L'estrema destra di Forza Nuova e il leader dei gilet arancioni si incontrano in un hotel del centro di Milano per sugellare la nuova alleanza. Con loro anche un consulente dello staff di Trump
Il parterre è di quelli che - apparentemente - potrebbero sorprendere. Ci sarà il generale dei carabinieri in pensione, con la passione per la musica. Accanto a lui il leader di una delle storiche organizzazioni di estrema destra, con alle spalle una condanna per associazione sovversiva e tanti anni di latitanza a Londra. E poi l’agitatore delle piazze, con trent’anni di militanza alle spalle, già sorvegliato speciale, legato alle curve, sempre pronto ad alzare le mani con i giornalisti.
Pappalardo, Fiore e Castellino. Forconi e Forza nuova, alleati con l’obiettivo di infilarsi nelle proteste, guidando quel magma di ultras, periferie disperate, disoccupati che ormai hanno poco da perdere sceso in piazza come un fiume.
Le due organizzazioni - il partito di Fiore e Castellino e i gilet arancioni di Pappalardo - si sono date appuntamento per
un convegno in luogo che di rivoluzionario ha molto poco. È l’hotel milanese "Museo dei Navigli", location congressuale con sale medioevali e stanze chic. Per un giorno, almeno, hanno messo da parte la camicia sudata da Masaniello un po’ farlocco per indossare il frac. Il titolo è altisonante, come piace tanto ai populisti di professione: "Patrioti contro il nuovo ordine mondiale". C’è la giusta componente di complottismo e il richiamo alla mobilitazione. E per concludere la kermesse - prevista per il primo novembre - il pubblico, tra forconi e fascisti, potrà ascoltare la "American Symphony" firmata dall’ex generale dei carabinieri, dedicata a Donald Trump.
Si inizia alle 10 del mattino. Il primo passo sarà la presentazione della neonata "Federazione dei movimenti popolari spontanei - comitato Italia libera". Ennesima sigla per gli stessi volti di sempre. Poi il panel più sorprendente. Accanto ai fascistissimi Roberto Fiore e Giuliano Castellino
interverrà Guido "George" Lombardi, sedicente "consulente dello staff di Trump". Insomma, un pizzico di quella America repubblicana profonda che richiama le antiche strategie atlantiste degli anni ’70. Lombardi è un imprenditore emigrato negli Stati Uniti cinquant’anni fa; carriera nel mondo degli affari, matrimonio in tarda età con la vedova di un importante businessman di origine triestina, Frank Lahainer, che lo ha introdotto nel circolo di Mar-a-Lago. E alla fine si piazza nella Trump Tower. Da allora posta foto della famiglia presidenziale ovunque. Cene chic, location sfarzose, papillon e sorrisi da foto opportunity. Per "George" - come ama farsi chiamare oltreatlantico - non è la prima esperienza politica. Anzi, la destra in fondo è sempre stata la sua passione.
Negli anni ’90 girava gli States come rappresentante della Lega di Umberto Bossi. Poi l’innamoramento per Berlusconi. E ora, da qualche settimana, ama presenziare i comizi del fondatore di Terza posizione Fiore.
Fino a qualche settimana fa il generale Pappalardo di Forza nuova non voleva neanche sentire il nome. Quando il 5 settembre scorso Giuliano Castellino partecipò all’organizzazione della manifestazione no-mask alla Bocca della verità a Roma - insieme a QAnon, anti vax e complottasti vari - il fondatore dei gilet arancioni dichiarò in una intervista il suo rifiuto netto per l’organizzazione neofascista. Con loro mai, assicurò. Ora sembra passato un secolo.
Il ritorno prepotente del Covid e, soprattutto, le rivolte nelle strade hanno cambiato scenario e strategia. In un video girato due giorni fa Pappalardo si è presentato seduto al tavolo insieme al braccio destro di Fiore: "Vi presento gli amici che sono venuti a trovarci nella ‘villa della libertà’", ha annunciato, definendo Castellino "un personaggio favoloso". Il curriculum criminale del capo romano di Forza nuova il generale lo ha archiviato velocemente. Nella strategia di infiltrazione della protesta, in fondo, il richiamo all’eversione conta poco per l’ex generale dei Carabinieri. "Nè Fronte rosso né reazione, lotta armata per la Terza posizione", cantava Giuliano Castellino appena tre anni fa, a pochi passi da Senato. Con la maglietta sudata, alzava le tre dita davanti alla celere schierata. "Servi del partito, polizia di Stato", proseguiva. Alzava la voce, si girava, fissava negli occhi con rabbia i giovanissimi poliziotti in servizio di ordine pubblico. Roberto Fiore impassibile guardava il ragazzo che ha visto crescere, suo referente già nel 1997. All’epoca, insieme all’ex Nar Massimo Morsello, stava fondando da Londra Forza Nuova, finanziata con il business della case in affitto in Gran Bretagna. E Castellino era già allora il referente nella capitale. Oggi, accanto al suo leader Fiore, è la figura di spicco nelle manifestazioni romane terminate in guerriglia. Dal Circo Massimo a piazza del Popolo.