazzo Chigi, altro che quello leggendario del fortunato Romano Prodi. Verrà travolto dalle incandescenze dell’alleanza gialloverde o la sua posizione diventerà più solida grazie a una crescente sintonia con il Quirinale? Alla resa dei conti si vedrà quale sarà la resa del Conte.