Gli uomini sono individui, le donne sono "genere". Ogni settimana un termine commentato da una grande firma
Anche quest’anno celebriamo la Giornata Internazionale della Donna, più spesso chiamandola Festa della Donna, distribuendo mimose e “auguri” non si sa bene per cosa, e non ci fermeremo - non in maniera seria e collettiva - a riflettere né sul significato del gesto né sul perché un genere continui a ricevere attenzione una volta l’anno. Sì, certo, ci saranno i momenti istituzionali e i pensosi incontri pubblici (quelli che sono rimasti, in tempi di Coronavirus), ma nessuno metterà seriamente in dubbio che le donne siano altro che un mondo a parte, portatrici di problemi, di questioni, vittime, simboli, un organismo unico. Insomma: il genere.
Gli uomini, cioè quelli che nessuno sente il bisogno di commemorare o festeggiare, non si sentono “genere”. Gli uomini sono le persone, gli esseri umani di default, i titolari dello sguardo dominante a torto scambiato per neutro, il genere - sì, anche “maschile” è un genere - a cui viene assegnato in automatico il prestigio. Per cui diciamo “infermiera”, ma storciamo il naso davanti a “ministra”. Il femminile svaluta. A che serve? Che importa? Non basta essere bravi? No, non basta, o meglio: alle donne non basta.
Escluse da dirigenze, consigli d’amministrazione, governi, delegazioni, festival, redazioni: quando lo si fa notare le reazioni sono di fastidio, “non si possono scegliere le persone per il loro genere”. “Il genere” oggetto di forzatura è sempre quello femminile. Poi ci sono quelli bravi. Gli altri. Oppure le eccezioni, le rare donne che per fortuna, talento e tenacia sono riuscite a farsi largo in un mondo di cui non hanno scritto le regole. Le celebriamo, perché le altre pensino che se non ce la fanno è colpa loro.
Anche quest’anno celebriamo l’8 marzo per ricordare “il genere” penalizzato, senza fare nulla, ma proprio nulla, perché le donne siano considerate prima di tutto come individui con capacità, intelligenza e uno sguardo necessario, a volte rivoluzionario, sul mondo. Mimose e auguri, dopotutto, impegnano di meno.