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Cultura
giugno, 2022

Troppe abbuffate di trasferte e litigi: cari talk show, mettetevi a dieta per la prova costume

C’è un piccolo esperimento sul Nove in cui un intero paese decide di piantarla con gli eccessi in nome della salute pubblica. Forse dovrebbe farlo anche la nostra televisione

Si raccontava, nei tempi che furono, una gustosa barzelletta in cui veniva descritta una serata allegra, parecchio allegra, tra amici. Molti bar, e poi risate esagerate, freni inibitori abbandonati, discoteche, conoscenze occasionali, strette di mano, sesso gioioso, corpi nudi, champagne ed euforia generale. Sino a che, passate ore e ore saltellando di festa in festa, arriva l’alba. E il più timido della banda, sbucato da una massa di corpi aggrovigliati dopo una notte brava ma anche bravissima chiede con la bocca impastata: «Bella serata, per carità, ma poi che facciamo?».

 

Ecco, cara televisione di inizio estate pronta all’abbuffata post elettorale, esattamente dopo che facciamo? Dopo aver osannato i no vax portatori di cure miracolose al sentore di kiwi, i geopolitici della siesta, i filo qualcosa a prescindere, dopo aver bandito le domande, inseguito il consenso, abolito il buon senso e urlato l’urlabile, il solo pensare di rilanciare fa una certa paura e forse è il caso di fermarsi a riflettere, nel tripudio di trasferte, armati di tuttologia, per accogliere con piacere quel senso di smarrimento di fronte a voci che sino a ora erano restate nell’ombra sacrosanta e all’improvviso sono diventate il leit motiv della serata in famiglia.

 

Perché va bene la ricerca di quel punticino di share neanche fosse il vello d’oro, ma se non ti chiami Indiana Jones a un certo punto è meglio voltarsi altrove.

 

Così saltellando qua e là si rischia di capitare sul Nove dove va in onda un esperimento gentile dal titolo “Un paese a dieta”, che andrebbe preso come una grande metafora salvifica per la tv dei nostri giorni. Letteralmente un intero centro abitato viene fatto salire su una bilancia, pesato nella pubblica piazza e messo a seguire un regime alimentare in nome della vita sana. Il sindaco, con tanto di fascia tricolore, prende questa decisione forte, e aiutato dagli “esperti” del caso chiede ai suoi concittadini di perdere 500 chilogrammi. E pazienza se si tratta di San Leo, dove si friggono anche le strade, la piadina è bene nazionale e allo strutto si vuol giustamente più bene che alla mamma, quando ci vuole ci vuole.

Così nonostante le proteste immancabili dei No Dieta che si sentono censurati come un Montesano qualsiasi, gli abitanti decidono di mettere in pausa l’ingordigia, nel semplice nome della salute pubblica. Un po’ come l’abbandono del ring di Alessandro Sallusti. Perché a un periodo senza maiale fritto ripieno in fondo si può anche sopravvivere. Per poi ricominciare con entusiasmo, magari in diretta da Mosca.  

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