L'ex allenatore dell'Inter ha ammesso di aver evaso tasse su 3,3 milioni di euro tra il 2011 e il 2012, quando sedeva sulla panchina del Real Madrid. Ma eviterà la possibile condanna a un anno di prigione grazie a un accordo economico con il fisco spagnolo
Pensava fosse tutto finito, tutto sistemato. Invece no. Dopo aver pagato 4,4 milioni di euro per chiudere un contenzioso con l'agenzia delle entrate spagnola,
Josè Mourinho è tornato ad aprire il portafogli davanti agli ispettori del fisco. Poco male, per lo Special One. Perché staccando un assegno da meno di 1 milione di euro – non un'enormità per lui che ne incassa quasi 30 a stagione come allenatore del Manchester United – il tecnico rimasto nella storia dell'Inter dopo il Triplete del 2010 riuscirà ad evitare il processo e una possibile condanna a 12 mesi di carcere.
Secondo quanto scrive il quotidiano spagnolo El Mundo, è questo il succo dell'accordo tra la giustizia iberica e l'attuale manager dei Red Devils. Una vicenda, quella dell'evasione fiscale dell'allenatore portoghese,
venuta alla luce grazie a Football Leaks, l'inchiesta giornalistica realizzata da L'Espresso insieme alle altre testate del
consorzio Eic sulla base dei dati ottenuti dal settimanale tedesco Der Spiegel.
L'accordo con il fisco spagnolo verrà formalizzato nelle prossime settimane, ma i termini sono già stati fissati.
Mourinho ammette di non aver dichiarato introiti per 3,3 milioni di euro tra il 2011 e il 2012, quando sedeva sulla panchina del Real Madrid.
Al contempo s'impegna a pagare al fisco 800 mila euro ed evitare così una possibile condanna a un anno di reclusione. Come avevamo rivelato nel dicembre del 2016, Mourinho disponeva di una società offshore, la Koper Services, con sede nelle Isole Vergini Britanniche. Questa scatola era controllata dal Kaitaia Trust, una fondazione basata in Nuova Zelanda e i cui beneficiari ultimi, oltre all'allenatore, erano sua moglie e i figli.
Il castello societario è stato utilizzato da Mou per pagare meno tasse possibili sui soldi derivanti dalla vendita dei propri diritti d'immagine.I contratti stipulati con diversi grandi marchi, tra cui
Adidas e Braun oltreché con lo stesso Real Madrid, venivano infatti siglati dalle due società irlandesi Mim e Polaris. Queste ultime trasferivano poi il denaro alla Koper, controllata dalla fondazione neozelandese.
La struttura è praticamente identica a quella usata negli stessi anni da Cristiano Ronaldo, anche lui portoghese e cliente dell'agente Jorge Mendes, sotto inchiesta in Spagna per una evasione fiscale stimata in 14,7 milioni di euro.
Quando gli ispettori iberici hanno letto le notizie di Football Leaks, il caso Mourinho è stato riaperto. Come detto, l'allenatore era infatti già stato costretto a pagare 4,4 milioni di euro per evasione. Era il luglio del 2015 e il tecnico di Setubal pensava di aver chiuso definitivamente il suo rapporto con le autorità spagnole. La notizia delle società offshore sparse tra i Caraibi e la Nuova Zelanda ha invece permesso agli investigatori di andare a caccia di altri soldi sottratti a Madrid.
Secondo quanto scrive El Mundo, il pubblico ministero incaricato di indagare sul caso ha denunciato che Mourinho,
«con l'intenzione di ottenere dei benefici illeciti», ha presentato le sue dichiarazioni dei redditi del 2011 e 2012 senza rendere pubblici i proventi da sfruttamento dei diritti d'immagine. Proventi calcolati in 3,3 milioni di euro per il periodo compreso tra il 2011 e il 2012, dunque di molto superiori ai 120mila fissati dalla legge spagnola come soglia massima perché l'evasione fiscale sia considerata un reato penale.