La leader di Fratelli d’Italia ora sceglie tra i collaboratori più stretti non solo personalità di Roma e Latina, ma anche di Viterbo e Frosinone

Giorgia Meloni ha cambiato numero di telefono per non rispondere più a Berlusconi, e ha fatto annullare da Wind il contratto telefonico di Salvini per impedirgli di telefonare. Irrintracciabile dai suoi alleati, vede solo Mattarella e Draghi, con i quali sta concordando la formazione di un governo di alto profilo, formula che taglierebbe fuori in partenza i suoi due alleati. Secondo indiscrezioni, Salvini avrebbe insistito sul basso profilo, se non altro per dare ai suoi elettori l’impressione di contare ancora qualcosa.

 

Berlusconi Viene tenuto costantemente aggiornato dai suoi collaboratori: lo hanno già informato, con delicatezza, che ci sono state le elezioni, che lui ha perso una montagna di voti e che ha vinto la Meloni. Per ammortizzare la brutta notizia gli è stato fatto credere che Giorgia sia una sua creatura, una ex valletta di Gerry Scotti. È dunque convinto di essere lui l’artefice del nuovo governo, e passa le giornate assegnando ministeri ad amici e parenti, con un plaid sulle ginocchia. Dicono che punti alla presidenza del Senato ma non per mire politiche: pare che gli piaccia una impiegata di Palazzo Madama e stia cercando un pretesto per avvicinarla.

 

I tecnici Ecco il vero problema di Meloni: come far convivere, nello stesso Consiglio dei ministri, persone di grande competenza e ministri di Fratelli d’Italia. Per l’Economia, per esempio, sono in ballo il vicerettore di Harvard, l’italoamericano Manfredo Stewart Lodi, in corsa per il prossimo Nobel, e Romolo Menicacci, vicesindaco di Frascati, tra i fedelissimi di Giorgia dai tempi di Atreju e del mitico “Cerchio Maggico”. Del Cerchio Maggico fa parte anche Nando Bambacci, presidente della Comunità Montana del Terminillo, in ballottaggio per il Ministero degli Esteri con Marcaurelio Origoni, già ambasciatore a Pechino, Tokio e Parigi.

 

Provincialismo L’accusa di provincialismo è quella che ferisce di più la futura premier. Negli ultimi mesi delle elezioni aveva allargato la sua cerchia, fino allora limitata a personalità del circondario di Roma e della provincia di Latina, includendo anche esponenti della destra di Frosinone e Rieti. Anche il sito internet del Cerchio Maggico, su suggerimento dello staff di comunicazione, era stato corretto, finalmente, in “Maggic Circle”. Non è bastato, e Giorgia sa bene di dover uscire dal cliché romanesco che potrebbe svantaggiarla nei summit internazionali, dove ordinare bucatini cacio e pepe darebbe nell’occhio. Berlusconi, per aiutare l’amica Giorgia a darsi un tono internazionale, le ha suggerito di presenziare alle partite del Monza, insieme all’amico Galliani con il quale condivide il plaid.

 

Vox La partecipazione della Meloni alle adunate del partito neofranchista preoccupa l’Europa, e lei lo sa bene. Nei prossimi comizi, dunque, provvederà a un sensibile ritocco degli argomenti in chiave moderata. Il famigerato “Dio Patria e Famiglia”, motto fascista ancora visibile, con lettere corrose dal tempo, su fienili e pollai di mezza Italia, diventerà probabilmente “Dio, Patria e un terzo valore a scelta”, in omaggio al pluralismo. Gli ideologhi di Giorgia tentano di avvalorare la tesi che la corretta grafia dello slogan sia “Dio! Patria e Famiglia”. Dio non sarebbe dunque una rivendicazione di fede, ma una esclamazione di sorpresa di fronte all’adunata oceanica. Per esteso, lo slogan andrebbe dunque così interpretato: “Dio, quanta gente! Che bella rimpatriata, sembra di stare in famiglia”. Nessuna indicazione ideologica, solo una frase cordiale.

 

La frase Anche la celebre frase «Sono Giorgia, sono donna, sono madre, sono italiana» è sotto analisi per una revisione che sia più accettabile dall’establishment europeo e da Mario Draghi. Una soluzione è l’uso del condizionale: «Sarei Giorgia, sarei donna, sarei madre, sarei italiana». Un’altra è continuare a dire le stesse identiche cose, ma a bassa voce, soluzione che Meloni e il suo entourage vorrebbero adottare anche nell’attività di governo.