Un'idea per recuperare la montagna di denaro dell'economia sommersa. Senza sanzioni ma investendo su progetti di utilità pubblica
Tra pochi giorni non sarà più possibile fare un pagamento in contanti, né un prelievo di denaro in banca, per una cifra superiore a 1.999,99 euro. Dal 1° luglio, infatti, sarà questa la nuova soglia massima per l’uso del denaro contante, oggi ancora fissata a 2.999,99 euro. Il tetto, poi, verrà abbassato ulteriormente a 999,99 euro dal 1° gennaio 2021, cioè tra 6 mesi: la soglia dei mille euro cash il prossimo anno sarà off limits.
Muteranno - in conseguenza a queste decisioni del governo, prese con l’ultima legge di bilancio - le abitudini di utilizzare soprattutto i contanti come modalità di pagamento? Secondo un’indagine condotta dalla Bce nel 2016, nel nostro Paese circa l’86% dei pagamenti sono effettuati in contanti, il 13% con carte e l’1% con altri strumenti. In futuro, le piccole operazioni potranno continuare ad avvenire usando le banconote, ma l’obiettivo del governo è evidentemente incentivare l’uso della moneta elettronica e, soprattutto, le operazioni tracciabili che non sfuggono all’occhio vigile dell’Agenzia delle Entrate.
«La soglia al contante ha senso se rientra in una strategia complessiva di lotta all’evasione fiscale», dice il professor Enrico Giovannini, presidente della Commissione sull’economia sommersa, che è stata istituita dal Parlamento per redigere ogni anno una relazione «sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva». La commissione presieduta da Giovannini, a partire dai dati dell’Istat e dell’Agenzia delle Entrate, calcola il tax gap: cioè la differenza tra quanto viene effettivamente versato al Fisco e quanto dovrebbe essere incassato. L’Istat stima il reddito sommerso in oltre 200 miliardi l’anno, «il che significa un mancato gettito di circa 110 miliardi: questo è il tax gap», spiega Giovannini. Che aggiunge: «In gran parte, l’evasione fiscale incrementa i consumi. Comunque, lo stock di ricchezza nascosta è enorme».
Il problema è appunto come far riemergere tutto questo denaro sommerso, stimabile in centinaia di miliardi di euro. Un problema comune, paradossalmente, sia per il Fisco italiano, che non incassa nulla dal sommerso, sia per gli evasori fiscali, che non possono utilizzare lecitamente il contante accumulato. L’obiettivo indicato al governo dalla task force guidata da Vittorio Colao (e di cui Giovannini ha fatto parte) è di ridurre l’evasione con varie misure, ma anche di regolarizzare il contante non dichiarato tramite una voluntary disclosure, di cui si potrà beneficiare pagando un’imposta sostitutiva (si ipotizza del 10-15%) e investendo per un periodo di 5 anni una parte consistente (tra il 40 e il 60%) del denaro riemerso «per finanziare progetti utili alla collettività attraverso social bond, oppure investito nell’azienda se si tratta di spa. Inoltre, in caso di incoerenza tra il comportamento successivo e la dichiarazione di riemersione, proponiamo che venga meno anche lo scudo penale previsto», racconta Giovannini.
È una proposta praticabile? Di sicuro, il Fisco italiano avrà qualche problema in più a causa del Covid-19: «È probabile che nel 2020 il tax gap aumenti a causa della crisi della liquidità delle imprese, conseguentemente temo ci saranno meno entrate tributarie», avverte Giovannini. La pandemia ha determinato da un lato un aumento della spesa online (tracciabile, senza evasione dell’Iva) ma d’altro lato, ricorda Giovannini, «durante il lockdown nelle attività essenziali hanno lavorato circa 3 milioni di persone in modo irregolare, di cui un milione nell’agricoltura: un settore vitale per tutti noi, che però sopravvive solo grazie allo sfruttamento di una manodopera irregolare».
Un circolo vizioso, tra lavoro nero ed evasione fiscale, spesso con la partecipazione della criminalità organizzata, e tutto alimentato da pagamenti in contanti. Un circolo difficile da spezzare: intanto, un primo passo è avvenuto trasferendo nei caveau della Banca d’Italia circa 15 milioni di euro (il maggior sequestro di contanti mai avvenuto in Italia) trovati a Milano, nascosti in un’intercapedine da una banda di narcotrafficanti.