I pentastellati, da sempre in prima fila nelle battaglie contro raccomandazioni e nepotismo, tacciono sul caso rivelato dall'Espresso. Solo due esponenti commentano. Ma per difendere la scelta del leghista

Come si cambia quando si va al governo. Il Movimento 5 Stelle, sempre in prima fila nelle battaglie contro nepotismo e raccomandazioni (è di pochi giorni fa l'annuncio di Luigi Di Maio di una guerra ai raccomandati in Rai), stavolta non ha nulla da dire. Il silenzio è totale, o quasi.

L'Espresso ha rivelato ieri che Leonardo Foa, figlio del candidato del governo alla presidenza Rai Marcello Foa, lavora per lo staff di Matteo Salvini. Ma dai pentastellati non arriva alcun commento. Nessuna indignazione sulle agenzie, nessun post al vetriolo sui social da condividere su tutti i profili dei portavoce 5 Stelle, nessun arrossimento. Nulla di nulla.

Così, mentre il vicepremier e ministro degl interni Matteo Salvini dichiara di non provare alcun imbarazzo per questa nomina nel suo team della propaganda social, i suoi alleati di governo restano silenti e fedeli.
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[[ge:rep-locali:espresso:285322286]]In un'intera giornata, le uniche reazioni che si riescono a rintracciare nella galassia 5 Stelle sono appena due, e tutte volte a difendere la scelta del ministro leghista.

«Il figlio di Foa nello staff di Salvini? Non ci vedo alcun conflitto di interesse perché nessuno mi spiega il rischio insito in questa situazione. Perché Marcello Foa non sarebbe indipendente?», dichiara stupito all'Adnkronos Alessio Villarosa, sottosegretario M5S all'Economia. Gli fa eco il senatore Elio Lannutti che sulla sua pagina Facebook, condividendo la notizia, scrive: «Non ci vedo nulla di male».