È difficile spiegare agli adulti TikTok, il social del momento, con i suoi 8 milioni di utenti italiani tra 18 e 24 anni. Serve quello che "i grandi” non hanno mai quando si parla di giovani: tempo.
La galassia dei video visualizzati da milioni in tutto il mondo appare loro come una nebulosa incerta. Possiamo sintetizzarla, peccando d’imprecisione: un social che parla solo con i video. Possono essere di musica, cucina, viaggi, tutorial, diari di giornata. Fatti per dare qualche consiglio oppure solo per mostrare le proprie abilità. Oppure ci sono le challenge, che sono "sfide” lanciate dagli utenti su vari argomenti: commedia, ballo, recitazione. I video durano massimo sessanta secondi, sono perfetti mentre si attende un autobus o si fa una pausa studio. E sono veloci, con una fruibilità istantanea che gli altri social - persino Instagram - non riescono a raggiungere.
Eppure anche TikTok nasconde una parte che resta lontana dal cono di luce e, dentro quei secondi, il video più corto e innocuo può rivelare un significato nascosto. Dipende come sempre da chi guarda. Gli occhi di un adulto che osservano una challenge vedono soltanto un balletto, quelli di un adolescente molto di più.
Dentro questo angolo che rimane cieco per gli adulti si possono annidare vere e proprie trappole per i più giovani. Succede quando il "doom-scrolling” - lo scorrimento ossessivo dei video pubblicati che si trasforma in una condanna ("doom”, appunto)- porta i giovani utenti a ingoiare senza giudizio tutto quello che vedono, una spirale che conduce a sfide pericolose.
Pensiamo all’ultimo, tragico caso di cronaca: una bambina palermitana di dieci anni morta, pare, per emulazione a una sfida mortale sul social: la blackout challenge che invita i partecipanti a stringersi una corda intorno al collo per provare la propria resistenza. Il legame causale tra uso del social network e decesso è attualmente una delle ipotesi investigative in corso, e per questo è stata aperta un’indagine per istigazione al suicidio. Ma queste sfide pericolose sono ormai presenti da anni in rete e ciclicamente si rigenerano, cambiando social di volta in volta, sempre verso quello in cui si trovano più teen. Di 'blackout challenge' per esempio si parlava già nel 2012 ai tempi di Youtube. Non rappresenta una vera novità per gli adulti, mentre è nuova per chi ha iniziato la propria "vita social" su TikTok, che risulta oggi la piattaforma più scaricata al mondo.
In altri a casi dietro quell’angolo cieco si trova spesso una luce: in queste settimane, ad esempio, in Russia TikTok è stato utilizzato dai giovani per organizzare le manifestazioni in sostegno del dissidente Navalny. Lo scorso anno, in America, un’attivista ha denunciato le violenze contro i musulmani in Cina fingendo un tutorial di make-up.
Una cosa è certa: con i numeri in costante crescita TikTok è diventato il social della Generazione Z, cioè tra quelli nati tra il 1995 e il 2010. La generazione informata e gentile, quella dei diritti civili e dei Fridays For Future, dei "cervelli in fuga” e degli italiani di seconda generazione.
Mentre i "grandi” chiedono di mollare quei telefoni che somigliano una gigantesca porta chiusa, ragazzi e ragazze con lo sguardo sullo schermo si aprono al mondo. Qui in Italia persone gay fanno coming out con i loro genitori, ragazze nere smontano con ironia i pregiudizi razzisti, giovani donne raccolgono insulti sessisti e da lì iniziano a smontare gli stereotipi di genere. Milioni di like e condivisioni. C’è una differenza rispetto alle altre piattaforme che mettono sulla scena la vita degli utenti: osservare TikTok è come dare uno sguardo al dietro le quinte. Andare oltre quella porta chiusa, sedersi insieme a questa generazione e mettersi in ascolto di fragilità, speranze, paure e coraggio.
«Ti hanno mai detto che sei una n. di merda perché eri nera? Qualcuno ha mai cambiato posto al tuo arrivo in un autobus? Ti hanno mai detto che parlavi troppo bene italiano per essere quello che sei? Qualcuno ti ha mai chiesto quanto prendi per una prestazione sessuale? Qualcuno ti ha mai risposto mentre chiedevi un’informazione "scusa non compro niente”».
@mirroirouge Rispondi a @s4iro.fn quando è troppo è troppo..
? suono originale - Selena
Lo sfogo di Selene (@mirroirouge), 20 anni, ha raggiunto 1 milione e settecentomila visualizzazioni. Il suo profilo conta più di 120mila followers. Originaria del Camerun, vive a Belluno e studia comunicazione in Belgio: "Nel mese di maggio la noia mi ha fatto venire voglia di aprire un profilo su TikTok”, spiega: "Ho deciso di raccontare la mia esperienza che è diventata subito virale”.
La sorpresa, dice, è quella dei messaggi che riceve ogni giorno. A scrivere sono i ragazzi della seconda generazione di immigrati, la più difficile: non hai più casa nel posto da dove vieni ma è dura sentirsi a casa qui. Nati e cresciuti in Italia, ma con l’Africa nei volti. "Sono persone che mi raccontano le loro vite, esperienze di razzismo che sono comuni per molti”. Selene riceve anche i messaggi adolescenti: "Ricordo in particolare una ragazzina. Le sue giornate a scuola erano un inferno: le isolavano il banco, la dicevano che era troppo brutta, troppo nera. Tutto con il silenzio-assenso dei professori. Anche io ero quella ragazzina. Quando mi scrivono dico sempre di resistere. Devi stupirli con il tuo successo, suggerisco. Certo, ci si sente impotenti ma fuori nessuno li ascolta”.
Ci si mette in ascolto solo in rete. Ma dimenticate Facebook o Instagram. I giovani non si trovano lì. Evelyne (@evelynesukali87) che di anni ne ha 33, operatrice sanitaria della Repubblica Democratica del Congo, arrivata a Monza da dieci anni, sulla piattaforma di TikTok è stata portata proprio da loro. "Parlavo di immigrazione nella scuola mia città. I ragazzi e le ragazze che incontravo mi hanno detto: devi venire su TikTok, raccontare tutto lì”. Così è stato. Dalle 500 alle 900mila visualizzazioni. Nei suoi video racconta la traversata per arrivare in Italia, il centro di accoglienza, la rinascita.
@modern_cinderellas_ita Rispondi a @marcodipaola7 #femminile #ingegnera #avvocata #edutok #impararediverte #femminismo #sessismo #fup
? Blue Blood - Heinz Kiessling & Various Artists
"Quel viaggio che pochi raccontano in prima persona perché non è mai facile parlarne”. I messaggi che riceve sono di ringraziamento da chi è sopravvissuto come lei e giovani italiani che quelle storie non le hanno mai ascoltate. Evelyne racconta da tiktoker anche l’Africa: "Mi piace raccontare cosa c’è dall’altra parte. Far capire la nostra cultura. Questo per me è un modo per creare ponti. Per dire siamo diversi ma siamo fatti per combatterci solo per completarci”.
@evelynesukali87 DIFFERENZE CULTURALI PARTE 3#informati #tiktok #viral #informazione
? suono originale - Evelynesukali87
La diversità è la cifra di questo social. Elide (@modern_cinderellas_ita) ha 35 anni, un’ingegnera che vive in California si presenta: "Sono ricercatrice sul rischio sismico dell’infrastruttura del gas naturale”. In Italia rientrerebbe nella categoria dei cervelli in fuga. Ma l’unica etichetta che sente propria è quella di "divulgatrice femminista”. "Modern Cinderellas” nasce da una conversazione con le amiche via Skype. "Sulle nostre vite, quei pensieri lunghi pronunciati a voce alta che però dovevano trovare un posto”. Così a inizio lockdown apre un profilo TikTok. Risultato: 22mila follower in pochissimo tempo: i video di Alexandria Ocasio-Cortez, i dialoghi di Michela Murgia, video brevi sulla storia del femminismo diventano virali tra gli adolescenti, cosa che sorprendente anche Elide. L’insulto tra i tanti like c’è sempre. Arrivano da quello che lei definisce "il misogino medio di TikTok: l’utente anonimo dal profilo vuoto e che commenta sempre cose come "zitta e lava”, "fammi un panino”, "fai la lavatrice”. Ma in particolare c’è una cosa che scatena sempre l’odio in rete: i femminili professionali. "Chissà perché l’Italia ha questo problema con le parole?” si chiede. Sono diversi i video in cui Elide raccoglie le battute al veleno e cerca di spiegare la lingua italiana e la sua evoluzione. Ma non c’è solo ironia. Empatia e condivisone arriva soprattutto quando parla della "non maternità”: «Un tema che sento molto. A me non interessa avere figli. Le donne possono essere perfettamente felici anche senza. Ogni volta che parlo ricevo moltissime mail. L’ultima che era di una signora di 50 anni. Raggiungere persone diverse e lontane anche di altre generazioni è la possibilità più interessante di questo social».
Si raggiungono anche le persone più vicine, da una stanza all’altra. I propri genitori ad esempio. Gabriele trova il coraggio di fare coming out con sua madre, quel video ripreso di nascosto in soli 3 giorni tocca 4 milioni di visualizzazioni. Vent’anni, receptionist di Taranto nasconde il cellulare in un angolo e immortala il momento più delicato per un genitore, quello in cui padri e madri sono chiamati a «ridefinirsi», a riflettere su ciò che hanno dato per scontato e il momento più difficile per i figli che cercano la forza per pensarsi fuori dalla cornice delle aspettative che fino a quel momento padri e madri hanno nutrito. È un momento di verità. Il passaggio dal non-detto al colloquio aperto di Gabriele con sua madre è immortalato in 60 secondi di ansia, nervosissimo celato, silenzi: "Tua mamma già la sapeva”, "Già lo sapevi? Perché”, "Io sono la tua mamma”.
Racconta Gabriele: «La reazione non era scontata. Ma volevo una testimonianza. A quattordici anni cercavo video di coming out italiani. Mai trovati. Allora ho detto: lo faccio io. La reazione di mia madre è stata la sorpresa più bella. Sì, sarebbe potuta andare malissimo e invece no. Poi sono arrivati i commenti delle altre mamme che si complimentano con la mia. Un Pride virtuale. Ci sono anche i commenti negativi: insulti, minacce di morte. Non li guardo e neanche ci penso».
Gabriele che ha un ragazzo e adesso una madre che lo accoglie, si concentra sul buono che c’è: «Tantissimi mi scrivono perché si rispecchiano, perché si trovano. Tanti giovani che sono lì basta ascoltarli».
@avocadogabb Basta bugie
? suono originale - avocadogabb
Ci sono mondi dentro questa piccola app. Ci sono giovani che finiscono nelle cronache per "sfide pericolose” e ci sono quelli che cercano di riparare a un tempo lacerato da odio e pregiudizi. C'è sempre una luce a segnalare quanto sia fitta l'ombra. La generazione dei video virali racconta la grande solitudine e la voglia di rivalsa. Il bisogno di ascolto. Ciascuno cresce solo se sognato, scriveva Danilo Dolci. Adesso è diverso.