Nessuno resterà indietro, recitava uno degli slogan del primo Movimento 5 Stelle. E in effetti, almeno quando si parla di esponenti ed ex deputati pentastellati bocciati alle urne, molti hanno trovato una poltrona nei palazzi o nei loro dintorni.
L'ultimo caso è quello di Michele Dell'Orco, appena assunto al Ministero dell'Interno come collaboratore del sottosegretario in quota Movimento 5 Stelle Carlo Sibilia. Con un decreto ministeriale del 3 marzo sono stati infatti nominati i nuovi membri degli uffici di diretta collaborazione del Viminale. Si tratta di personale di fiducia scelto con nomina diretta dai politici per lavorare al loro fianco e, come tali, il loro contratto dura solo fino alla permanenza di quel politico nel dicastero. Tra questi compare proprio anche Dell'Orco, con un contratto fino alla fine del mandato governativo, alla cifra di 32mila euro annui.
Grazie al nuovo incarico, Dell'Orco riprende il suo lavoro nei palazzi governativi. Eletto per la prima volta in Parlamento nel 2013, il pentastellato modenese era stato uno dei pochi a fallire la riconferma nel 2018 in quelle elezioni politiche che hanno visto un boom per i consensi del Movimento. Poco male: per lui era arrivata la chiamata di Danilo Toninelli che lo ha portato a lavorare come sottosegretario al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Con la caduta del primo governo Conte e l'arrivo al Mit di Paola De Micheli al posto di Tonelli, si è conclusa anche l'esperienza di Dell'Orco, rimasto però molto attivo pubblicamente nel difendere le varie svolte governiste pentastellate. E ora premiato con un piccolo incarico.
Il caso di Dell'Orco si aggiunge alla sempre più lunga lista di figure del Movimento 5 Stelle rimpiazzate in altri incarichi di palazzo dopo la sconfitta alle urne. Una pratica che nel 2012 il blog di Beppe Grillo definiva con indignazione «sistemare i trombati con incarichi di sottogoverno».
Prima di questo caso infatti, i 5 Stelle arrivati al governo avevano già scelto nelle loro fila di collaboratori, pagati dai ministeri, molti attivisti bocciati al voto. Riccardo Fraccaro, da sottosegretario alla presidenza del Consiglio, aveva preso nella sua squadra (100mila euro annui) Antonio Trevisi, ex consigliere regionale in Puglia. Luigi Di Maio, quando era ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, aveva assunto l'ex parlamentare 5 Stelle Giorgio Girgis Sorial come suo vicecapo di gabinetto (110mila euro annui), affiancandolo al già candidato alle regionali in Friuli-Venezia Giulia Francesco Vanin. Vito Crimi, da sottosegretario con delega all'editoria, aveva invece preso come capo della segreteria l'ex parlamentare 5 Stelle non rieletto Bruno Marton. Più scalpore aveva invece fatto la carriera dell'ex Iena Dino Giarrusso, candidato e non eletto in Parlamento, assunto come consulente prima nello staff in regione Lazio di Roberta Lombardi e poi al Miur allora guidato da Lorenzo Fioramonti: incarichi poi lasciati con le elezioni nel Parlamento Europeo.
Anche a livello locale la pratica un tempo tanto criticata dal Movimento 5 Stelle è stata applicata con una certa frequenza: nel comune di Roma, guidato dalla sindaca 5 Stelle Virginia Raggi, sono stati aggiunti a libro paga nei vari staff degli assessori l'ex sindaco di Livorno Filippo Nogarin (poi bocciato nella corsa al Parlamento europeo e da poco nominato amministratore delegato di una controllata di ferrovie dello Stato) e l'ex parlamentare Dario Tamburrano.