L’esodo dell’umanità su Marte, annunciato da Elon Musk, rimanda alla tradizione biblica. Già il profeta Josaphar previde «il grande volo degli uomini oltre le montagne di Bahel», e «il grande schianto in fondo alla Valle del Betsàr». Secondo alcuni biblisti, il fatto che non esistano né i monti di Bahel né la valle del Betsàr è la prova certa che il profeta Josaphar alludeva a un altro pianeta: dunque sicuramente a Marte, come sostiene Amon Task, anch’egli biblista e cognato di Elon Musk.
I preparativi Nel frattempo fervono i preparativi. Per ora prenotare un biglietto per Marte costa intorno al miliardo e mezzo di dollari, sola andata, ma entro pochi anni Musk conta di varare voli low cost a circa mezzo miliardo, con solo bagaglio a mano, tuta spaziale a carico del passeggero e scalo di sei mesi sull’asteroide Sifone, ricco di ossigeno ma povero di macchinette automatiche per il caffè e le bibite.
La polemica «Costosissimo, tecnologicamente avventato, dall’esito incerto»: il tweet dello scienziato John Herpert, considerato il massimo esperto mondiale di voli interplanetari, ha sollevato un putiferio, costringendo lo stesso Musk a intervenire per controbattere. Ma in un secondo tweet Herpert ha chiarito che si riferiva all’abbonamento a Dazn, e l’incidente è rientrato.
L’astronave Ma come saranno le astronavi che ci porteranno tutti su Marte? Le illazioni, alimentate dalla fama di imprevedibile genialità di Musk, si sprecano. C’è chi ipotizza vere e proprie città volanti, in grado di trasportare un milione di persone per volta, stipate come galline in cabine anguste, rimpinzate di cibo e stordite dagli animatori per tenerle buone. Ma Musk non risulta socio di compagnie di navi da crociera. La strada opposta è quella di mini astronavi monoposto: il modello gonfiabile è già stato visto in prova e se non incontra meteoriti aguzzi pare riesca ad arrivare almeno a metà strada prima di sgonfiarsi.
La fusione Altre fonti, molto vicine a Musk, lasciano intendere che quest’uomo formidabile intenderebbe trasformare l’intero pianeta Terra in astronave, applicando potentissimi razzi all’Equatore. In pochi mesi la Terra, senza scomodare nemmeno uno dei suoi abitanti, arriverebbe a pochi chilometri da Marte e i due pianeti sarebbero oggetto di una vera e propria fusione: con un pratico sistema di cavi e carrucole l’intera civiltà umana potrebbe essere trasferita sul pianeta rosso. In caso di un malaugurato impatto tra i due pianeti, si rovinerebbe solo uno dei due emisferi terrestri e l’altro resterebbe intatto. Sono in corso trattative segrete tra i diversi Stati per stabilire chi deve sopravvivere e chi scomparire. La discussione appare molto tesa e dunque non si esclude di ricorrere al sorteggio.
Su Marte In assenza di servizi igienici, gli ambientalisti temono che i crateri di Marte diventerebbero in breve tempo dei veri e propri cessi a cielo aperto. Ma Musk assicura che i suoi polverizzatori di escrementi risolveranno il problema già all’arrivo di primi coloni, che devono però avere l’avvertenza di posizionare il sedere almeno a venti centimetri dal polverizzatore. Ovviamente, tutto sarà governato dall’intelligenza artificiale: dalla coltivazione degli ortaggi nelle campane di vetro all’allevamento del bestiame sottovuoto, dall’architettura iper-razionalista senza finestre e senza porte (non si entra e non si esce, si morirebbe subito asfissiati) agli stadi a due posti per assistere alle partite di ramino marziano (i semi sono solo tre, per alleggerire i mazzi di carte e renderli più trasportabili nei voli galattici).
L’opposizione Si sta già diffondendo a macchia d’olio il movimento noMars, contrario all’obbligo della fuga di massa su quel pianeta affascinante, ma privo di qualunque comfort. Musk parrebbe comunque disposto a non irrigidirsi sull’obbligo: chi vuole potrà rimanere quaggiù, nelle retrovie, con il compito, nobilissimo, di custodire le vestigia della fu civiltà terrestre. Lo prevedeva anche il profeta Giuele: «Qualcuno resterà, e come dargli torto».