I magistrati “onorari” gestiscono più di metà dei processi civili e penali. Molti lavorano a tempo pieno nei tribunali, ma non hanno diritti: guadagnano 56 euro a sentenza, senza pensione o maternità. L’Italia condannata dalla Corte europea per non averli tutelati

Sono quasi cinquemila, gestiscono oltre il 40 per cento delle cause civili e più di metà dei processi penali, eppure non sono magistrati: sono i precari della giustizia, i braccianti della legge. Vengono chiamati giudici onorari, ma sono privati investiti di funzioni pubbliche. Sono reclutati per concorso tra i laureati in giurisprudenza e fanno i supplenti dei magistrati: alcuni lavorano part-time, altri a tempo pieno. Ma non hanno le tutele dei lavoratori dipendenti: niente pensione, ferie retribuite o indennità di maternità. E vengono pagati a cottimo, senza uno stipendio sicuro.

I più conosciuti sono i giudici di pace. Secondo i dati del Csm, sono 1.154. Decidono i processi minori, civili e penali: i più numerosi, che interessano la maggioranza dei cittadini. Sono stati istituiti nel 1991 per sgravare una magistratura oberata da milioni di fascicoli, come rimedio temporaneo, ma da allora sono in proroga. Precari permanenti. Guadagnano 56 euro lordi a sentenza. In caso di malattia, devono accontentarsi del fisso mensile: 258 euro.

Il miraggio di una giustizia meno lenta ha portato al raddoppio, nel 1998, con la creazione dei giudici onorari di tribunale (got), che oggi sono 2.013, e dei vice procuratori onorari (vpo), che sono 1.700. Dovevano fare le riserve dei giudici e pubblici ministeri (pm), ma dal 2004 il Csm li ha inseriti nei ruoli dei tribunali, a prescindere dall’assenza o mancanza di magistrati. Oggi i vpo sostituiscono i pm nell’80 per cento dei processi penali, dove gli imputati rischiano anni di galera. Guadagnano 73 euro netti per ogni giornata d’udienza, che può comprendere diversi processi. 

Una categoria separata, con regole autonome, è costituita dai giudici onorari della giustizia tributaria, che sono spesso nella bufera: decidono cause fiscali anche milionarie, ma restano professionisti privati, liberi di incassare altre parcelle. Con rischi di favoritismi, corruzioni e periodiche retate. L’ex pm Piercamillo Davigo ne aveva proposto l’abolizione, per sostituirli con magistrati indipendenti, specializzati nelle cause fiscali, da selezionare dopo aver potenziato gli organici con nuovi giudici togati.

L’obiezione contro il doppio lavoro e relative parcelle dei privati, però, non vale per i giudici onorari a tempo pieno. Nel 2020 la Corte di giustizia europea ha condannato l’Italia per non averli tutelati. E in marzo la Corte Costituzionale ha fissato i primi paletti legali al loro utilizzo nei tribunali. Una riforma varata nel 2017 dall’allora ministro Orlando ne taglierebbe drasticamente il numero, ma si applica solo a partire dal prossimo agosto 2021. E ora è in forse.

Paola Bellone, vpo a tempo pieno dal lontano 2002 e portavoce del “Movimento 6 luglio” contro il precariato giudiziario, parla di corsa contro il tempo: «Marta Cartabia è il primo ministro della giustizia che ha definito “ineludibile” riconoscerci le tutele del lavoro dipendente. Ora è finalmente in cantiere una nuova legge, che però va approvata entro agosto, altrimenti scatta la vecchia riforma».

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