Quante frustate bisogna dare a un marinaio che tenta di ammutinarsi? Non troppe, o non potrà più lavorare. Ma neanche troppo poche, perché bisogna pur dare l’esempio al resto della ciurma. «Tanto che perfino un’esecuzione capitale ben assegnata a volte si rivela utile», conclude uno dei due gentiluomini impegnati nella disputa, convinto che «non v’è nulla che non si possa calcolare». Battuta che ha un senso nel selvaggio Oregon del 1820, sfondo storico dell’anomalo e appassionante “First Cow”, ma acquista ben altre risonanze oggi che la scienza del calcolo, alla base del capitalismo allora nascente, ha raggiunto una perfezione e una pervasività in quel tempo inconcepibili.
In questo dialogo marginale, nelle sue allusioni al presente, nel misto di rigore e pacato distacco con cui osserva tutti i suoi personaggi, sta la grandezza di Kelly Reichardt, una delle migliori registe indipendenti Usa. Che da quasi trent’anni ormai rivisita storia e mitologia americane estraendo da figure e situazioni apparentemente minori un’umanità, un rispetto, una capacità di resuscitare epoche e voci lontane, ma sempre presenti, che cercheremmo invano nella produzione corrente. Il paladino delle frustate educative (Toby Jones) non è infatti il protagonista del film. È solo il compiaciuto possidente terriero di origini inglesi a cui ogni notte il pacifico “Cookie” Figowitz e lo spiritato King Lu, un cuoco orfano fin dalla tenera età e un cinese in fuga da chissà cosa (John Magaro e Orion Lee), mungono di nascosto la vacca. Quella vacca mansueta arrivata fra i rudi trapper dell’Oregon a bordo di un battello, come una regina, che con quel latte, concesso si direbbe con reciproca tenerezza, consente a Figowitz e al suo compagno d’avventure di sfornare e vendere dolciumi apprezzatissimi. In uno slancio di protocapitalismo inconsapevole da cui altri avrebbero tratto un dramma, una commedia, un film d’azione o magari le tre cose insieme. Mentre Reichardt ne fa una antispettacolare celebrazione dell’amicizia (luce naturale, andatura ellittica, ritmo pacato, formato quadrato da cinema muto) densa di umanità. E così attenta ai rapporti, anche tra uomini e animali, da essere quasi un manifesto di quella nuova sensibilità con cui oggi si tenta di rileggere il passato. Con la cultura del nostro tempo, ma senza rinunciare al rigore.
“FIRST COW”
di Kelly Reichardt
Usa, 122’, in streaming su MUBI e al cinema