Editoriale
30 dicembre, 2022

Sui binari de L’Espresso

Questa testata è l’essenza del giornalismo d’inchiesta, irriverente, coraggioso, un settimanale unico, un giornale corsaro. Cari lettori, giudicateci. Sarete il nostro tribunale

Tranquilli. La fine della carta stampata è all’orizzonte. Per fortuna l’orizzonte non è altro che una linea immaginaria che si allontana tanto più ci si avvicina. Non ci sarà mai qualcuno che racconterà la fine della carta stampata. Almeno di quella di qualità, come L’Espresso. Pensate al boom degli e-book di qualche anno fa. Dicevano: «I libri sono finiti». E invece oggi le grandi case editrici fanno utili proprio con i libri di carta.

Sfogliare un giornale è un piacere assoluto soprattutto se questo è ricco di opinioni, di inchieste, di reportage, se è libero, indipendente, laico. Se ci trovi dentro quello che ti aspetti di trovare ma anche qualche sorpresa, se non segue il main stream, se ogni tanto deborda dal politically correct, se ogni tanto fa incazzare qualcuno, se ogni tanto racconta storie belle di donne e uomini che hanno fatto imprese straordinarie o di giovani che vanno alla conquista del mondo armati della propria intelligenza e del proprio coraggio o storie terribili di uomini terribili, di governi infami, di politici ladri, di mafie assassine, di catastrofi che distruggono il nostro pianeta pezzo per pezzo, se riesce a proporre opinioni diverse a confronto. Se il lettore riesce a provare una sensazione unica. Toh, ho già raccontato L’Espresso che vorremmo fare. L’anima di sempre dentro un corpo con nuovo vigore.

La crisi dei newsmagazine concepiti nel Novecento ha visto ridurre il loro spazio a vantaggio dei quotidiani che si sono messi a fare il loro mestiere. Quello di andare a scandagliare il presente, ma con poca attenzione al futuro. L’Espresso è uno dei pochi sopravvissuti a questa ecatombe storica, l’unico ad aver superato le colonne d’Ercole del ventunesimo secolo con la propria forza. E nella sofferenza si è fortificato. Dalle crisi nascono sempre le occasioni. Questa è una grande occasione per L’Espresso, quella di tornare sempre più centrale nel panorama dell’informazione italiana. Come, lo scoprirete tra un paio di settimane con la nuova versione del settimanale completamente rinnovato.

Quando l’editore Danilo Iervolino, un rivoluzionario del nostro tempo, capace di scompaginare e ricomporre tutto in un minuto, mi ha detto «Ale, dai, tocca a te. Tu ce la puoi fare», mi sono sentito addosso una grande responsabilità, travolto da un’onda di orgoglio e di entusiasmo. La scrivania che sto occupando è stata (metaforicamente) quella di Arrigo Benedetti, di Eugenio Scalfari, di Livio Zanetti, di Claudio Rinaldi: maestri che noi giovani giornalisti dell’epoca vedevamo come eroi civili, esempi da seguire, figure quasi mitologiche. Ma quel tempo bello e appassionante è lontano.

Oggi dominano il Web e i social, le short stories, l’informazione fatta in casa con il telefonino, l’omologazione dell’informazione. Qualcuno lancia una notizia, vera o falsa che sia, e tutti si accodano. Non si fanno più approfondimenti, si è persa una delle qualità fondamentali del mestiere del giornalista: la curiosità, la voglia di chiedersi «perché?». Con queste cose dobbiamo farci i conti ma il buon giornalismo ha ancora un grande valore. Dobbiamo credere nel giornalismo di qualità, indipendente, ma contemporaneamente rivoluzionare il nostro mestiere, utilizzando le nuove tecnologie, padroneggiandole, introducendo economie di scala.Ho trovato una redazione vera, non difficile (come mi dicevano tanti), ma magari ribelle, come piace a me, orgogliosa, professionale, composta di colleghe e colleghi che hanno tanta voglia di dimostrare semplicemente che L’Espresso è L’Espresso, l’essenza del giornalismo d’inchiesta, irriverente, coraggioso, un settimanale unico, un giornale corsaro. I capitani di corsa finivano o baronetti o impiccati. Ma L’Espresso ne ha già viste troppe per avere paura.

Cari lettori, giudicateci. Sarete il nostro tribunale. Potrete condannarci all’oblio, abbandonandoci, o seguirci nelle nostre avventure sulla carta e presto sul Web. Finirete per appassionarvi anche voi. Come noi.

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