La raffineria del polo petrolchimico siciliano lavorava grazie al petrolio russo. Ma tra pochi giorni lo stop al greggio di Mosca l’avrebbe costretta alla chiusura

Il governo Meloni nazionalizza per un anno una delle raffinerie più importanti del Paese di proprietà della Lukoil. Una mossa arrivata in extremis per evitare il blocco non solo della raffineria ma di tutto il polo petrolchimico, il più grande d’Italia e tra i più grandi d’Europa dove lavorano tra diretti e indotto oltre 10 mila persone e che raffina il 26 per cento del greggio lavorato nel Paese.

 

A Siracusa da marzo, dall’inizio delle sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina, le banche avevano smesso di concedere scoperture alla Lukoil per acquistare greggio sul mercato internazionale. La Lukoil formalmente non è russa, avendo sede in Svizzera, ma di fatto la proprietà è di Mosca: negli ultimi mesi sono morti in circostanze misteriose due alti manager della società polemici con la guerra avviata da Vladimir Putin.

Inchiesta
Il destino della Lukoil di Siracusa, la più grande raffineria italiana, è nelle mani di Vladimir Putin
30/5/2022

Proprio Putin ha colto subito la palla al balzo per far arrivare a Siracusa più petrolio via nave dalla Russia, facendo diventare mono committente la raffineria. La commissione Europea ha deciso in estate nuove sanzioni, con il blocco del greggio russo via nave, tranne per la Bulgaria. Il governo Draghi non ha chiesto deroghe per l’impianto di Siracusa che quindi a dicembre rischiava il blocco completo.

 

Secondo alcuni servizi di intelligence europei Putin non vuole mollare la raffineria italiana anche perché è un avamposto di Mosca in Europa e nel mediterraneo. E in questi mesi è continuato il via vai di dirigenti da Mosca.