Cultura
settembre, 2020

Addio Enzo Golino, intellettuale a tutto tondo

Giornalista e critico letterario, è stato per tanti anni vicedirettore dell'Espresso. Lo vogliamo ricordare ripubblicando un suo editoriale del 1987 che parte dalla controversa questione dell’ora di religione nelle scuole italiane, per riflettere sulla laicità dello Stato

È morto a Roma, dopo un a lunga malattia Enzo Golino. Era nato a Napoli nel 1932. Giornalista, critico letterario, Golino aveva lavorato alla Rai, ai servizi culturali, al 1962 al 1975. Poi era stato responsabile delle pagine culturali di Repubblica e del Corriere della Sera, prima di passare all’Espresso dove per anni ha ricoperto la carica di vicedirettore.

Intellettuale a tutto tondo, attento ai rapporti tra letteratura e società, Golino era di quei napoletani freddi, che nascondono la passione culturale, civile e politica dietro i modi eleganti e distaccati dell’ironia.

Tra i tanti articoli che ha firmato per il nostro settimanale, ripubblichiamo un editoriale del 1987 che parte dalla controversa questione dell’ora di religione nelle scuole italiane, per riflettere sulla laicità dello Stato.
Alla moglie Mimma e ai figli Andrea e Claudia l’abbraccio della redazione dell’Espresso.

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LA RELIGIONE NON PUO’ IMPORRE LA RELIGIONE
di Enzo Golino (1987)

È un brutto segno quando la religione diventa un affare di Stato da dirimere secondo le regole della Realpolitik. Una disputa come quella in corso fra lo Stato italiano e la Chiesa sull' ora di religione nelle scuole della Repubblica evoca fantasmi concordatari che sembravano seppelliti e suscita il pericoloso rigurgito di opposti integralismi. Una confessione religiosa deve garantire la pratica dei propri fedeli in presenza di regimi totalitari, di gulag ideologici: è un suo diritto, una esigenza vitale per scongiurare il dissolvimento dei valori che le appartengono, non è questo il caso di un paese come l'Italia dove, caduto i fascismo, ogni libertà dei cittadini è garantita dalla Costituzione e l'ipotesi di un “compromesso storico” fra il partito cattolico per eccellenza e il partito comunista aleggia da anni, con alterna fortuna. sulla scena politica.

Il tentativo del Vaticano, a volte ovattato a volte brutale, di trasformare la religione cattolica in religione di Stato, si fonda probabilmente anche sul fatto che circa il 90 per cento degli studenti si sono dichiarati favorevoli a frequentare l'ora di religione (d'accordo con le rispettive famiglie). È una fin troppo facile profezia che questa maggioranza, vantata come schiacciante e confermata da un recentissimo sondaggio nazionale, si dissolverebbe rapidamente, riducendosi a quantità di gran lunga inferiore, se quell'ora fosse collocata all'inizio o alla fine della giornata scolastica. Esiste un conformismo collettivo, un "effetto gregge" in questo tipo di risposte, che sarebbe davvero sbagliato trascurare. Un altro elemento da valutare è il modo in cui viene insegnata la religione nelle nostre scuole. Ai fini dell'apprendimento, si tratta di tempo sprecato, di un rapporto fra professori e alunni che, salvo eccezioni, si svolge sulla base di genericità etiche e di approcci modesti allo straordinario patrimonio della cultura religiosa. Non a caso, come riferisce Sandro Magister nel servizio che pubblichiamo a pagina 14, prestigiosi intellettuali cattolici e laici ritengono che scuola e religione possano coesistere: a patto che la Pubblica Istruzione promuova un insegnamento storico-critico della materia, svincolato dal controllo ecclesiastico. Magari cominciando dalla cosiddetta ora alternativa che appare una iniziativa quanto mai confusa. Quel che si deve respingere senza mezzi termini (la Dc saprà dimostrare autonomia laica e senso dello Stato?) è l'ingerenza vaticana nell'organizzazione del curriculum scolastico.

Altra cosa è infatti la questione concordataria, di ovvia pertinenza anche della Chiesa, e sulla cui arretratezza rispetto alla situazione politica e sociale dell'Italia di oggi si registra un consenso piuttosto esteso, In una eventuale e augurabile revisione del nuovo Concordato, firmato appena tre anni fa da Bettino Craxi nella qualità di presidente del Consiglio, converrà dunque che Stato e Chiesa ricordino almeno due massime del severo Tertulliano, il padre della teologia occidentale: «Non fa certo parte della religione imporre la religione»; «La religione di un uomo non è di danno né di aiuto a un altro». Viviamo in un tempo che non giustifica l'immagine della religione come “oppio dei popoli” o come ” una delle forme dell'oppressione spirituale”. Questo dato incontrovertibile rende ancor più anacronistico il clima da crociata instaurato dal pontificato wojtyliano nell'occasione che stiamo discutendo. Un clima strumentale, voce di un potere che tende a intimidire le coscienze, ma in stridente contrasto perfino con la sensibilità che il sinodo dei vescovi, attualmente in corso, dimostra nei confronti di un problema serio, e cioè la valorizzazione della laicità nella Chiesa.

(Pubblicato sull’Espresso dell’11 ottobre 1987)

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