La Bestia di Mosca
Konstantin Malofeev, l’oligarca amico della Lega, incriminato a New York. «Usa i paradisi fiscali per creare tv pro Putin in Europa»
Milioni dalle offshore per finanziare canali tv che diffondessero in Europa fake news e propaganda per il Cremlino. L’inchiesta dell’Fbi sul miliardario russo che trattava affari con il leghista Savoini ha portato all’arresto dell’ex direttore americano di Fox News, la rete pro-Trump
Ai primi di marzo del 2017 Matteo Salvini concede un'intervista esclusiva alla tv russa Tsargrad, fondata e controllata dall'oligarca nazionalista ortodosso Konstantin Malofeev. Il leader della Lega sceglie quel network privato, nato a Mosca due anni prima, per contestare le sanzioni internazionali contro il regime di Vladimir Putin, per attaccare televisioni e giornali italiani ed europei che criticano le azioni russe, per rilanciare le accuse costruite dalla destra ungherese contro il miliardario americano George Soros. Già allora, fin dal 2014, Malofeev è nella lista nera dei primi oligarchi sanzionati da Usa e Ue per l'appoggio all'annessione della Crimea e alla guerra civile nel Donbass. Ma Salvini non si fa problemi e nell'intervista arriva ad augurarsi, testualmente, che «il 2017 segni la fine dell'Unione europea».
Oggi, cinque anni dopo, Malofeev è il primo oligarca a trovarsi incriminato dai magistrati di New York, per due reati. Nell'atto d'accusa, ufficializzato il 6 aprile scorso, la Procura federale e l'Fbi gli addebitano di aver organizzato un'associazione per delinquere, già a partire dal 2014, per aggirare le sanzioni, nascondere ricchezze nei paradisi fiscali e creare nuove reti televisive, segretamente, per diffondere la propaganda russa in altre nazioni, in particolare in Grecia e Bulgaria. Malofeev, precisano gli inquirenti, rischia fino a 20 anni di prigione per ciascun reato.
Come suo presunto complice è stato arrestato un americano famoso, Jack (all'anagrafe John) Hanick, che è stato per 15 anni direttore di Fox News, il network di destra controllato dal magnate Rupert Murdoch. Hanick lavorava alle dirette dipendenze dell'allora numero uno della Fox, Roger Ailes, già consulente elettorale di vari presidenti repubblicani, dimessosi dopo uno scandalo di molestie sessuali denunciate da alcune giornaliste. Trasferitosi a Mosca, Hanick ha festeggiato nello studio di Tsargrad anche la vittoria di Donald Trump nel 2016, esibendo una sua gigantografia.
Malofeev, che in Francia ha procurato prestiti milionari al partito di Marine Le Pen, in Italia si è fatto conoscere come l'oligarca più vicino alla Lega di Salvini. Nel 2018 fu il primo a trattare affari petroliferi con l'esponente leghista Gianluca Savoini, che in quei mesi a Mosca stava chiedendo finanziamenti milionari per il suo partito, come ha rivelato nel febbraio 2019 L’Espresso. Di recente il nostro settimanale ha pubblicato, con altri giornali europei, una serie di documenti riservati del gruppo Tsargrad, da cui risulta che Malofeev ha stanziato somme di denaro, mai dichiarate, per pagare atti parlamentari a favore di Mosca, firmati da senatori della Lega e da altri politici di destra, dall'Austria all'Ungheria. Posizioni scomode da ricordare, oggi, per il partito di Salvini, impegnato a sostenere il governo Draghi.
Malofeev è da sempre un uomo d'affari molto chiacchierato. Aveva fatto fortuna come manager di una banca statale russa, che ha lasciato, con una scia di scandali, per creare un suo fondo d'investimento, Marshall Capital Partners, nei paradisi offshore. Nel dicembre 2014 è entrato per la prima volta nel mirino dell’Ofac, l'agenzia americana per le sanzioni, che lo ha definito «una delle principali fonti di finanziamento per i russi che promuovono il separatismo in Crimea e sponsorizzano la cosiddetta Repubblica popolare del Donetsk in Ucraina». Il 20 aprile scorso, con le nuove misure varate dopo la guerra all’Ucraina, Malofeev è stato etichettato anche come «un intermediario tra il governo di Mosca e i politici filo-russi all’estero». L'oligarca, secondo l'Ofac, avrebbe «agevolato il finanziamento di politici e opinionisti» favorevoli a Putin. E avrebbe creato «strutture per promuovere gli interessi della Russia dall'interno dell'Unione europea». Tsargrad viene descritta nelle carte americane come «pilastro di un network che diffonde propaganda e disinformazione, poi amplificata dal governo russo».
L'incriminazione è stata resa pubblica dal vice procuratore generale Lisa Monaco, che ha lanciato un monito agli altri oligarchi: «Malofeev è solo il primo ad essere incriminato». Il capo dell'Fbi a New York, Michael J. Driscoll, ha usato parole dure: «Malofeev ha avuto un ruolo primario nel sostenere l'attacco della Russia all’Ucraina orientale nel 2014. E continua a gestire un network di propaganda pro-Putin, che nel 2022 ha descritto l'invasione militare dell'Ucraina come una guerra santa».
La vicenda al centro delle indagini dell'Fbi prende l'avvio nel 2013, quando l'oligarca inizia a progettare la sua tv. Per realizzarla, recluta l’americano Hanick, uscito due anni prima dalla Fox. Malofeev lo accoglie a Mosca nel luglio 2013. Tsargrad Tv viene inaugurata nell'aprile 2015. Lo stesso Malofeev, in un’intervista al Financial Times, spiega che «è molto simile a Fox News... Ci sono moltissime persone che aderiscono ai valori tradizionali e hanno bisogno di una voce». La tv si segnala per l'appoggio incondizionato al regime di Putin e alla Chiesa ortodossa di Mosca. All'estero, sostiene i partiti europei anti-immigrati, Trump negli Stati Uniti, le milizie filorusse in Ucraina.
Nei documenti giudiziari di New York, Hanick viene descritto come il capo (presidente, produttore e consulente generale) della tv dell'oligarca. Oltre a uno stipendio dichiarato di 5 mila euro netti al mese, il contratto gli garantisce l'assicurazione sanitaria e una casa di lusso a Mosca. Negli atti d'accusa però si legge che, tra il 2013 e il 2018, ha ricevuto soldi da due società estere, di cui vengono omessi i nomi. Intervistato dalla stampa americana, Hanick difende l'annessione russa della Crimea. Già cattolico, nel 2016 si converte e diventa ortodosso, in una cerimonia di battesimo seguita da Malofeev. Che finanzia da anni anche il Congresso mondiale delle famiglie (Wcf), la kermesse integralista ospitata nel 2017 a Budapest, con il leader ungherese Viktor Orbàn, e nel 2019 a Verona, con Salvini e i ministri della Lega.
La giustizia americana ha ottenuto l'arresto di Hanick, eseguito in febbraio a Londra, per due accuse che portano all’oligarca: violazione della legge sulle sanzioni, per aver fatto affari con Malofeev, segretamente, anche dopo il blocco dei beni a partire dal 2014; e falsa testimonianza, per aver mentito all’Fbi sulle finalità del suo lavoro in Russia.
Al centro delle indagini c'è il progetto di clonare Tsargrad, di esportare all'estero quel modello televisivo. Tra il 2015 e il 2016 se ne occupa proprio l'ex direttore di Fox News, che inizia dalla Grecia: è lui stesso a descrivere a Malofeev, in una mail sequestrata, la nuova «opportunità per divulgare il pensiero russo». Per finanziare la tv di Atene, senza comparire, l'oligarca registra una società offshore nelle Seychelles, che investe 10 milioni di dollari in azioni di una banca americana, la Texas Bank. Pochi mesi dopo, la offshore viene trasferita a un imprenditore greco, che nei documenti giudiziari è presentato come complice, ma non viene nominato.
La cessione, sulla carta, viene siglata nel luglio 2014, al prezzo simbolico di un dollaro. Secondo le indagini di New York, in realtà quel contratto fu scritto almeno un anno dopo. E sarebbe stato retrodatato per sfuggire alle sanzioni contro Malofeev. Quindi le autorità Usa hanno congelato le sue azioni nella banca texana. E hanno ordinato il sequestro dei 10 milioni stanziati da Malofeev per la tv greca. Dopo l’operazione di Atene, almeno fino al 2017, il manager americano avrebbe gestito anche un secondo progetto dell’oligarca: acquistare un network televisivo in Bulgaria. Il piano è fallito, per motivi non ancora chiariti.
Come direttore editoriale di Tsargrad Tv compare Alexander Dugin, l’ideologo che propugna la restaurazione dell’impero russo. Anche lui ha avuto rapporti con la Lega. Dugin è stato sanzionato già dal 2015 dall'Ofac, che lo accusa di avere non solo teorizzato l’annessione russa della Crimea e del Donbass, ma anche «reclutato», attraverso un’associazione giovanile, «uomini con esperienze militari in grado di combattere».
Nel suo sito, Tsargrad si definisce «il primo canale televisivo conservatore russo» e riporta un intervento di Malofeev come «tribuno della maggioranza ortodossa». Matteo Salvini viene elogiato in numerosi articoli e servizi televisivi, che rilanciano diversi suoi interventi filorussi e, naturalmente, le sue foto con la maglia pro-Putin.