Gisella Paccoi si è trasferita da Roma a Middelfart una decina di anni fa, qui lavora come insegnante di italiano e dirige una pubblicazione quindicinale (“Dante racconta”) di scambio interculturale tra Italia e Danimarca.
Un lungo filare di ragazzi tra i 5 e i 14 anni – l’età della scuola dell’obbligo in Danimarca – da questa settimana ha riempito nuovamente le strade: «Chi a piedi, chi in bicicletta, tutti andavano spediti verso la scuola». Pochissimi i genitori: «Qui i bambini, anche i più piccoli, vanno a scuola da soli: solo raramente vengono accompagnati». Così non c’è neanche il problema dell’assembramento fuori dall’istituto o dell’aumento di traffico nei pressi della scuola.
Niente mascherine né guanti, né per gli studenti né per il personale scolastico. Solo un grosso distributore di disinfettante e molta attenzione nel mantenere la distanza minima di sicurezza, che per il governo danese è di almeno 2 metri.
«Anche nelle scuole, si è provveduto a distanziare i banchi. Certo, le strutture scolastiche sono molto grandi, i locali ariosi e luminosi, il numero di alunni per classe è abbastanza ridotto - circa la metà rispetto a quello delle classi italiane - e laddove necessario si è provveduto a dividere gli studenti in gruppi. Le giornate scolastiche non si svolgono esclusivamente dentro le aule, anche le esperienze esterne costituiscono parte integrante della didattica. Per un po’ si faranno i turni per la ricreazione, in modo da non affollare troppo il cortile».
Ma sono tornati tutti o qualcuno ha preferito rimandare? Alcune mamme danesi hanno protestato per la decisione di riaprire le scuole, accusando il governo di usare gli studenti come ‘cavie’ (“guinea pigs”).
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«Innanzitutto qui si parla sempre di genitori e non solo di ‘mamme’ – specifica subito Gisella - È vero che sono stati sollevati dei dubbi e dei dissensi in merito alla riapertura delle scuole, ma le rassicurazioni sulle misure di sicurezza sono state esaustive e hanno tranquillizzato anche i genitori più apprensivi. Stamattina c’erano tutti gli alunni e le lezioni hanno potuto riprendere tranquillamente».
«I danesi adorano l’Italia e gli italiani – racconta – e poi sono un popolo estremamente civile, sono molto accoglienti e rispettano le differenze. Ma quello che più mi ha colpito è il loro profondo senso del dovere: quando parla la Regina obbediscono senza obiettare, anche se si tratta di limitare la propria libertà. Questa è stata la prima differenza che ho notato, rispetto all’Italia».
La Danimarca è uno dei paesi europei in cui il Covid-19 ha provocato meno danni, con meno di 8000 contagi e circa 350 morti. «È stato piuttosto strano trovarsi qui, mentre dall’Italia arrivavano le terribili notizie dell’epidemia, i numeri dei contagi e soprattutto quelli dei decessi. Seguivo la situazione, in Italia vivono ancora la mia famiglia e i miei amici, ma ero qui, dove tutto sembrava più o meno uguale, nessuno girava con guanti e mascherine. Anche quando la Regina ha comunicato alla nazione la necessità delle misure di emergenza, la solita flemma danese ha prevalso sul panico e la disperazione. Alcuni negozi sono rimasti aperti e, seppur molto meno, le persone non hanno smesso di uscire dalle proprie case. Non sono state necessari posti di blocco e sanzioni, tutto è stato affidato al senso di responsabilità dei cittadini: chi è che vorrebbe ammalarsi o far ammalare i propri figli? Nessuno, ovviamente. Le famiglie hanno potuto continuare a camminare in spiaggia o nei parchi, come sono abituate a fare quotidianamente, solo facendo attenzione a mantenere le distanze di sicurezza. Anche quando parcheggiano la bici».
«Non è stato un lockdown particolarmente stravolgente. Anche per quanto riguarda lo studio online e lo smartworking qui sono utilizzati da anni: i compiti li vedi sulla piattaforma web, e se hai bisogno di un documento non vai all’anagrafe ma lo richiedi online» aggiunge Gisella.
«Per i bambini è importante tornare alla normalità, o a qualcosa che vi si avvicini – conclude Gisella – I bambini non sono stati dimenticati neanche durante l’emergenza, è stato anzi realizzato anche un breve cartone animato in cui si spiega con parole semplici cosa è il “corona” e come evitare il contagio. I bambini hanno bisogno di avere spiegazioni e sono perfettamente in grado di assumere piccole responsabilità, come mantenere le distanze e lavarsi spesso le mani. Questo video serve a tranquillizzarli, facendo capire loro che, se ognuno fa la propria parte, presto potranno dire “Farvel Corona!”, addio coronavirus!»