Editoriale
Il 2023 metterà in crisi le economie e i governi
Recessione, inflazione, carenza energetica. Sta arrivando l’inverno più duro, e le scelte dell’esecutivo di Giorgia Meloni rischiano di allargare il divario tra chi sta meglio e i più svantaggiati
Il governo di Giorgia Meloni è partito con la norma sui rave, il blocco dei migranti e la polemica con la Francia, il reintegro dei medici No Vax, lo stop al reddito di cittadinanza, l’aumento del massimale del contante in aiuto ai pagamenti in nero, il saldo e stralcio delle cartelle esattoriali, oltre al “regalino” della flat-tax per redditi sino a 85 mila euro. Guardando bene la manovra, vogliono fare cassa sui poveri e sui pensionati, perché pare che una parte delle pensioni non verrà adeguata all’inflazione. Mentre si finanziano misure che allargano il divario di tassazione tra dipendenti e autonomi. E nulla si sa sugli stanziamenti per la sanità e la scuola.
È la stretta per un Paese che si avvia verso un inverno gelido, con famiglie e lavoratori lasciati soli a fronteggiare il carovita. Si guarda nella direzione di autonomi a reddito elevato, di evasori fiscali e di accumulatori seriali di cartelle esattoriali. Tutti gli altri è come se non esistessero, anche se brancolano a causa dell’inflazione e della precarietà. E di politica industriale non si parla.
A Palazzo Chigi inizia a circolare una certa preoccupazione anche su alcuni obiettivi del Pnrr da raggiungere entro fine anno. Per questo si valuta un disegno di legge con la convinzione di riuscire a evitare che eventuali problemi siano addebitati a questo governo. È stata anche avviata una ricognizione sui fondi europei non utilizzati nella speranza di recuperare un tesoretto da usare per un decreto, dopo la chiusura della manovra.
Tutto questo mentre la coalizione continua in più occasioni a far registrare fibrillazioni interne.
Sarà il 2023 a dirci in cosa crede veramente Giorgia Meloni e quanto durerà il suo governo che mette insieme Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, apertamente in disaccordo su una serie di questioni, dalla Russia alla politica di bilancio.
E per il prossimo anno ci sono alcune questioni che determineranno l’andamento economico non solo dell’Italia: la Bce alza ulteriormente i tassi di interesse per combattere l’inflazione e quest’ultima danneggia gli acquirenti e i rivenditori. La crescita dell’e-commerce è destinata a rallentare. L’appetito asiatico per l’energia contribuisce a far aumentare la domanda globale di petrolio dell’uno e mezzo per cento, superando i livelli pre-pandemia.
I rischi di recessione e gli aumenti dei tassi non impediscono che la spesa tecnologica aumenti di poco mentre le vendite di dispositivi deludono, ma il mercato dell’intelligenza artificiale sale a 500 miliardi di dollari.
Mentre lottano per ottenere nuovi abbonati e affrontare i concorrenti, le società di streaming continuano a investire pesantemente sui contenuti: diciassette miliardi di dollari, nel caso di Netflix. Le vendite globali di auto nuove crescono solo dell’uno per cento, molto meglio vanno quelle di veicoli elettrici. L’America, il Paese che spende di più nel settore della difesa, amplia le spese annuali a 800 miliardi di dollari, più di tre volte il livello della Cina. I viaggi aerei diventano redditizi poiché gli arrivi internazionali aumentano del trenta per cento. Ma rimangono al di sotto dei livelli pre-pandemia; molti aspiranti viaggiatori d’affari scelgono invece di incontrarsi da remoto.
Il 2023 è destinato a far cambiare le tendenze economiche e anche qualche governo