Il regime di Aleksandr Lukashenko continua la sua repressione contro gli oppositori. L’ultimo caso è quello del 26enne giornalista e blogger Roman Protasevich, fermato dopo che l’aereo di linea su cui stava viaggiando, partito da Atene e diretto a Vilnius, è stato costretto da un caccia militare a deviare e atterrare su Minsk. Al momento del dirottamento mancavano solo due minuti prima che il mezzo entrasse nello spazio aereo della Lituania.
Secondo quanto riferisce la stampa del paese, l’ordine è arrivato direttamente dal presidente bielorusso, giustificato da segnalazioni di pacchi sospetti all’interno dell’aereo. Esplosivi e pericoli non sono stati trovati, ma in compenso il ragazzo è stato bloccato dalle forze di sicurezza e con lui anche la fidanzata russa 23enne, Sofia Sapega. Dopo l’arresto, il volo è ripartito raggiungendo la capitale lituana con sei ore di ritardo. A poche ore di distanza, nella giornata di lunedì, la Bielorussia ha bloccato un altro volo «per una minaccia terroristica». Una soffiata ha fatto scattare l’allerta e le procedure di sicurezza su un volo della Lufthansa in procinto di partire da Minsk verso Francoforte.
Una volta che la notizia dell’aereo dirottato è cominciata a circolare, le reazioni da Bruxelles e da tutto il mondo non si sono fatte attendere. «Un comportamento oltraggioso e illegale che avrà conseguenze» è come lo ha definito la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, auspicando la liberazione del giornalista. Gli ha fatto eco Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, che ha esortato ad aprire un'accurata indagine dell’incidente, mentre per Josep Borrell, l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera e di Sicurezza, è un avvenimento «inammissibile». La prima mossa è stata la convocazione dell’ambasciatore bielorusso in Ue ma potrebbero arrivare ulteriori sanzioni, visto che sia il Consiglio sia gli ambasciatori della Nato si riuniranno tra lunedì 24 e martedì 25 per stabilire l’entità dei nuovi provvedimenti. E una delle misure che verrà messa sul tavolo sarà quella di sospendere tutti i voli europei provenienti o diretti in Bielorussia fino alla liberazione di Protasevich.
Ma si sono alzate voci non solo dai rappresentanti ufficiali di Bruxelles. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha esternato le sue preoccupazioni e ha lanciato un appello, come riferisce l’Ansa: «Quello che è avvenuto ieri è inaccettabile. Siamo al dirottamento di Stato. L’Unione europea deve essere unita, non facciamoci dividere da attori terzi perché è su questa arroganza che si compiono azioni del genere». Anche Londra e soprattutto Washington hanno manifestato il loro sconcerto per l’accaduto, con il segretario di Stato americano Antony Blinken e quello britannico Dominic Raab che hanno entrambi comunicato l’intenzione di coordinarsi con gli alleati per le risposte da dare.
Espressioni tipiche, quasi di rito e diplomatiche. Ma un po’ meno lo sono state quelle rilasciate da un attore che a suo discapito è diventato protagonista del dirottamento: Ryanair. In un primo timido comunicato nella giornata di domenica 23, la compagnia di fatto non ha menzionato l’arresto del giornalista nè tantomeno la pratica inconsueta delle forze bielorusse. Tuttavia, poche ore dopo in un’altra nota la società ha condannato «le azioni illegali delle autorità bielorusse, un atto di pirateria aerea». Il Ceo Michael O’Leary, su una radio irlandese, ha affermato che sul velivolo c’è il sospetto siano saliti direttamente agenti del Kgb pronti ad agire e che siano scesi a Minsk. A bordo avrebbero intimato al personale di deviare e seguire il caccia bielorusso.
Un fatto grave che ha già causato le prime ripercussioni. La Lituania ha vietato di sorvolare lo spazio aereo della Bielorussia a tutti i voli che partono o che arrivano nel paese. Ma le avvertenze non si sono limitate all’aeronautica civile. Il governo ha anche invitato i propri cittadini a non recarsi a Minsk e di lasciare immediatamente la Bielorussia. Una misura grave, per due paesi in “pace”. A Vilnius sono stati poi interrogati i piloti per avere la loro testimonianza.
Chi invece ha difeso l’operato di Minsk è stata Mosca, alleata di Lukashenko e principale sponsor del regime. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, parlando di «approccio ragionevole», ha invitato tutta la comunità internazionale a «valutare a mente lucida la situazione». Anche se la nazionalità russa della compagna del giornalista ha forzato la scelta del Cremlino di richiedere un incontro del console. La ragazza, che secondo fonti locali sarebbe reclusa nel carcere di via Okrestina a Minsk, avrebbe fatto in tempo solo a scrivere un messaggio alla madre prima di essere fermata dai bielorussi. I due stavano ritornando da un semplice viaggio di vacanza.
Protasevich era fuggito dalla Bielorussia nel 2019, accrescendo quella schiera di dissidenti politici rifugiati all’estero, specialmente nei paesi baltici e in Polonia. Una diaspora aumentata in maniera esponenziale dopo le proteste della scorsa estate. Dai paesi limitrofi sono in molti ad aver proseguito la lotta contro il regime di Lukashenko, divulgando e pubblicando le prove delle nefandezze compiute dalle forze di sicurezza di Minsk, sia per le strade che nelle carceri del paese. Proprio per questo i giornalisti continuano ad essere i primi bersagli della repressione.