Il film di Desplechin ambientato in una ricostruzione dell’appartamento del grande scrittore americano. In cui incontra l’amore. Con una Léa Seydoux indimenticabile

Un uomo, una donna, una stanza. Per buona parte di “Tromperie - Inganno” sullo schermo non c’è altro. Ma l’uomo si chiama Philip Roth (Denys Podalydès), la donna è la sua amante inglese (Léa Seydoux) e quella stanza è un luogo indeterminato. Realtà, ricordo, immaginazione? Probabilmente le tre cose insieme, perché trattandosi di Roth forse non ha senso distinguere. Non pensate a un film fumoso o a una serie di licenze d’autore, però. L’appartamento londinese è una ricostruzione documentata fino all’ultimo dettaglio di quello in cui il grande scrittore americano viveva a Notting Hill. Anche se all’inizio siamo in un teatro e quel luogo si fa subito spazio mentale. Il libro di Roth in compenso è stato analizzato e rielaborato fino a estrarne un film che è una meraviglia di inventiva, intelligenza registica e recitativa, sensualità.

 

Proprio così: sensualità. Perché l’oggetto di tutti questi incontri fra Roth e le sue donne (oltre a una Léa Seydoux indimenticabile sullo schermo passano Emmanuelle Devos, Rebecca Marder, Madalina Constantin, la moglie Anouk Grinberg), è l’amore. La passione, gli slanci, le ritrosie, le paure, gli odori, le confessioni, la dolcezza del ricordo. E le parole, le parole che dicono tutte quelle donne – a meno che non siano parole di Roth, suscitate proprio dall’invenzione dei personaggi – trasformate in scrittura (più il virtuale avanza, più abbiamo bisogno della parola) e poi in cinema da un regista capace di dare loro un corpo, un tono, un ritmo, uno spazio, anche grazie alla luce miracolosa di Yorick le Saux.

 

Solo Arnaud Desplechin infatti poteva riuscire nell’impresa. Solo il regista di film come “I miei giorni più belli”, “Racconto di Natale”, “Re e regina”, così autobiografici e insieme spudoratamente inventati, poteva portare sullo schermo questa serie di conversazioni galanti e talvolta francamente libertine in cui però affiorano, a tratti con accenti anche didascalici, molti altri temi cari a Roth, dall’ossessione per la questione ebraica all’Europa d’oltrecortina (il libro uscì nel 1990). Alla libertà creativa di un autore che a un certo punto nel film viene addirittura processato per il suo sguardo sulle donne, così libero, personale, incurante di vecchi e nuovi diktat. Eternamente alla ricerca di momenti in cui, per dirla con Desplechin, «la realtà si mette a scintillare».

 

“Tromperie – Inganno”
di Arnaud Desplechin
Francia, 105’

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