Emergono i retroscena del conferimento della cittadinanza onoraria di Anguillara (Padova) a Jair Bolsonaro, il cui bisnonno, il taglialegna Bepi, partì dalla cittadina veneta alla fine dell’Ottocento per disboscare l’Amazzonia. Lavoratore instancabile, con la sua sega a due, in compagnia del cugino Toni, era in grado di abbattere mezzo ettaro di foresta in una settimana, con gli indios dentro.
In un primo momento, pare che la sindaca leghista avesse scoperto che era di Anguillara anche il bisnonno di Hitler. Si chiamava Bepi Itelèr, poi naturalizzato Hitler dopo essere emigrato in Austria, dove aveva trovato lavoro alle pompe funebri. Ma a causa del decesso di Adolf Hitler, «scomparso», informa un comunicato della sindaca, «a causa della guerra», la Giunta comunale ha deciso di ripiegare su Bolsonaro, meno prestigioso ma però disponibile, in quanto vivente, a ritirare personalmente la pergamena e la bottiglia di prosecco messe a disposizione dal comitato d’accoglienza.
L’accoglienza Un capannello di manifestanti ostili (venuti da fuori, oppure veneti traditori del Veneto) ha cercato di boicottare la festosa accoglienza del presidente brasiliano, con la speciosa argomentazione che sono morti di Covid-19 più di seicentomila brasiliani perché Bolsonaro aveva detto che per curarsi basta lavarsi bene i denti e dire una preghiera a Sant’Antonio da Padova, secondo la tradizione di famiglia. Ma è bastato un colpo di tosse di Bolsonaro per disperdere i dimostranti, e anche le autorità locali, che hanno trovato riparo in un’altra provincia. Rimasto solo nel paese deserto Bolsonaro, in segno di amicizia, ha passato in rassegna i tigli del viale principale senza abbatterne nemmeno uno. In serata ha fatto rientro in Brasile «portandomi dentro», spiega in un messaggio, «il paese dei miei avi, Anguliera, il cui nome rimarrà per sempre scolpito nel mio cuore».
L’associazione Il presidente dell’associazione “Veneti in Brasile, Brasiliani in Veneto”, Bepi Carioca, ha espresso «viva soddisfazione» per la cittadinanza onoraria a Bolsonaro, segno di fratellanza tra due popoli «da sempre uniti dalla comune appartenenza ai due popoli, il veneto e il brasiliano, affratellati dall’essere veneti e brasiliani, senza distinzione tra brasiliani e veneti».
Altre glorie Tutti i Comuni leghisti del Veneto sono alla ricerca di glorie internazionali con origini venete per conferirgli la cittadinanza onoraria e dare lustro alla propria città. Da Mao Tzedong (il trisnonno, Bepi Zedòn, emigrò in Cina per sfuggire a una cartella fiscale) ai Beatles, tutti e quattro discendenti di Bepi Bitel, direttore della banda musicale di Pratolin (Belluno), non c’è paese del Veneto che non possa fregiarsi di un cittadino illustre. Per non dire di Pol Pot, il cui nonno Bepi Pot partì da Trebisiol (Vicenza) per fare fortuna in Cambogia commerciando in scope di saggina, sconosciute in Oriente dove le scope si comprano da sempre al supermercato. «Come dice il cognome stesso», spiega il sindaco leghista di San Bepi (Verona), «anche Nelson Mandela era dei nostri: Mandela è tipico cognome veneto, e si hanno notizie di un Bepi Mandela che ai primi dell’Ottocento andò in Africa per commerciare polenta e derivati della polenta, ma non fece più ritorno».
Prima la tradizione Ma sono da privilegiare, ovviamente, quelle personalità che si siano battute per i valori della tradizione, della famiglia e della religione, da sempre i tre capisaldi del popolo veneto assieme al libretto delle fatture immacolato (è proprio Sant’Intonso il patrono dei piccoli imprenditori veneti). Dunque le giunte leghiste, preferendo sorvolare su Mao e i Beatles, «entrambi comunisti e dunque non più da considerarsi veneti», come si legge in un comunicato della Liga Veneta, stanno cercando antenati veneti per Orban, Trump, Oriana Fallaci e Povia, che a tutt’oggi sono i principali punti di riferimento della destra sovranista nel mondo. Orban e Trump sono cognomi tronchi e lasciano ben sperare.