Lettera a Draghi
"Siamo gli invisibili, decidetevi a guardarci"
Signor presidente, il futuro del paese è possibile solo se saranno garantiti i diritti fondamentali a milioni di poveri, precari, donne, lavoratori schiavizzati
Egregio Signor Presidente,
viviamo in un mondo dove «una parte dell’umanità vive nell’opulenza, un’altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati», come illustra con sentita maestria Papa Francesco.
Noi, gli Invisibili, siamo quella parte disconosciuta nella propria dignità e logorata dalle disuguaglianze materiali, ma che al suo interno possiede la forza per innovare profondamente l’etica politica e sociale di questo Paese. Siamo quella parte disprezzata e asfissiata da un sistema economico fondato sullo spirito dell’avidità. Siamo quella parte calpestata, scartata e relegata nei bassifondi dell’umanità. Siamo quella parte confinata nei depositi metropolitani delle periferie socialmente disagiate e nelle zone rurali umanamente dimenticate. Siamo quella parte atomizzata e omologata sotto il peso dell’alienante precarietà esistenziale. Siamo quella parte silenziosamente divorata dal dolore dell’invisibilità materiale e immateriale. Siamo quella parte assorbita nella solitudine del disorientamento mentre attraversiamo le valli oscure della disperazione. Siamo quella parte soffocata dal peso dell’indifferenza di una politica (priva di empatia e di visione) che ha abdicato a rappresentarci con atti concreti e a connettersi materialmente e sentimentalmente con i nostri bisogni e le nostre aspirazioni alla felicità. Siamo i dannati del peso del sondaggismo politico e in balia agli equilibrismi di potere
Noi, gli Invisibili, siamo quelle donne e quegli uomini costretti a vivere ai margini della società. Siamo quelle donne e quegli uomini che compongono l’esercito dei lavoratori autonomi come le partite Iva impoverite e sfruttate da un mercato del lavoro schiavizzante. Siamo quelle donne e quegli uomini che lavorano in modo precario e senza tutele. Siamo quelle donne e quegli uomini che operano nel turismo e nel mondo dello spettacolo e della cultura scivolati nell’invisibilità. Siamo quelle donne e quegli uomini dimenticati a causa della nostra giovane età. Siamo quelle donne e quegli uomini che lavorano la terra dall’alba al tramonto, in condizioni indicibili, per portare cibo sulle tavole di tutta la comunità. Siamo quelle donne e quegli uomini che in bicicletta attraversano in modo invisibile le città per portare un pasto caldo a casa di tutti. Siamo quelle donne e quegli uomini discriminati per il colore della pelle o per la provenienza geografica. Siamo quelle donne e quegli uomini emigrati, dimenticati e costretti a lasciare l’Italia per poter sopravvivere altrove, rifiutati dal nostro stesso Paese che dopo averci formato lascia che siano altri Paesi a beneficiare delle nostre competenze. Siamo quelle donne e quegli uomini disoccupati e impossibilitati a soddisfare i bisogni dei propri figli. Siamo i precari del mondo dell’informazione e dei presidi sanitari. Siamo quelle donne e quegli uomini, provenienti da diverse articolazioni della società, silenziati e resi invisibili.
Egregio Signor Presidente, l’Invisibilità non è frutto di una dannazione divina ma è la conseguenza di scelte politiche ancorate a un sistema basato sull’ideologia delle disuguaglianze. Oggi, confidiamo che l’azione del Suo Governo ambisca a liberarci, noi, gli Invisibili, dal giogo dell’invisibilità permettendoci di emanciparci «dall’incubo del bisogno», come diceva Sandro Pertini. Oggi, confidiamo che il Suo Governo non ci consideri “temi divisivi” o derubricati alla voce “non lo permettono gli equilibri della coalizione” ma esseri umani a cui servono risposte concrete ai propri bisogni, alle proprie sofferenze, alle proprie umiliazioni, ai propri sogni e desideri. Oggi, in una società frammentata sentimentalmente e disarticolata materialmente, confidiamo che l’azione del Suo Governo nel promuovere la coesione sociale porti anche all’inclusione dell’esercito degli invisibili. Perché siamo affamati di giustizia sociale e di libertà. Perché una persona che ha fame non è una persona libera. Vogliamo il pane della libertà e della giustizia sociale. Questa, confidiamo debba essere la priorità non solo del suo futuro Governo ma di tutti i governi.
Egregio Signor Presidente, il successo della nostra società si misurerà nella felicità dei suoi membri meno tutelati e non solo su quella dei più ricchi. Il futuro dell’Italia è indissolubilmente legato alla capacità della politica di garantire ai milioni di Invisibili «i diritti fondamentali ignorati o violati», come dice Papa Francesco. Confidiamo che trovi il coraggio di confrontarsi con il dolore di milioni di persone che si sentono invisibili, perché oggi non siamo più rassegnati ad essere spettatori inermi della Storia ma ci stiamo organizzando per diventare il motore del nostro futuro. La preghiamo, Egregio Signor Presidente del Consiglio dei Ministri incaricato, di accettare le espressioni della nostra alta considerazione.
*A nome della Comunità degli Invisibili in movimento