Il tribunale ha archiviato la querela presentata contro L'Espresso per le inchieste sui finanziamenti del Carroccio. Perché il nostro lavoro è di interesse pubblico. E perché ci sono decine di milioni che devono ancora tornare nelle casse dello Stato

I 49 milioni di euro spariti, i finanziamenti all'associazione Più Voci. E poi il Lussemburgo, la Svizzera, i fortunati fornitori di Bergamo e provincia. Nessuna diffamazione nei confronti della Lega e del suo leader Matteo Salvini. Nessuna falsità: solo giornalismo d'inchiesta.

Ora non siamo più soltanto noi a dirlo. Lo ha deciso un tribunale italiano, quello di Velletri, che ha archiviato la querela presentata nei nostri confronti nell'agosto del 2018 dai massimi vertici del partito: Salvini, Giorgetti e Centemero. Ci hanno querelato per le nostre inchieste e hanno perso. Perché, scrive il giudice per le indagini preliminari di Velletri, Gisberto Muscolo, abbiamo «ricercato le notizie, ripercorso gli eventi e tentato di ricostruire, nei limite del possibile, la gestione delle finanze del partito politico Lega Nord». Un argomento di interesse pubblico, ha spiegato il magistrato, perché dei 49 milioni di euro che dovrebbero tornare allo Stato italiano, finora ne sono stati trovati solo 3.

Il caso
Matteo Salvini e la Lega sconfitti dall'Espresso. Il giudice: «Sui 49 milioni tutte notizie vere»
24/1/2020
Il nostro viaggio nei segreti delle finanze leghiste è stato un lungo e faticoso. Passo dopo passo abbiamo raccontato come Salvini abbia usato da segretario federale parte dei soldi della truffa consapevole di quanto stava facendo. Abbiamo ricostruito in che modo la Lega li ha fatti uscire dalle sue casse prima che scattasse il sequestro della magistratura, e quale architettura si è inventato il partito per continuare a incassare denaro nonostante il congelamento dei conti. Bocciato, dunque, il teorema secondo cui avremmo scritto queste inchieste solo per infangare il buon nome del partito e dell’ex ministro.

Nessun accanimento, nessuna linea editoriale ostile al Capitano ex ministro Salvini. Soltanto la ricerca della verità su uno degli scandali accertati più clamorosi della seconda Repubblica: la truffa sui 49 milioni di rimborsi elettorali. Denaro pubblico che dovrebbe tornare nelle disponibilità dei cittadini italiani. E che oggi, a due anni e mezzo dalla sentenza definitiva sulla truffa, non è stato ancora ritrovato.