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Economia
gennaio, 2019

"La pace fiscale sarà un boomerang per i conti dello Stato"

"L’Agenzia delle entrate dovrà destinare parte del personale alla gestione dei condoni, riducendo le risorse umane disponibili per combattere l’evasione fiscale. E si incoraggiano le aziende a non pagare tasse". Parla Carlo Cottarelli

Per qualche ora, lo scorso maggio, Carlo Cottarelli sembrava destinato a diventare premier. Era stato incaricato dal presidente della Repubblica, in una situazione di paralisi politica, di provare a creare un governo tecnico. Poi Lega e Movimento 5 Stelle hanno trovato l’accordo col Quirinale e addio mister Spending Review, com’era stato chiamato ai tempi del governo di Enrico Letta, che nel 2013 lo aveva nominato Commissario straordinario della revisione della spesa pubblica: un progetto di lotta agli sprechi rimasto lettera morta, perché il subentrante premier Matteo Renzi lo ha presto designato al Fondo monetario internazionale. Oggi Cottarelli è il direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani all’università Cattolica di Milano e continua a occuparsi di spesa pubblica ed evasione.

Nel decreto fiscale approvato in dicembre non si usa la parola condono. Si parla di pace fiscale. Lei come lo definirebbe?
«È un condono, indubbiamente. Basta un po’ di buon senso per capire che di questo si tratta. Dal dilazionamento delle tasse non pagate all’annullamento delle sanzioni e degli interessi sulle cartelle esattoriali, lo si può chiamare come meglio si crede, ma sempre quello è».

Entriamo nel merito. Di che tipo di condono si tratta?
«All’interno del decreto ci sono tre forme ?di sanatoria. La prima sta nella dilazione delle tasse non pagate, una misura già adottata dal governo Renzi e da altre legislazioni precedenti. La seconda grazia interessa le liti tributarie: premia solo ?i soggetti che stanno vincendo i processi fiscali e quindi è favorevole per lo Stato che, alla fine dell’iter giuridico, rischierebbe di non incassare nulla. Il terzo tipo, invece, è il più negativo. Si tratta della super-rottamazione. In particolare quella che riguarda le cartelle esattoriali per le famiglie con redditi dichiarati a fini Isee fino a 20 mila euro, che consentirà sconti fiscali molto forti».

Cosa non la convince di quest’ultima misura in teoria riservata ai poveri?
«Più un soggetto ha evaso negli anni passati, più ha dichiarazioni Isee contenute e più avrà uno sgravio nel taglio diretto del debito. Arriviamo a casi limite ?di professionisti, commercianti, impresari che dichiarano redditi bassissimi, perché hanno evaso parecchio, che ora si vedono tagliare le cartelle esattoriali pendenti fino al 16 per cento. Non lo dico io, sono gli stessi commercialisti a sostenerlo».

Lei cosa avrebbe proposto?
«Quello che si sarebbe potuto fare, per aiutare davvero solo le famiglie in situazione di difficoltà, era porre un tetto limite a quanto si può condonare. Perché in tutti i Paesi avanzati esistono meccanismi di sgravio per le famiglie in affanno e con pendenze nei confronti della pubblica amministrazione, ma si tratta di accordi che si creano su base individuale. Sono i tecnici dell’Agenzia delle entrate che, valutato ogni singolo caso, concedono una dilazione dei pagamenti, oppure uno sconto. Questo, invece, è il più subdolo dei condoni, perché dietro a una misura a favore dei poveri, si nasconde un favore anche agli evasori incalliti».

Dunque, le sembra che questo sia il condono peggiore di sempre?
«No, in Italia siamo riusciti a fare di peggio con l’anonimato garantito dallo scudo fiscale introdotto dall’allora ministro Tremonti, ai tempi dei governi di Berlusconi. Ma fra rottamazioni varie e voluntary disclosure i condoni sono un argomento bipartisan: sono stati fatti da governi di destra e di sinistra. Stavolta, bisogna almeno ammettere che i Cinque Stelle hanno tentato di fare un po’ di opposizione interna».

Lo Stato, almeno, ci guadagnerà da questo regalone agli evasori?
«Il nostro Osservatorio sui conti pubblici stima che in Italia l’evasione si aggiri attorno ai 130 miliardi all’anno. Un’enormità: il sistema pubblico dell’Istruzione costa ai contribuenti italiani 65 miliardi, la Sanità circa 110. Non c’è sconto che possa alleggerire l’emergenza, la gravità dell’endemica tendenza all’evasione fiscale. E poi questo condono sarà un boomerang che si ripercuoterà negativamente sui prossimi anni».

Perché?
«Prima di tutto l’Agenzia delle entrate dovrà destinare parte del personale, di norma destinato alle ispezioni e ai controlli, alla gestione dei condoni, riducendo quindi le risorse umane disponibili per combattere l’evasione fiscale. In secondo luogo, andiamo verso un rallentamento economico e in queste situazioni le imprese cercano di pagare meno tasse ?per ridurre le spese. Come? Ovviamente evadendo. Ora questo meccanismo ?è incoraggiato dal condono appena approvato».

A suo avviso, non ci sarà alcun effetto positivo per l’erario?
«Quando uno Stato ha bisogno di recuperare risorse, lo può fare in tre modi: alzando le tasse, risparmiando sulla spesa pubblica e riducendo l’evasione fiscale. ?Le tasse non si possono alzare, perché abbiamo un cuneo fiscale fra i più alti d’Europa, la spesa pubblica non è stata tagliata (al contrario sta crescendo) e l’evasione fiscale non viene combattuta. Anzi, c’è il rischio che aumenti».

Un problema cronico, dunque. Ne usciremo mai?
«C’è un unico modo per invertire la rotta: che si diffonda nell’opinione pubblica l’idea che evadere le tasse è immorale. Serve formazione, cultura, etica».

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