Che brave quelle brave ragazze: Berti, Maionchi e Milo sulle ali della libertà

Le tre protagoniste dello show su Sky rendono la leggerezza un punto di forza. E convincono. Senza essere fagocitate dalla comune televisione

Senza giri di parole, poteva essere un disastro. Invece è un gioiello. Lo stralunato viaggio di Orietta Berti, Mara Maionchi e Sandra Milo in giro per la Spagna è una di quelle rare esperienze televisive che riesce a non cadere nel precipizio dell'imbarazzo, lasciandoti al contrario, un sorriso sulle labbra. Non tanto perché lo show abbia chissà quale slancio inventivo, quanto perché le tre protagoniste riescono a dare una freschezza tale alla messa in scena che lascia un po' stupiti, vista l'aria che tira di questi tempi.

 

“Quelle brave ragazze” (su Sky Uno) segue le magnifiche tre in una avventura trolley alla mano lunga sei episodi, in ognuno dei quali vigono blande regole da reality spicciolo: missioni da compiere, il selfie di prova, gli incontri finto casuali e così via. Che detta così sembra esattamente il classico prodotto da cui fuggire a gambe levate.

 

Invece, a sorpresa, del fatto che tutta la costruzione sia ovviamente posticcia non importa a nessuno. Perché quel che resta davanti alla giocosa vacanza è la presenza ingombrante di un macigno non comune chiamato libertà. Le nostre si scrutano, si scoprono, e gettano il copione alle ortiche rivelandosi le une alle altre come solo chi ha vissuto per bene è in grado di fare.

 

Innanzitutto hanno fame, sempre fame. Sono golose, di cibo e di esperienza. E curiose, di sapere chi ha fatto cosa, e come, e quando, e si guardano a volte stupefatte, perché ognuna di loro è sostanzialmente trasparente e non può credere di trovare la medesima inclinazione nelle altre due.

 

Maionchi è la saggia, la capobanda, una sorta di generale ridanciano in scarpe comode che dovrebbe tenere le fila dell'intera faccenda (l'idea del programma del resto è sua) ma dopo un po' si stufa e molla i freni nelle discese ardite. Berti è la monella, quella che apprezza i bei giovani, che vuole fare merenda, che odia la ginnastica, che ama aprire la porta per scoprire chi arriva e che si vanta con sacrosanto orgoglio del suo passato presente e futuro («Tu li conosci i Måneskin? Beh sono amici miei»). E poi c’è la divina capricciosa Milo, la filosofa del gruppo. Da lei sgorgano perle di saggezza a flusso continuo, di quelle da segnare sul taccuino del buon senso comune: «Tutte le cose belle sono rotonde: il sole, la luna, la cupola di San Pietro, la pancia delle donne».

 

E così parlando, di diritti, di religione, di mariti o di melanzane al funghetto, poco importa, si regalano, generose, con una spontaneità bambina. Tanto che alla fine non resta che dire: grazie ragazze, siete state proprio brave. 

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