La sentenza
Strage di Bologna, condannato Paolo Bellini, killer di destra e della ‘ndrangheta
Ergastolo al quinto neofascista processato per le 85 vittime dell’attentato del 2 agosto 1980. La corte d’assise conferma anche i depistaggi di un ufficiale legato ai servizi e dell’immobiliarista di via Gradoli
Una strage neofascista e piduista. La corte d’assise di Bologna ha condannato all’ergastolo Paolo Bellini, ex terrorista di Avanguardia nazionale poi diventato killer della ‘ndrangheta emiliana, per il terrificante eccidio del 2 agosto 1980, che provocò 85 morti e oltre 200 feriti. I giudici togati e i giurati popolari hanno confermato in toto la ricostruzione della procura generale e degli avvocati dei familiari delle vittime, con la nuova istruttoria che ha identificato Bellini come uno degli autori materiali della strage: l’uomo che ha collocato la bomba nella stazione, che fu devastata dalla spaventosa esplosione.
INCHIESTE E DOCUMENTI ESCLUSIVI: LO SPECIALE SULLA STRAGE
Per la strage di Bologna sono già stati condannati con diverse sentenze definitive tre terroristi di estrema destra, Valerio detto Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. In primo grado, nel 2020, è stato giudicato colpevole anche Gilberto Cavallini, l’armiere e tesoriere dei Nar, la più sanguinaria banda neofascista romana.
La corte d’assise ha condannato anche i due imputati per i depistaggi, infliggendo 6 anni di reclusione a Piergiorgio Segatel, ex capitano dei carabinieri legato ai servizi segreti militari, e 4 anni a Domenico Catracchia, l’immobiliarista romano al centro della vicenda dei covi di via Gradoli, accusato di falsa testimonianza.
Tra le prove a carico di Bellini spicca un video che ha fatto crollare il suo alibi. L’ex neofascista era stato inquisito già nelle prime indagini dopo la strage, ma si era difeso sostenendo che quel mattino era a Rimini con l’ex moglie. Che invece nel nuovo processo, in una deposizione drammatica, ha testimoniato che quell’alibi era falso. Decisivo un filmato amatoriale di un turista straniero che ha ripreso l’attentato in diretta, recuperato dagli avvocati di parte civile e analizzato dalla polizia scientifica, che ha confermato la presenza di Bellini in stazione, tra la folla, vicino alla sala d’aspetto dove è esplosa la bomba.
Per i depistaggi successivi alla strage, realizzati per proteggere i terroristi di destra inventando false piste estere (libiche, palestinesi, tedesche), sono già stati condannati in via definitiva il capo della P2, Licio Gelli, morto nel 2015, e due alti ufficiali del Sismi, entrambi affiliati alla sua loggia massonica segreta. La nuova indagine della procura generale ha accusato Gelli di essere stato il mandante dell’eccidio e di averla finanziata personalmente, con soldi rubati al Banco Ambrosiano, versando almeno cinque milioni di dollari ai terroristi neri, attraverso altri piduisti eccellenti come Federico Umberto D’Amato, l’ex capo dell’Ufficio affari riservati, anche lui defunto.
Alla lettura del verdetto erano presenti numerosi familiari delle vittime, al loro fianco il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, e la vicepresidente della Regione, Elly Schlein.
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Assente invece Paolo Bellini, che ora rischia quantomeno di vedersi revocare lo status di collaboratore di giustizia, che aveva ottenuto confessando di aver eseguito negli anni Novanta una serie di omicidi per la ‘ndrangheta emiliana.