La manifestazione vede la regia di Forza Nuova e l'adesione di varie personalità del mondo della destra radicale. E nelle chat riservate c'è anche chi parla della necessità di armarsi perché "le proteste pacifiche non servono"

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Era passata meno di una settimana dalla condanna in primo grado per rapina aggravata. Giuliano Castellino, a capo delle falangi di Forza nuova nella capitale, era già pronto a rilanciare la piazza e la mobilitazione.Imputato per l’aggressione dei cronisti de L’Espresso Federico Marconi e Paolo Marchetti al cimitero del Verano il 7 gennaio 2019, è l’uomo chiave di Roberto Fiore a Roma. Il 13 luglio scorso era pronto a rilanciare l’appello a scendere in piazza il prossimo 5 settembre. Il nemico? La “dittatura sanitaria”, l’OMS, definita dal leader dell’organizzazione neofascista come una nuova Spectre. «Non portiamo mascherine, neanche tricolore, sono un bavaglio», spiega Castellino davanti alla telecamera di Max Massimi, attivista del confuso magma del movimento negazionista del Covid. Anti mask, anti vax, complottista convinto: «Non conosciamo distanziamento sociale - prosegue Castellino - ci abbracciamo, siamo vicini, non ci facciamo distanziare perché con le antenne 5G ci controlleranno meglio, non ci faremo vaccinare, perché noi il microchip sotto pelle per essere controllati H24 non lo mettiamo, ci opponiamo».

Per Forza Nuova è appena una delle tante occasioni per agganciare nuovi adepti. Quattro anni fa puntava alle periferie romane al grido di “case agli italiani”. Si alleava con i tassisti negli scontri a piazza Montecitorio. Sfilava cantando l’inno di Terza posizione a due passi dal Senato contro lo Ius soli. Organizzava, lo scorso giugno, le tifoserie più violente al Circo Massimo, pronte ad assalire con bottiglie e petardi i giornalisti. Da quando il Covid ha bloccato l’Italia, Forza Nuova sta puntando a ritagliarsi uno spazio di visibilità nella galassia del complottismo, cresciuto - ça va sans dire - in rete. Conoscono la logica della piazza, possono contare su quadri cresciuti politicamente negli anni ’70. Hanno con il tempo acquisito la capacità camaleontica di creare sigle nuove per battaglie antiche. E, soprattutto, riescono a tessere alleanze. Castellino ha sbandierato in rete la lettera di adesione alla manifestazione del 5 settembre firmata (almeno apparentemente) da monsignor Carlo Maria Viganò, il discusso ex nunzio apostolico negli Usa che due mesi fa ha scritto al presidente Trump, dicendosi pronto a sostenerlo. Ha poi raccolto l’adesione di Giulio Occhionero, l’ingegnere nucleare condannato per intrusione informatica, di Vittorio Sgarbi, di Diego Fusaro e di Carlo Taormina.

Una piazza magmatica
La piazza del 5 settembre non sarà, però, quella di Forza Nuova. O almeno non solo. «È difficile capire cosa accadrà - spiegano fonti investigative a L’Espresso - c’è in atto un tentativo di coordinare, ma fino ad oggi non ci sono mai riusciti, finiscono sempre per litigare tra di loro. Però oggi nulla è escluso, ci sono schemi diversi».

Per ora il movimento più noto, i gilet arancioni eredi dei Forconi, ha deciso di non partecipare alla kermesse del 5 settembre. L’ex generale dei carabinieri che guida il gruppo si è tirato fuori, puntando il dito proprio contro Forza Nuova: «Sono dei mistificatori e sono dei violenti, io appena sento Forza Nuova mi ribolle il sangue!», ha spiegato in un video messaggio inviato a quello stesso Max Massimi che lanciò l’appello di Castellino un mese e mezzo fa. Protagonismi esacerbati - tratto tipico del populismo di destra -, lotta feroce per conquistare la leadership, personalità a volte borderline, sono le caratteristiche ormai storiche che accompagnano le periodiche manifestazioni di questo genere.

L'appuntamento del 5 settembre è in gestazione da almeno due mesi. Il 3 luglio scorso l’ex capogruppo del Popolo delle libertà nel consiglio regionale dell’Emilia Romagna Gianguido Bazzoni - condannato in primo grado lo scorso anno nel processo sulle “spese pazze” in Regione - ha registrato il dominio popolodellemamme.it, divenuto uno dei punti di riferimento digitali della kermesse. Raggiunto dall’Espresso, Bazzoni ha confermato la registrazione, spiegando però di averla fatta per conto di altri: «Me lo ha chiesto Gianmarco Landi di Imola Oggi». Ovvero una delle più note testate digitali dell’area della destra radicale.

La scelta del tema delle madri che scendono in piazza per la difesa dei figli (dai vaccini, dalle mascherine, dalla medicina ufficiale), apparso fin dall’inizio, è caratteristico di questo tipo di movimento in tutta Europa. È stato anche il tratto distintivo dei no-vax in passato. L’iniziativa si è poi diffusa attraverso una costellazione di pagine e gruppi Facebook nati, più o meno spontaneamente, negli ultimi mesi, caratterizzati tutti da diverse teorie del complotto: dalla “dittatura sanitaria”, al 5G, dai vaccini che provocano l’autismo ai microchip che i governi - anzi, il “governo mondiale” - vorrebbero inoculare nella popolazione.

Che armi abbiamo?”
Un canale particolarmente attivo nella propaganda in rete di questo magma sovranista è il gruppo Q-Anon. Nato negli Stati Uniti durante l’ultima campagna presidenziale, vede come nemico una sorta di rete di pedofili pronta a catturare e a sacrificare bambini in ogni parte del pianeta. In Italia è presente con alcuni gruppi Facebook (Veleno Q Italia Anon Group, un migliaio di follower) e Telegram (QAnons Italia, 5.500 iscritti al canale).
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Questo gruppo appare oggi come il più oltranzista. E pericoloso. Sulla pagina Facebook, a commento dei video della manifestazione di Berlino, alcuni utenti hanno postato: “Gavettoni di benzina e un accendino si fa presto a farsi strada” e “Le proteste pacifiche non servono”. Nel canale Telegram ci sono alcuni riferimenti inquietanti: “Che armi abbiamo?”, chiede un utente il 31 agosto. “Nel frattempo bisognerebbe fare come gli statunitensi, temo, cioè comprare armi a tutto spiano, legalmente, e imparare ad usarle”, commenta un altro iscritto. Un tale Melo pubblica la brochure di una pistola a salve; un altro utente risponde: “Mmmmm a salve non è molto utile, se rientro in Italia compro una Tanfoglio, per cominciare, qui ho un amico super esperto, ne ha una (oltre a VARIE altre pistole e fucili) e va molto bene”. “Basta modificarla”, è la risposta. Nessuno tra gli amministratori del canale interviene.

Il gruppo QAnon italiano non nasconde i riferimenti alla peggior cultura antisemita. Il 20 agosto scorso sul canale è stato postato il testo classico del razzismo antiebraico, “Il Protocollo dei Savi di Sion”. Abbondano poi i video su ogni tipo di complotto “giudaico-massonico” e sulla Open Society di George Soros.
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La guerriglia sui social
“Sei stato scelto per aiutare a servire il tuo paese”. Inizia così un messaggio di QAnon diffuso in rete il 24 giugno scorso. Si intitola “Benvenuto nel campo di battaglia digitale. Insieme vinceremo” ed una chiave di estremo interesse per capire la strategia social del magma sovranista. “Mai ritirarsi dal campo di battaglia (Twitter, Facebook). Usa altre piattaforme come forma di comando e controllo centralizzato”, è la prima indicazione contenuta nel documento. Seguono poi indicazioni per i militanti digitali, ovvero quell’esercito di influencer, troll, attivisti che caratterizza il movimento pronto a scendere in piazza il 5 settembre: “Organizza e collega”, “Supporta il ruolo degli altri soldati digitali”, “Impara l’arte del camuffamento, se chiudono o sospendono l’account principale, usa quello secondario”, sono alcune indicazioni.
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Chiavi che permettono di capire come l’”information warfare”, ovvero la guerra dell’informazione - pilastro della crescita dei nuovi movimenti di estrema destra - sia fortemente influenzata e diretta da modelli ben precisi. Sicuramente un mondo caotico, frammentato, apparentemente “spontaneista”. Ma con mani precise ed esperte pronte a guidare.