Il giallo delle mail nel caso della morte di David Rossi si infittisce. A partire dal messaggio chiave, quello con il quale l’ex responsabile della comunicazione del Monte dei Paschi annunciava l’intenzione di suicidarsi: un messaggio inviato all’allora amministratore delegato Fabrizio Viola il 4 marzo, in una giornata nella quale i due si scambiano diverse mail. Quella sul suicidio ha come oggetto «help». Viola sostiene di non aver mail letto questa mail e interrogato dice di ricordare tutte le altre mail scambiate quel giorno con Rossi, quasi tutte frutto di una unica conversazione con oggetto «re» come risposta. In una relazione della polizia postale pubblicata dall’Espresso salta fuori che in un hard disk del portatile di Rossi questa mail risulta creata il 7 marzo (il giorno dopo la morte di Rossi) anche se la data di invio è il 4 marzo: ma la polizia non riesce a spiegare questa anomalia, anche se il computer era stato comunque «alterato dai familiari di Rossi» che ne hanno avuto il possesso dopo la morte e ne hanno estratto dei file. Nonostante questa alterazione possibile, comunque la polizia non riesce a spiegare perché solo la mail del suicidio, e solo quella, risulta creata il 7 marzo.
Ieri la commissione parlamentare nata proprio per fare luce sulla morte di Rossi ha ascoltato Lorenza Pieraccini, ex segretaria di Viola, e Valentino Fanti, ex capo segreteria Mps. Gli unici due che avevano accesso diretto alla posta elettronica di Viola. Entrambi sostengono di aver letto quella mail il 4 marzo, ma entrambi sostengono allo stesso tempo di non averne mai parlato con nessuno. E non ricordano poi bene le date di incontri successivi o precedenti con lo stesso Rossi. Sono però certi di aver letto quella mail il 4 marzo. E c’è di più: la segretaria Pieraccini sostiene di aver notato che la mail era stata già letta da qualcuno e dopo la morte di Rossi ha provato poi a rileggerla e non l’ha più trovata. Chi aveva letto la mail il 4 marzo? E chi l’ha cancellata? Rimangono due misteri.
Ecco cosa ha detto in commissione la Pieraccini: «Avevo visto che la mail era stata aperta e ho dato per scontato che la posta fosse già stata letta. Viola in quei giorni era in vacanza a Dubai e ritenni di dover andare dal capo segreteria Valentino Fanti. Le cose da fare le doveva decidere Fanti, non io. Io l'ho spronato a fare qualcosa, poi doveva decidere lui. La mattina dopo la morte sono andata a ricercare questa mail nella posta elettronica per rileggerla ma non l'ho ritrovata. Poi non sono più andata a ricercarla. Io non cancellavo di iniziativa mia la posta se non ero autorizzata dal dottor Viola. In quel momento e anche successivamente non ho detto niente a nessuno della mail».
Fanti in commissione si è detto convinto che Rossi si sia suicidato. «Io ritengo che David Rossi si sia suicidato. La mattina del 4 marzo 2013 quando la signora Pieraccini venne nel mio ufficio e mi fa vedere la mail di 'help' che Rossi aveva mandato a Viola dicendomi di fare qualcosa, la liquidai velocemente perché mi aveva coinvolto in un fatto delicato, fuori dall'ambito lavorativo e non dovevo una risposta a lei ma alla mia coscienza. Per prima cosa dissi a me stesso che una mail rappresenta un fatto estremamente privato e in particolar modo questa, visto il contenuto. Poi ripercorsi l'incontro che ebbi il venerdì precedente con Rossi con il quale avevo un ottimo rapporto».