Chi sono i complottisti di QAnon (e perché tifano per Donald Trump)
Sono convinti che ci sia un complotto sanguinario globale ordito dai democratici e con in mezzo gli immancabili Soros, Bill Gates e il “deep state”. E adesso possono far sentire il loro peso nella campagna elettorale
«Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti, senti solo che c’è», disse oltre vent’anni fa Morpheus al giovane ingegnere informatico Neo nel film Matrix: «Matrix è ovunque è intorno a noi. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità che sei uno schiavo. Ma nessuno di noi è in grado di descrivere Matrix agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi cos’è».
Vent’anni più tardi, quelle parole, che hanno marcato l’inizio della nostra epoca digitale, si sono staccate dal grande schermo per infilarsi nei social network, dove si sono nutrite di paure e frustrazioni, per crescere e incarnarsi in culti e sette che la pandemia ha amplificato, e tra le quali una, nata negli Stati Uniti tre anni fa, oggi con milioni di seguaci, è sul punto di diventare movimento globale, pesando sulle scelte politiche dei cittadini.
Loro, gli adepti, si definiscono credenti di “QAnon” o “AnonimoQ”, dove con Q si intende il livello di autorizzazione richiesto per avere accesso alle informazioni top secret all’interno del ministero dell’Energia Usa. «Si tratta di una gola profonda che trasmette al pubblico di lingua inglese delle informazioni riservate su ciò che succede dietro le quinte della politica e poi lascia ai lettori l’incarico di investigare e verificare se quello che ha detto è plausibile o meno», spiega in un video sul sito italiano di QAnon Stefano Fait, seguace della setta e collaboratore esterno di Skopia, una start up dell’università di Trento che si occupa di intelligence strategica. Q e coloro che scrivono sotto questo pseudonimo apparso per la prima volta sulla piattaforma 4chan nel 2017 (poi su 8chan e ora su 8kun) rivendicano di avere accesso a informazioni riservate sul governo degli Stati Uniti che diffondono tramite indizi. Questi vanno cercati e scoperti da chi non si rassegna a essere imboccato dalla stampa mainstream e vuole invece cercare la verità da solo. «QAnon è un catalizzatore spirituale, sociale e politico», continua Fait: «Ti obbliga a ragionare in modo espansivo, a interrogarti e a rivedere capisaldi e valori del tuo pensiero. C’è una forma di maturazione collettiva in chi segue questa fonte e questo indipendentemente dal fatto che le tesi vengano poi confermate».
La tesi di fondo, condita da toni antisemiti e razzisti, è che le élite globali - “lo stato profondo” - abbiano ordito un complotto per ingannare il popolo e mantenere il potere sul mondo. In questo contesto, guidate dai soliti nomi ripetuti dai cospiratori di mezzo mondo - Hillary Clinton e Bill Gates in America, George Soros e Angela Merkel in Europa – le élite avrebbero anche allestito un traffico di bambini da servire a pedofili di vario genere e studiato un metodo per allungare la propria vita sottraendo sangue giovane a poveri ignoti. Ma, avverte Q, la rivincita è imminente: presto arriverà la “tempesta purificatrice”. Trump è il predestinato che riporterà la libertà e la giustizia e punirà, a volte tramite tribunale militare, tra i giubili di questi rivoluzionari del nuovo millennio, il vecchio e perfido ordine del mondo. I guerrieri di Qanon si sono sentiti in dovere di difendere Trump, anche a mano armata, inscenando un assalto al palazzo del Congresso di Washington il giorno in cui i suoi membri si erano riuniti per ratificare in vai definitiva la vittoria di Joe Biden alle presidenziali del 3 novembre. Il tentativo quasi surreale di golpe, incoraggiato da settimane di Tweet, denunce immotivate di brogli e comizi di Trump, è fallito ma rimarrà impresso negli annali e nel DNA della democrazia americana.
La violenza collettiva è parte integrante dell’ideologia del movimento, come già aveva avvertito l’FBI nel 2019 quando definì QAnon una minaccia terroristica interna. Ma Trump, sollecitato più volte sul tema, non ha mai ripudiato il movimento e le sue teorie. Ha invece flirtato con i suoi sostenitori che ha definito «persone che amano il nostro Paese», finendo per legittimarne le tesi cospiratorie e renderle parte della nuova retorica repubblicana all’alba delle elezioni presidenziali 2020. Che potrebbero per alcuni tra i più rabbiosi trasformarsi in un’occasione per esercitare la violenza offline.
Di Marjorie Taylor Greene, la neoeletta deputata georgiana, che, insieme ad altri 18 candidati repubblicani è grande sostenitrice di QAnon e che vorrebbe prendere posto nel Congresso a mano armata, il presidente americano ha detto che è «una donna forte e in gamba, una futura star repubblicana». Un passato di razzismo e islamofobia, capelli biondi e muscoli in vista sui social media, nel 2016 fu tra i maggiori divulgatori della celebre teoria del PizzaGate, punto di partenza di QAnon. Con l’obiettivo di screditare Hillary Clinton, fu diffusa in rete l’idea che diversi membri del partito democratico usassero la pizzeria Comet Ping Pong di Washington come base dei loro traffici di bambini tanto che un uomo, armato fino ai denti, guidò oltre 300 chilometri per andare a salvare i bambini dalla cantina-prigione del locale. Sparati tre colpi senza ferire nessuno e scoperto che la pizzeria non aveva nemmeno una cantina, l’uomo si arrese alla polizia ma l’evidente falsità di quella teoria non scoraggiò gli adepti che a oggi continuano a chiedere addirittura la morte dell’ex candidata presidenziale. «Hanno cominciato inglobando la bufala del PizzaGate e poi si sono lanciati in nuove tesi che rafforzano gli impulsi anti-sistema dei simpatizzanti», dice Virginia Padovese, managing editor per l’Europa di Newsguard, un’organizzazione americana che si occupa di verificare la veridicità delle informazioni che circolano in rete: «Tra pandemia ed elezioni americane questo è un anno particolarmente caldo».
Negli ultimi mesi gli articoli e i post su Qanon sono cresciuti esponenzialmente, estendendosi dagli Usa all’Europa. Lo scorso luglio Twitter ha deciso di intervenire, chiudendo settemila account. Poco dopo Facebook e Tiktok si sono adeguati, e ora e le chat come Telegram sono diventate i nuovi social su cui cercare gli “indizi” di Q. «Il “grande risveglio” non è solo americano ma è un’esperienza collettiva trasformativa dell’intera umanità, con persone che diventano sovrane perché si assumano la responsabilità delle proprie decisioni che si vanno a cercare anziché masticare informazioni del fast food dei giornali», dice Fait.
La Germania, insieme a Inghilterra e Italia, dove le tesi di QAnon sono sostenute dalla parlamentare ex 5Stelle Sara Cunial, è il Paese europeo in cui il culto si sta diffondendo più velocemente. Solo pochi giorni fa tra i manifestanti contro le mascherine che hanno tentato di fare irruzione nel Bundestag, il parlamento tedesco, molti indossavano i gadget di QAnon: dalle T-shirt con le grandi Q rosse ai cappellini con la scritta “WWG1WGA”, ovvero “Dove andiamo uno, andiamo tutti”. Per gli adepti europei la grande mobilitazione è iniziata con un tweet del novembre 2018 in cui Trump, dopo varie critiche al presidente Emmanuel Macron, scriveva «Make France Great Again»: il segnale per i patrioti francesi di organizzarsi contro la cricca nefasta di Macron. «Nel giro di pochi giorni è partito il movimento dei gilet gialli e non è stato un caso», sostiene Fait, che poi aggiunge: «Ma il grande trionfo dell’operazione in Europa sarà la Brexit, che avverrà senza un accordo per consentire alla Gran Bretagna di liberarsi dalle catene di Bruxelles».
Brexit. No Covid. No Mask. No Vax. No BLM. No 5G. Pur essendo di stampo fortemente americano, il movimento sta riuscendo a inglobare svariate teorie internazionali accumunate dal rigetto del pensiero dominante e dalla rivendicazione di un’assoluta libertà dell’individuo, dando voce a gruppi a geometria variabile, con diversi lati in comune ma non sovrapponibili: dagli estremisti di destra, fucile in braccio e odio verso gli immigrati, alla comunità evangelica, attratta dal tono nazional-cristiano e dalla condanna dell’ideologia liberal.
«È come se tante teorie diverse fossero state raggruppate insieme sotto un unico ombrello, costruendo una controcultura ben identificabile in cui tanti si possono riconoscere», ha spiegato alla Mit Technology Review il celebre autore evangelico Ed Stetzer. Anche perché l’offerta di Q, che tratta la realtà come un gioco di ruolo globale online, in cui le frustrazioni quotidiane sono ricomposte e convertite in una ricerca insieme individuale e collettiva della verità, è molto allettante. Come lo era quella che fece Morpheus a Neo in Matrix, quando lo invitò a scegliere tra la pillola blu e la pillola rossa: «Pillola blu fine della storia. Domani ti sveglierai nel tuo letto e crederai quello che vorrai. Pillola rossa rimarrai nel Paese delle Meraviglie e vedrai con i tuoi occhi quanto è profonda la tana del bianco coniglio». Blu o rosso: una scelta tra presunta falsità e pretesa verità. Tra schiavitù percepita e libertà anelata. Tra voto democratico e repubblicano.