Tra le cose che ci siamo persi in questo sciagurato 2020 è c'è anche il non avere celebrato degnamente i quarant’anni dall’uscita di “Altri libertini”
Era il 1980 quando per i tipi di Feltrinelli uscì in Italia “Altri libertini”, libro d’esordio di Pier Vittorio Tondelli. In un amen il volume conobbe un enorme successo di pubblico, ma poco dopo l’arrivo in libreria venne sequestrato con l’accusa di oscenità e oltraggio alla pubblica morale: così decise il pretore dell’Aquila in seguito alla denuncia di un signore che si ritenne offeso dalle bestemmie nel testo e in definitiva dallo stile della scrittura di Tondelli, che nato e cresciuto nella sua Correggio aveva imboccato la via Emilia per arrivare a Bologna – all’epoca la città del Movimento, dove tra gli altri incontrò Andrea Pazienza – e da lì all’America narrata dai Mostri Sacri di quella tradizione letteraria, che da Mark Twain in poi avevano appreso l’arte di usare il linguaggio dell’uomo della strada ricreandolo sulla pagina: a cominciare da Hemingway, che sosteneva di avere ricevuto il Nobel per la Letteratura all’indomani della pubblicazione di Il vecchio e il mare perché quello era il solo tra i suoi romanzi in cui non comparisse la parola “merda”.
Così, nei sei capitoli di quello che per Tondelli era un romanzo e che certi critici si ostinarono a catalogare come una raccolta di racconti, dovevano certo essere saltate agli occhi del pretore dell’Aquila non poche parole “oscene”, presenti peraltro in tanti classici da Catullo in poi. Per tacere dei passaggi in cui ci s’imbatteva in scene di sesso, descritte per una volta senza metafore e infingimenti.
Sta di fatto che la casa editrice di via Andegari fece ricorso e “Altri libertini” venne assolto dalle accuse, tornando a circolare liberamente e a incontrare nuovi lettori, soprattutto tra i giovani: che si riconoscevano nei personaggi, capaci d’incarnare il malessere e la vorace oscurità di vivere della generazione che venne a trovarsi suo malgrado ad avere vent’anni proprio a cavallo tra gli anni di Piombo e il cosiddetto riflusso, un ottovolante fatto di sangue, eroina, cartapesta e lustrini.
A colpire molti fu l’operazione linguistica dello scrittore: tutt’altro che improvvisata, come apparve agli occhi di chi giudicò “Altri libertini” alla stregua di un passeggero fenomeno di costume, ma al contrario frutto di un lavoro di ricerca coraggioso e raffinato. Tondelli era riuscito arbasinianamente a mischiare l’alto e il basso, contaminando la lingua della letteratura con quella del fumetto, della musica e del cinema ma anche con termini gergali e dialettali e di fatto anticipando fenomeni che sarebbero apparsi all’orizzonte solo parecchi anni dopo. È un peccato non avere celebrato degnamente i quarant’anni dall’uscita di “Altri libertini”, inserito nel 2005 tra i cinquanta libri più importanti dei primi cinquant’anni della casa editrice Feltrinelli e riedito all’epoca con la copertina dell’edizione originale. Caro Pier Vittorio, noi che ti dobbiamo qualcosa come lettori (e non solo) ti saremo eternamente grati.