La rivoluzione tanto attesa del neodirettore consiste nel creare scompiglio con l'effetto annuncio. Come accade sui social. Dove nessuno legge oltre il titolo

Ciao, sono il popolo del web, non ho veramente la più pallida idea di ciò che stia accadendo ma l’istinto mi dice forte e chiaro che non devo esimermi dal commentare. Così in men che non si dica mentre io penso, si fa per dire, ad alta voce, c’è sempre qualcuno che raccoglie il mio banale non detto e lo trasforma in notizia. Insomma, fatemi aprire bocca a caso e vi solleverò gli ascolti. Sono il popolo del web e se in televisione non c’è più uno straccio d’idea mi chiamano e mi interpellano con uno spazio che con falsa modestia oserei definire immeritato. Nei talk show ho fatto fuori poco a poco quel briciolo di giornalismo che richiede il minimo sindacale dell’informazione e ho bandito le domande al politico di turno. Lo faccio parlare a ruota libera, perché il popolo del web i filtri proprio non li vuole.

Sono talmente cosciente del mio potere che sto creando emulazioni in ogni dove. Persino il neo direttore ritrovato di Rai Due ha talmente capito quanto sia efficace il mio metodo di (non) lavoro che mi imita passo dopo passo: a cosa serve creare ex novo quando basta partire dal titolo che si leggerà il giorno dopo?

Così muovendo i palinsesti come il gioco delle tre carte partono gli annunci: «Basta censure, richiamerò Daniele Luttazzi». Che poi non sia vero neppure per scherzo e che in ogni caso il comico non abbia un accidenti da dire sono solo dettagli. La paginetta è riempita e Carlo Freccero è ben contento. ?E ancora: «Incredibile, “L’ultimo tango” in versione integrale». E anziché pensare al maestro Bertolucci parte subito ?la polemica sul colesterolo del burro utilizzato. Oppure: «Povera patria, c’è il signoraggio bancario». E per adeguarsi alla vulgata comune si infiocchettano bufale qua e là, giusto per restare in tema perché la fake affascina più della news.

Infine: «Clamoroso, torna Beppe Grillo in Rai». E neanche il tempo di appiccicare un po’ di repertorio che scatta l’allerta e, come dicevano le comparse, rabarbaro rabarbaro rabarbaro, il brusio è bello ?e fatto. Insomma il direttore fa finta di avere avuto idee geniali, campa di rendita e cavalca le polemiche. Esattamente come me.

Ciao sono il popolo del web, amo il sovranismo, il razzismo, il qualunquismo. Ma soprattutto sono amato io. E questo, caro telespettatore, ?è un problemino mica da ridere.

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SEMAFORO VERDE
L’Irlanda del Nord, una suora infastidita dal resto del mondo, lo spettro degli attentati, l’esercito inglese ma soprattutto una banda di ragazzine adolescenti in divisa da collegio che tra un ormone e l’altro tirano avanti in una cittadina sperduta. Derry Girl (Netflix) ha un solo difetto: non è ancora uscita la seconda stagione.

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SEMAFORO ROSSO
Ci siamo. Tra una manciata ?di ore comincerà quello che perlomeno sulla carta si preannuncia uno strano Sanremo. E si potrà finalmente chiudere la stagione degli spot promozionali in cui Baglioni rotola dalla scale, si traveste come un bimbo a Carnevale e spruzza qua e là quel profumo di umorismo da campo scuola.

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