La chef più scorbutica. Una prostituta allo sbando. Ilary Blasi. E il ruolo dell’agente di scorta di Paolo Borsellino. Tutti i volti dell’attrice romana

Greta Scarano: «Volevo essere Jeeg Robot. E ora sogno la regia»

Romana cresciuta al Portuense, Greta Scarano, 35 anni, attrice dallo sguardo magnetico e dalla parlantina sciolta, ha cambiato tante case. E conosce la sua città meglio di chiunque altro. Nei suoi pregi e nei suoi difetti.

 

Al cinema, il suo ultimo ruolo è stato quello di una chef in carriera piuttosto scorbutica («personaggio irrisolto, che non cerca l’amore e dice tante parolacce», dice) nel film di Davide Minnella “La cena perfetta”, per il quale ha avuto come coach la chef, stella Michelin, Cristina Bowerman: «Mi sono allenata in lezioni di maionese, ho imparato l’uso dei coltelli alla maniera dei giapponesi e anche come sfoderare una certa autorevolezza. Senza dimenticare, però, che la cucina è soprattutto amore e io stessa sono felice quando preparo qualcosa di buono per le persone a me più care».

 

Il grande pubblico l’ha apprezzata in serie di successo come “Romanzo Criminale-La serie”, Squadra antimafia-Palermo Oggi”, “In treatment” e in film drammatici quali “Suburra” (che le è valso un Nastro d’Argento e un Ciak d’oro), “Senza nessuna pietà”, “La verità sta in cielo” sul caso di Emanuela Orlandi. Ma la gavetta l’ha fatta tutta a Napoli con la più longeva soap opera italiana, “Un posto al sole”: «Non era la prima volta che andavo via di casa. A 16 anni i miei genitori mi hanno spedita a studiare in America dove ho imparato l’inglese e ho preso parte a tanti spettacoli».

 

Torniamo a Roma: una lunga storia d’amore.
«Roma è un amante da cui ti devi difendere. È come un bambino viziato. E, i romani, sono a loro volta viziati dalla struggente bellezza che li circonda. In questo momento storico, la città è arrabbiata per i troppi problemi, a cominciare dalla pessima gestione dei rifiuti. Fin da piccola mi hanno abituata al rispetto dell’ambiente che ci circonda: ricordo che tornavo a casa con le cartacce in tasca e, oggi come allora, chiudo sempre il rubinetto quando mi lavo i denti. Da adulta ho scelto di guidare solo auto elettriche, cammino tantissimo, cerco di condurre una vita senza sprechi».

Il 30 settembre scorso ha preso parte al Music4Climate, il concerto zero emissioni per combattere il cambiamento climatico, organizzato a Milano all’Ippodromo di San Siro. Ha suonato la batteria con la community  Rockin’ 1000, la più grande rock band del mondo, supergruppo musicale formato da musicisti volontari professionisti e non professionisti, di tutto il mondo. Cosa ha rappresentato per lei quel momento?
«La ricordo come un’esperienza incredibile, davvero emozionante. È stata la prima volta con i Rockin’1000 (tra i bassisti del gruppo c’era anche Luca Parmitano, astronauta dell’ESA, Ndr.) e mi auguro possa riaccadere presto. Ho finalmente coronato il sogno di esibirmi sul palco con una vera band. E che band. In un primo tempo dovevo soltanto cantare ma poi sono cambiati i programmi. La mente è andata indietro nel tempo, al periodo dell’adolescenza, quando trascorrevo le estati al paese di nonna con mia sorella: lì ho appreso i primi rudimenti di uno strumento non facile come la batteria che richiede una pratica continua. Ne è valsa veramente la pena».    

Questa sua attenzione nei riguardi della sostenibilità in generale rispecchia anche il suo rapporto con l’immagine esteriore?
«Certamente. Considero la moda uno strumento di comunicazione e privilegio abiti e marchi che si impegnano per la salvaguardia dell’ambiente: dai danni del global warming alla protezione degli animali. Insomma, niente pellicce, spazio ai vestiti di seconda mano o alle scarpe sportive ricavate dagli scarti della frutta e ai jeans compostabili in materiale riciclato. Tendo a mescolare circolarità e praticità. Del resto, non sono mai stata un tipo da shopping sfrenato».

E sul set, mette lo stesso rigore?
«Quando mi capita un personaggio appassionante vado dritta per la mia strada. Mi trasformo anche fisicamente in un battito di ciglia. Cercando di non farmi divorare dall’inquietudine. I ruoli estremi sono nelle mie corde: penso alla prostituta sbandata di un noir come “Senza nessuna pietà” o alla malata di cancro della serie “In Treatment” o all’amante del boss Renatino De Pedis diretta da Faenza. Emanuela Loi, agente della scorta di Paolo Borsellino morta nella strage di via D’Amelio a soli 24 anni, è sicuramente l’interpretazione che mi porto nel cuore. Un rimpianto? Essere stata scartata al provino per “Lo chiamavano Jeeg Robot” (parte andata poi a Ylenia Pastorelli, altra attrice romana doc, stessa generazione della Scarano, Ndr.)».        

Dove la vedremo recitare prossimamente?
«In una fiction per Rai 1 dall’argomento davvero tosto: il processo per il massacro del Circeo. Al contrario degli altri, il mio è un personaggio inventato, Teresa, avvocato di Donatella Colasanti. La regia è di Andrea Molaioli. Tutto girato a Roma e dintorni. E non nego che, per il futuro, mi piacerebbe mettermi dietro la macchina da presa».

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