La propaganda di Matteo Salvini e Giorgia Meloni batte ogni giorno sugli "extracomunitari che ci ortano il virus". Ma i dati dimostrao che è un falso totale
Un disco rotto, ecco cosa sono diventati Matteo Salvini e la sua cricca. Un disco rotto, una radio sintonizzata su un’unica stazione che trasmette sempre gli stessi “drammi”, sempre nelle stesse percentuali: un tot di sostegno incondizionato alle forze dell’ordine, un tot dai addosso ai carcerati, un tot di ricette economiche del tutto campate in aria, un tot di attacchi al governo e/o agli alleati politici - per Salvini un attacco è sempre un attacco e fa traffico sui social, quindi non va negato a nessuno - e un tot la famiglia, che o è tradizionale o non è. Siamo al cospetto del massimo grado di ottusità e bigottismo su piattaforme moderne che consentono una serie di azioni di cui la maggior parte degli utenti è all’oscuro. Ma c’è un argomento che vince sempre su tutti gli altri, nel senso che se ne può parlare all’infinito, riempiendo la rete di balle infinite, ché le balle puoi raccontarle in tre parole e per smentirle ne servono almeno trenta. Questo argomento è l’immigrazione.
Non è un caso se, facendo un tour tra i post sponsorizzati sulla pagina Facebook di Matteo Salvini, si trovino sponsorizzate non solo le comunicazioni fatte a ridosso delle elezioni regionali dello scorso 20 e 21 settembre, ma anche e soprattutto i video riguardanti l’aggressione che Salvini ha subito a Pontassieve. Ci sono due post sponsorizzati che mostrano un video (sono due post identici) con un investimento rispettivamente fino a 2.000 euro e fino a 899 euro che coprono i giorni dal 13 al 18 settembre. «Mamma mia.......», scrive Salvini. «Nel caos del momento, me l’ero perso. Alle maledizioni e alle minacce di questa “signora” rispondo con il sorriso e con il lavoro, ringraziando tutti per l’affetto e per i 100 Santi Rosari che mi avete mandato in dono da tutta Italia. L’amore vince sempre».
L’amore vince sempre, non ne sono certo, magari altrove sarà vero, ma di sicuro lontano anni luce dagli spazi social di Matteo Salvini. Lì no, lì si ragiona diversamente. Lì va in scena una recita a soggetto in cui cambia il destinatario ma non la pulsione primaria che tutto muove e da cui tutto ha origine: la ricerca costante del capro espiatorio che sia identificabile con quanto di più distante dall’italiano/a medio/a, bianco/a, con famiglia e alle prese con le difficoltà della vita quotidiana ci sia. Se poi agli ostacoli consueti si somma la pandemia, ecco che al gracchiare del disco rotto si aggiunge un nuovo rumore, che sovrasta gli altri perché va a colpire laddove si è senza difese e la razionalità fatica a tenersi salda: la paura di morire, la paura che si ammalino i propri cari, il timore che non ci sia abbastanza posto per poter curare tutti. Così l’untore, colui o colei porta il virus a “casa nostra” non può che essere lo straniero, ancora una volta causa di ogni male.
Il 23 luglio, in conferenza stampa alla Camera, prima di recarsi a Lampedusa, Salvini dice: «Il governo sta importando infetti». E lo stesso giorno le agenzie di stampa diffondono questa sua dichiarazione: «In tempo di virus gli ultimi focolai sono tutti arrivati grazie a questa gente». Giorgia Meloni è sulla stessa lunghezza d’onda e il 29 luglio, alla Camera dice: «[…] dopo i sacrifici fatti dagli italiani per evitare il contagio, consentire a migliaia di immigrati clandestini di entrare violando i nostri confini e poi violare la quarantena. Noi non saremo conniventi con questa furia immigrazionista del governo».
Eppure, proprio sul loro cavallo di battaglia, ovvero la furia anti immigrazionista, i sovranisti di ogni dove mentono e le loro dichiarazioni non trovano riscontro nei numeri; la propaganda sul collegamento tra l’immigrazione e l’aumento dei casi di Coronavirus in Italia è una balla colossale. Secondo uno studio dell’Ispi, su 6.469 migranti sbarcati in Italia tra inizio marzo e metà luglio, l’1,5 per cento era positivo. E l’Ispi aggiunge: «Tutte le persone che sbarcano in Italia sono sottoposte sistematicamente a tampone e messe in quarantena almeno fino al suo esito o, nel caso, fino a negativizzazione del tampone». In ultimo, i dati del Ministero dell’Interno sui migranti presenti nelle strutture d’accoglienza fino a metà agosto ci dicono che i positivi erano solo lo 0,4 per cento del totale dei contagi nel nostro Paese. Eccola qua l’invasione dei migranti positivi al Covid-19 smontata in poche righe. Righe che però bisogna avere voglia di leggere.