Una Washington blindata per il timore di attentati terroristici da parte dell’estrema destra, dà il buongiorno alla nuova amministrazione. «Vogliamo tornare alla normalità, è da quattro anni che non abbiamo pace»
Passeggiando verso l’entrata della stazione di Mount Vernon Square a Washington, a due dozzine di isolati dal Campidoglio sigillato dalle misure di sicurezza, a dare il buongiorno alla nuova amministrazione Biden e a proteggerne l’inaugurazione sono sette agenti della guardia nazionale armati fino ai denti. Mitra in vista, sguardo attento, atteggiamento cordiale, salutano i passanti come se volessero scusarsi di essere lì. Scendendo dalla metropolitana verso Enfant Plaza, ultimo punto di accesso prima del Campidoglio ripercorrendo il Washington Memorial da sud-ovest, una piccola folla intimidita e infreddolita segue da lontanissimo i rumori della cerimonia. C’è chi beve da un termos di caffè, chi litiga con un sandwich e la mascherina. Sono tutti senza parole per la presenza delle imponenti barriere che circondano la zona rossa della città, divisi tra silenzi e fotografie agli agenti di sicurezza. Sono il popolo di Joe Biden. Pacati. Tranquilli. Cautamente speranzosi.
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«Vogliamo che Washington torni a essere una città normale, tranquilla, semplice da vivere», dice Josh, un ragazzo sulla quarantina che scruta attraverso la grata il Campidoglio. Ha sostenuto Elizabeth Warren alle primarie dei Democratici, che dice quasi di non ricordare nemmeno più. Ha votato Biden sperando nel ritorno della normalità. «È da sei mesi che qui non abbiamo pace», aggiunge, ripercorrendo gli scontri successivi alle proteste di George Floyd, la scorsa primavera, Donald Trump che si fa fotografare con la Bibbia in mano e l’insurrezione del 6 Gennaio. Poi si corregge: «Anzi, è da quattro anni che non abbiamo pace, non sei mesi».
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Una manciata di pareti di metallo e filo spinato e diversi isolati di distanza da Enfant Plaza, intanto, si fa la storia. Kamala Harris, prima vice presidente donna degli Stati Uniti giura sulla bibbia di Thurgood Marshall, primo giudice afroamericano della storia della Corte Suprema. Di fronte a lei, Sonia Sotomayor, prima giudice di origine ispaniche a celebrare una cerimonia di insediamento di una vice presidente. Ci sono tante prime volte nell’ingresso di Harris alla Casa Bianca. Ce ne sono molte meno quando tocca a Joe Biden, che a Washington ci va e ci torna da quasi quarant’anni e che nel suo discorso sobrio, pacato, normale, dignitoso, quasi da parroco della domenica, con continui riferimento a Dio, alla Bibbia e alla Costituzione, chiede agli americani di aiutarlo a ritrovare l’anima perduta del Paese.
«Oggi non celebriamo la vittoria di un candidato ma della democrazia, che è preziosa e fragile, ma oggi ha vinto», ha chiosato Biden. Che ha chiesto di fermare “la guerra incivile” per evitare che si arrivi a una civile, ha esortato “all’unità perché senza quella non c’è pace”. Ha di nuovo celeberato gli americani che hanno perso la vita di Covid-19 promettendo nuove misure per uscirne il prima possibile. Nella Washington delle persone di Enfant Plaza, dove si sentono solo i suoni delle trombe dell’inaugurazione e gli applausi da lontano dei pochi che vi hanno partecipato davvero, con il Campidoglio all’orizzonte, gli intimiditi e sobri sostenitori del pacato neo-Presidente ripetono convinti le parole di Biden. Temono per il loro Paese e per la tenuta della loro città. Ma oggi tornano a sperare in Stati Uniti migliori.
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«Noi, bloccati qui dietro a una parete installata dalla guardia nazionale: mi fa sembrare di essere in gabbia», dice Lily, una giovane attivista Black Lives Matter afroamericana che è giunta fin dal Minnesota per vivere Kamala Harris giurare sulla Bibbia per la sua vicepresidenza. «E quelle gabbie mi ricordano quelle che abbiamo visto al confine, ti ricordi? Alla fine Trump è riuscito a far giungere quel cinismo fino alla capitale del nostro Paese». Una capitale che però, ora, può fare un sospiro di sollievo. Il timore di attentati terroristici da parte dell’estrema destra, nella giornata dell’inaugurazione, è stato spento dalla presenza dei 25mila agenti della guardia nazionale e un’operazione di sicurezza senza precedenti per l’insediamento di un Presidente.
Dopo la cerimonia di giuramento, Joe Biden e Kamala Harris hanno ricevuto i doni da parte dei leader del Congresso, la Speaker della Camera Nancy Pelosi e il leader repubblicano in Senato Mitch McConnell su tutti, in Campidoglio. Sullo sfondo, una bandiera americana. Nell’aria, un po’ di retorica istituzionale e ritrovata normalità.
Non era scontato accadesse quattordici giorni dopo quel 6 Gennaio, quando proprio quelle sale, dove ora sono celebrati i nuovi inquilini alla Casa Bianca, erano state violate dai sostenitori di Donald Trump. In un tentativo di insurrezione fallito, certo, da cui però le persone di Washington sembrano iniziare il loro lento percorso di guarigione soltanto da oggi.