Poteva essere la peggiore idea della storia serial televisiva. Un incontro tra vecchie ciabatte, messe insieme al suon di milioni per un revival plastificato. Invece “Friends: The Reunion” è una sorta di processione pop per le strade della televisione, dove i sei protagonisti sono portati in trionfo come statue animate, si concedono al popolo come star d'altri tempi, si abbracciano tra loro come amici che non si sono mai lasciati. E così l'operazione (in prima tv su Sky e in streaming su Now) diventa regalo per i fantastiliardi di fan sparsi per il globo, un'ora e 43 minuti di purissima nostalgia, che ti resta addosso come una scimmia sulla spalla di Ross.
Quando i nostri sei riappaiono nella cucina di Monica, chi con le facce sgualcite, i maschi soprattutto, chi con le facce tirate, le femmine soprattutto, in fondo sembra (quasi) che sia una serata in cui ci si ritrova tutti. Niente di nuovo, niente di futuribile, anzi, perfettamente in linea con modus operandi stile made in Usa, dove da tradizione si spreme il limone fino in fondo. Ma i questo caso, ovviamente, con una differenza che fa la differenza: gli anni Novanta sono passati da un pezzo.
Dopo 236 episodi e dieci anni di risate fuori scena, rivederli tutti insieme, genitori, comparse, vicini di casa e sorelle comprese, fa un certo sontuoso effetto.
In continuo ieri e oggi, con tanto repertorio, contributi e una valanga di ospiti d'eccezione, praticamente tutte le star mostrate nella versione originale, si saltella tra momenti cult, anedotti, retroscena degli autori, risate a effetto, qualche lacrima e tanti, tantissimi abbracci. In sintesi una puntata rigorosamente riservata agli spettatori duri e puri, quelli per intenderci, che possono cantare Gatto rognoso senza fare una piega, che si ricordano ogni singola dichiarazione d'amore, e saprebbero vincere a biliardino anche bendati.
Lo show è composto da tre momenti distinti che si intrecciano di continuo. C’è un talk vero e proprio con il divano davanti alla fontana esattamente come la sigla di testa della sit com con tanto di conduttore, in cui i nostri raccontano il loro essere attori, carriera, successi e non, ascesa e cadute di sei persone diventate star per amor d'amicizia. C’è la lettura del copione, con situazioni che hanno fatto realmente la storia della risata da comedy. E poi il set, lo Stage 24, negli studi Warner di Burbank dove ci sono solo loro, loro sei, a darsi pacche sulle spalle tra gli oggetti di scena, loro sei con le loro rughe, i capelli bianchi, le borse firmate, alcuni coi segni del successo indossati come orologi d'oro, altri con la faccia sgualcita di chi avrebbe voluto rimanere nel 2004.
E così, con quel filo di saggezza in più ti sembra di riconoscerli uno a uno, ancora capaci di replicare le medesime intonazioni delle battute, mentre si ritrovano a ridere a crepapelle, immersi nei ricordi, quasi si volessero bene sul serio. E alla fine della processione, sulle note di I'll be there for you dei Rembrandts, piangono tutti. Perché proprio in quel momento la sensazione è che siano ancora Rachel Green, Monica Geller, Phoebe Buffay, Ross Geller, Chandler Bing e Joey Tribbiani, e che forse quel cachet da capogiro messo in tasca per lo show, proprio in quel momento se lo siano scordato. Almeno per il tempo di bere un caffè al Central Perk.