Le strade nel bosco, come insegna il poeta, sono sempre due e scegliere la meno battuta è roba da pochi. Per questo stupisce con piacere che Francesca Fagnani si sia sistemata i capelli dietro le orecchie, e prendendo fiato abbia preferito percorrere la salita meno agevole.
Non certo snaturando quel metodo spiazzante e ormai del tutto inedito che prevede delle domande e la ricerca delle relative risposte. Quanto per aver tenuto a bada tutto il contorno che l’ha resa personaggio, il suo controcanto, quegli «ehm, mmm… appunto, ecco», la faccina, il sorrisetto diventato tormentone al punto da rendere verosimile persino una falsa intervista al Papa.
Invece la giornalista ha rilanciato, e in questa nuova edizione di “Belve” su Rai Due anziché accomodarsi con la coda arrotolata in un copione in qualche modo già visto è riuscita ad andare oltre quello che rischiava di diventare la parodia di se stessa.
Lo si percepisce in un attimo, oltre che nella scelta centrata di personalità granitiche (come nel caso della gigantesca Eva Robbins), anche in quella inedita delicatezza con cui affronta invece personaggi più a rischio figurina, senza indugiare troppo in un voyeurismo di facile attrattiva, rinunciando laddove non sia necessario a mettere mano all’evidenziatore.
Dopo aver esaltato lo scorso anno la “modestia” di Pamela Prati, la rabbia radical chic di Guerritore e altre delizie che avrebbero reso felice qualunque imitatore (cosa che è puntualmente successa con Vincenzo De Lucia in parrucca bionda, peraltro irresistibile), Fagnani di fronte al disagio, per esempio, sulle treccine da sedici euro di quell’esplosione di fragilità chiamata Nina Moric, ha fatto grattare sulla lavagna il suo stesso gesso. Nell’appuntamento tornato bisettimanale (e che ha risparmiato allo spettatore l’attesa del sorgere del sole nella notte del giovedì) si affaccia una sorta di empatia nei confronti della difficoltà altrui, un atteggiamento in punta di piedi, maestra Celentano permettendo, rispetto al ruggito sbandierato, tanto ci pensa la persona aggrappata allo sgabello. Perché a volte è estremamente più feroce lasciare che la preda si sbrani da sola.
Ora, Fagnani vorrebbe a distanza di quattro anni avere di fronte Giorgia Meloni. «Chi butterei giù dalla torre tra Salvini e Berlusconi? Beh, entrambi», le disse all’epoca. Chissà oggi cosa potrebbe riuscire a tirar fuori dal signor premier. Altro che belve.