A Prato Salvini passa dallo 0,86 per cento di consensi del 2013 al 18,04 di oggi. Ed è così anche altrove, fuori dalla roccaforte del Nord. Negli stessi seggi, Forza Italia si eclissa, democratici e sinistra restano in terza fila. Mentre nelle regioni in cui è forte, per Di Maio non ci sono differenze fra "quartieri alti" e borgate

A Sesto San Giovanni la tradizione rossa è stata deposta tempo fa, ricordo di un mondo che fu. Già nel 2008 la coalizione di centro destra aveva superato la storica rappresentanza di sinistra nell'ex periferia operaia della Lombardia. Ma allora il distacco si fermava a un punto percentuale. Oggi il sorpasso è di sette punti. Tutti conquistati dalla Lega di Salvini, che si affaccia al futuro come primo partito di coalizione. Il Pd, che dieci anni fa poteva contare sul 37 per cento di consensi, è scivolato al 24,5.

Se le fabbriche sono scomparse, e così la loro base politica e sociale, resta più sorpredente l'avanzata dello stessa campagna leghista in territori a lei prima sconosciuti. In Toscana, nella Prato impoverita da una concorrenza interna, al ribasso, sempre più spietata, Salvini ha convinto il 18,04 per cento degli elettori a seguire lui. Nel 2013 la Lega qui non esisteva: era allo 0,86 per cento. Il Pd segue l'involuzione fotografata a Sesto: scivolando dal 37 per cento dei consensi al 29. I cinque stelle restano costanti al 23.

In Abruzzo, dove sono primo partito, con quasi il 40 per cento dei voti, gli elettori di Di Maio sanciscono la stragrande maggioranza della regione. Ma anche qui, la Lega sbanca: nel 2013 aveva ricevuto in tutto 1.407 preferenze. Lo 0,18 dell'elettorato regionale. Adesso ha 103mila elettori. Il 13,94.

Più a Sud diventa leggermente più ostica per le magliette verde-ruspa. Mentre per i 5 stelle, il paese si fa giallo convinto. Senza slittamenti fra centri e periferie, fra grandi città e seconde file. Il cuore di Bari elegge un candidato 5 stelle con il 43,27 per cento dei voti. A Taranto si arriva addirittua al 47. Il centrosinistra sotto l'Ilva perde 10 punti, passando dal 25 al 15 per cento. La Lega si affaccia: dallo 0,05 arriva a superare il 5 per cento.
4 marzo
Elezioni 2018, la notte del trionfo di Luigi Di Maio e Matteo Salvini
5/3/2018

La Campania è la terra del plebiscito a Di Maio. Nel collegio di Giuliano, Acerra, Casoria, il Movimento supera il 57 per cento. Anche nell'altro emisfero di Napoli, fra Torre del Greco e Portici, i 5 stelle hanno più di metà dell'elettorato. Forza Italia scompare: perdendo 10 punti soltanto dal 2013. In Sicilia il Movimento conquista Palermo centro come i piccoli comuni: prendiamo Cefalù, 48,9 per cento di consensi ai 5 stelle, contro i 28 di cinque anni fa.

E se la marea che si allontana da Forza Italia è evidente al Sud, si ripete al Nord: in provincia di Brescia Silvio Berlusconi prende il 12,57 per cento dei consensi. Erano il 29,9 nel 2008, quasi 150mila voti in più. Dell'antico resiste qualche quartiere ultra-centrale. Sotto il Duomo, a Milano, il centrosinistra alla Camera riesce a superara gli avversari, con 41,23 per cento di voti convogliati a Bruno Tabacci, contro il 37,93 dell'avvocata di Silvio Cristina Rossello. La Lega prende 14,04 per cento. Il movimento 5 stelle il 13,80. Come nel distretto che incorona l'ex ministra Madia a Roma, Montesacro, il Pd vince elettori. Di salotto? Le percentuali sono quelle di un tempo. Ma appena fuori dalla capitale, si torna a destra.

La nuova, destra. Perché anche a Latina, che incorona Giorgia Meloni con un 40,99 per cento di coalizione, è la Lega il primo partito con il 17 per cento dei consensi. Nel 2013 il suo simbolo qui praticamente non esisteva. Allora il Popolo della Libertà aveva il 31 per cento dei consensi. Oggi il 15. Mentre Fratelli D'Italia passa dal 4 al 7. I 5 stelle, da soli, rappresentano comunque il 36,57 per cento dell'elettorato, anche qui, nella terra di bonifica e littori. Mentre casapound non raggiunge il due per cento. Solo cinque anni fa, il centrosinistra era riuscito a strappare il 20 per cento dei voti. Ora ha il 13.