Il diritto alla salute è di tutti, anche dei senzatetto. C’è scritto nell’articolo 32 della Costituzione ma per un gap normativo, un difetto, la sua tutela non è garantita a ogni persona. Chi rimane senza residenza perde anche il medico di base. É così per effetto della legge che istituisce il servizio sanitario nazionale, del 1978, da cui si capisce che per ottenere il medico è necessaria l’iscrizione all’anagrafe. A chi non ha una dimora fisica in cui registrarsi resta solo l’accesso ai pronto soccorso. Una possibilità essenziale per fronteggiare le emergenze ma meno efficace quando si parla di individui affetti da malattie che necessitano di essere costantemente monitoriate. E nei fatti più dispendiosa. Come spiega Andrea Bellardinelli, coordinatore “progetto Italia” di Emergency che dal 2006 offre cure alle persone che vivono in condizioni di marginalità: «Un accesso al pronto soccorso costa più alla collettività che una visita dal medico di base che, attraverso un percorso continuativo, previene, monitora e cura il paziente per garantirgli un buono stato di salute complessivo». Il medico, inoltre, offre informazioni e aiuta il paziente ad orientarsi tra i servizi offerti dal sistema sanitario.
«In Italia chi perde la residenza perde una serie di diritti che dovrebbero, invece, essere fondamentali e garantiti, come quello al lavoro, al voto, ai servizi previdenziali, e, appunto, alla salute perché sono collegati all’iscrizione all’anagrafe» spiega Antonio Mumolo, presidente dell’associazione “Avvocato di strada” e consigliere dell’Emilia Romagna che ha proposto - ed è stata approvata all’unanimità lo scorso luglio - una legge regionale per garantire il medico di base a tutti cittadini italiani e stranieri regolarmente soggiornanti nel nostro paese, che vale anche per chi una casa (e quindi una residenza) non l’ha più. «Avevo già provato a proporre una legge a livello nazionale qualche anno fa ma era rimasta bloccata in Senato. Così mi sono mosso in regione. Dopo l’Emilia Romagna anche la Puglia ha approvato una normativa identica alla nostra e la stessa proposta è stata fatta dai consiglieri di Lombardia, Abruzzo, Lazio, Liguria, Piemonte e Toscana. Invece di aspettare le tempistiche di ogni regione, però - continua Mumolo - vorremmo chiedere al ministro della Salute Roberto Speranza che venga preso un provvedimento valido per l’intera nazione, affinché il diritto alla cura sia garantito a tutti».
É difficile avere uno spaccato reale e aggiornato della situazione dei senzatetto nel nostro paese: erano oltre 50 mila nel 2014, secondo l’ultimo rapporto disponibile elaborato da Istat, basato sul monitoraggio di chi ha utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna in 158 comuni italiani. La maggior parte ha una residenza perché le città mettono a disposizione un indirizzo fittizio, cioè inesistente, dove chi non ha altro luogo può registrare la dimora. A Roma c’è via Modesta Valenti che accoglie quasi 20 mila persone. «Ma non basta - conclude Mumolo - sono tanti coloro che per diverse motivazioni - perché sono ospiti, perché abitano nelle case popolari intestate ad altri, perché hanno difficoltà nell’accedere all’indirizzo fittizio - non hanno un posto con cui registrarsi per l’anagrafe. Anche a loro spetta di essere curati». Perché la fragilità non è una colpa e non può essere negato un diritto a chi si trova in condizioni di difficoltà.
«È una barbarie nel vero senso della parola. Una barbarie che manda un messaggio cinico e profondamente sbagliato: se perdi tutto, se ti ritrovi in mezzo alla strada, io, Stato, ti do la mazzata finale e ti tolgo anche il medico di base» dice Leonardo Cecchi, esponente del Partito democratico che, insieme ad Antonio Mumolo, è portavoce della petizione (qui il link per firmarla) per chiedere al ministro Speranza di accelerare i tempi e promuovere una legge nazionale che garantisca il medico di base anche ai senzatetto, «perché lo Stato dovrebbe prendersi cura delle persone più fragili, aiutandole a rialzarsi, proteggendole», affinché la tutela della salute sia, effettivamente, un diritto di ogni individuo, anche di chi non ha una residenza.