Prosegue la cronaca per immagini del conflitto. Visto da una giornalista ucraina e da un artista russo

«Mi mancano i miei bambini: giocare con loro, dormire accanto a loro, portarli allo zoo». K. va incontro ai suoi figli, al sicuro con la nonna a Copenaghen. Intanto, tra macerie ed esplosioni, si guarda intorno. Si muove in fretta, porta cose e messaggi avanti e indietro. Solo la libertà degli uccelli le ricorda la vita di prima.

 

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Anche D. è in viaggio. La libertà che manca in Russia è da cercare altrove, a tutti i costi, la decisione è presa. In Lettonia, forse, dove provare a immaginare un altro futuro per sé e per i suoi figli.

 

Settimana numero dieci della guerra, raccontata da K., giornalista ucraina, e da D., artista russo, riuniti dall’illustratrice Nora Krug in “Diaries of war”, progetto editoriale che L’Espresso sta pubblicando in esclusiva per l’Italia. Un faccia a faccia, di parole e immagini: da una parte la quotidiana resistenza di chi ha subito l’invasione; dall’altra la fatica di continuare a vivere in un Paese aggressore, che schiaccia la libertà di espressione anche al suo popolo.

 

Tra i due, il tratto sensibile e solo apparentemente distaccato di Krug, che ascolta e traduce in immagini: pochi i dettagli del volto perché, come ha spiegato la settimana scorsa, «è la loro voce che conta di più. Il disegno fa un passo indietro».

 

«Questo conflitto continua a colpirmi molto», racconta l’autrice di “Heimat” (Einaudi) e delle illustrazioni del saggio “On Tyranny” di Timothy Snyder : «Del resto, la guerra è sempre stata al centro del mio interesse. Negli anni Novanta avevo realizzato un documentario sulla Sarajevo del dopoguerra, filmando in un ospedale psichiatrico e allo zoo. Volevo sapere cosa succede a luoghi come questi in situazioni estreme come la guerra. E mi interessano molto gli effetti a lungo termine che la guerra ha sulla mente delle persone». Un aspetto che emerge con forza anche da questa graphic novel, a partire dalla devastazione di bambini e anziani specialmente, inermi di fronte a dolore paura fame, e dal senso di impotenza che accompagna il protagonista russo. Una donna e un uomo con i quali Nora Krug sta intrecciando un rapporto che va oltre il Diario. 

 

È a K., che le chiede feedback sulla graphic novel, pubblicata contemporaneamente anche su Los Angeles Times, El País e altre testate internazionali, che Krug racconta l’interesse dei lettori, l’apprensione per le loro vite, le voci critiche. «L’altro giorno ho ricevuto un messaggio da qualcuno che mi ha detto che il mio lavoro è divisivo, perché starei mettendo in cattiva luce la Russia, e mi ha insultato dicendomi che sono un burattino nelle mani degli americani (classico linguaggio da troll). Qualcuno mi ha scritto dall’Ucraina criticando di aver dato voce anche a un russo. Ma in generale so che i lettori vogliono avere vostre notizie». «Grazie per aver condiviso questi pensieri, mi danno forza», le ha risposto K. Aggiungendo una nota amara: «A volte è così difficile credere che questi sforzi servano a qualcosa. Devi convincerti che ne valga la pena, che possano cambiare qualcosa, almeno un po’».