L'ex sottosegretario di Forza Italia assolto in via definitiva nel processo per le presunte pressioni a Villa di Briano. Gli restano tre condanne, una in Cassazione e due in primo grado

Prima sentenza di assoluzione in via definitiva per Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario all’Economia del Governo Berlusconi.

La decisione è arrivata dalla seconda sezione penale della Corte di Cassazione, che ha confermato il verdetto di secondo grado assolvendo "Nick ‘O Mericano" e i suoi fratelli, Giovanni e Antonio, titolari della Aversana Petroli srl, la cassaforte di famiglia.

Le accuse andavano dalla estorsione alla concussione, dall’illecita concorrenza con violenza e minaccia, alla calunnia, fino al favoreggiamento personale e al riciclaggio. Tutti reati aggravati dal metodo mafioso.
 
L’inchiesta della Dda della Procura della Repubblica di Napoli era partita nel 2011 dalle dichiarazioni del titolare di una pompa di benzina alle porte di Casal di Principe, Luigi Gallo, che non riuscirà mai a inaugurare quella stazione di servizio.

Secondo la Dda di Napoli e il lavoro dei Carabinieri di Caserta, il motivo era da ricercare nelle pressioni esercitate a vario titolo dai fratelli Cosentino che avrebbero dovuto, di lì a poco, aprire un altro distributore di carburante a poca distanza.

Secondo l’accusa, c’era chi si preoccupa di far pressione e, se è il caso, di minacciare i tecnici del Comune di Villa di Briano che si occupavano della licenza di Gallo, nonché minacce allo stesso imprenditore.
 
Agli arresti finirono imprenditori, funzionari pubblici, anche dipendenti della Q8. Indagata persino un ex prefetto, Maria Elena Stasi, che è stata anche parlamentare di Forza Italia: per lei il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere aveva dichiarato prescritto il reato.
 
Nicola Cosentino, invece, era stato condannato in primo grado a 7 anni e sei mesi. I suoi fratelli, Giovanni e Antonio, rispettivamente a 9 anni e mezzo e 5 anni e 4 mesi. 
 
In appello, nove mesi fa, era arrivata l’assoluzione per tutti gli imputati. Non solo: il grande accusatore, Luigi Gallo, veniva definito «di vacillante attendibilità» dalla Corte di Appello di Napoli nelle 83 pagine di motivazione della sentenza. I ruoli tra vittima a carnefici si invertono: Gallo finisce indagato per calunnia, i Cosentino assolti in via definitiva.
 
Per l’ex sottosegretario, dopo una condanna in via definitiva  a 4 anni per la corruzione di un agente del carcere di Secondigliano dove è stato detenuto, restano al momento due condanne in primo grado: una a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, un’altra a 5 anni per il tentativo di reimpiego di capitali illeciti con l'aggravante mafiosa.